8 Ore di Suzuka, il “botto” di Stoner riaccende il fuoco delle polemiche

Il grande ritorno alle corse di Casey Stoner nella 8 Ore di Suzuka si chiude con una brutta caduta riaprendo polemiche vecchie e nuove, spesso senza senso e fuori misura.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 26 lug 2015
8 Ore di Suzuka, il “botto” di Stoner riaccende il fuoco delle polemiche

Il grande ritorno alle corse di Casey Stoner nella 8 Ore di Suzuka si chiude con una brutta caduta riaprendo polemiche vecchie e nuove, spesso senza senso e fuori misura.

La cronaca della gara è su Motoblog e il nostro commento riguarda gli strascichi di questo ultimo crash dell’australiano dovuto – non è ancora del tutto chiaro – forse a un problema tecnico della sua Honda.

Al momento di scrivere queste note non c’è ancora il comunicato ufficiale della Casa dell’Ala dorata ma è indubbio che quanto accaduto oggi a Stoner riporta – pur con tutte le differenze del caso – alla tragica caduta del 2003 del 26enne Daiyiro Kato, sempre a Suzuka, sempre su Honda (MotoGP) e – forse – sempre per lo stesso problema tecnico (acceleratore?).

Difficilmente, ieri come oggi, la verità verrà a galla ma in questi casi – stavolta per fortuna si tratta “solo” di fratture – è davvero difficile parlare di fatalità o, ancor peggio, incolpare il pilota.

Già. Perché subito dopo la caduta di Stoner c’è chi – giornalisti e “tifosi” nostrani – non hanno perso l’occasione per riattizzare il fuoco delle polemiche mettendo l’australiano “in croce”.

Addirittura c’è chi, come il pilota ex compagno di squadra Niccolò Canepa (fra l’altro buon corridore e anche noto cascadeur…) scrive sostanzialmente sul suo blog che ben gli sta: “Stoner non cambierà mai…” e poco importa – anzi peggiora la situazione – che il pilota genovese del Team Althea abbia subito dopo cancellato queste sue valutazioni … poco eleganti.

Tant’è. A Stoner, che resta quel che è sempre stato, cioè un grande campione con i suoi pregi e i suoi difetti come pilota e come persona, non resta che il dolore per la frattura di tibia e clavicola e per aver mandato in fumo un risultato di prestigio su cui lui per primo, i suoi compagni di squadra, il Team e la Honda, avevano profuso tante energie. Davvero un peccato anche per la mitica 8 Ore di Suzuka.

Agli altri, a quelli che non aspettavano altro per rimettere indietro le lancette della storia (del motociclismo), resta solo il ghigno amaro di chi specula sulle disgrazie altrui. Non c’entra il motociclismo, con le sue tifoserie spesso imbeccate da media schierati a prescindere.

E’ una questione di intelligenza. O, se più piace, di buon senso.

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