Casey Stoner, le “lezioni” della caduta di Suzuka
Giorni difficili per le corse di motociclismo tornato a mostrare il suo volto insopprimibile, quello del rischio, con cadute dalle conseguenze anche pesanti per i piloti, quando non addirittura tragiche.
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Più volte, anche ultimamente, siamo tornati sull’argomento e quindi non ci ripetiamo. C’è da notare che le cadute non sono tutte uguali, non solo ovviamente perché sono diverse per ogni pilota le conseguenze (spesso, per fortuna, di poco conto), ma hanno – diciamo così – un “impatto” molto diverso sui media e sui tifosi. L’ultimo esempio viene dalla caduta di ieri nella 8 Ore di Suzuka subita da Casey Stoner, una caduta spettacolare quanto cruenta che ha causato al campione australiano la frattura della tibia sinistra e della scapola destra.
Immediatamente, senza cognizione di causa, sui social (e non solo lì) si è scatenata una canea anti Casey, accusato di essere tornato “quello di sempre”, cioè un cascadeur, riesumando polemiche relative alle vecchie battaglie con Valentino Rossi che niente avevano e hanno a che fare con l’accaduto. Peraltro, dalle riprese televisive risultava evidente sia l’ululato del fuori giri del motore Honda imbrigliato dal limitatore, sia la mano sinistra di Stoner che – impossibilitato a chiudere l’acceleratore – tirava la leva della frizione prima del pesantissimo impatto.
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Insomma, si trattava di un gravissimo incidente tecnico (per lo stesso problema “elettronico” in questi anni hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti diversi piloti), non di errore del pilota, cui vanno invece riconosciute sangue freddo e capacità straordinaria nell’aver compreso immediatamente la situazione evitando l’impatto – quello sì esiziale! – con il muretto della pista. Grazie a queste capacità del pilota e a una dose di fortuna le conseguenze di questo volo-show non sono state tragiche.
A dire il vero, su Twitter, Stoner aveva con tempestività indicato la vera causa dell’incidente. Ma quanti ci avevano creduto, accecati dal tifo e pensando alla solita scusa?
Dubbi avvalorati anche dalla posizione della Honda, il cui comunicato ufficiale (chiaramente indicava nel problema tecnico dell’acceleratore “aperto” la causa della caduta) giungeva solo dopo molte ore dall’accaduto.
Da questa vicenda è possibile trarre una doppia lezione. La prima riguarda la Honda e tutti i costruttori impegnati nel racing cui spetta affrontare e risolvere questo problema, magari tornando a una soluzione ibrida (elettronica-meccanica) e mettere in sicurezza – da questo punto di vista – i piloti. La seconda riguarda i media e gli appassionati cui spetta verificare i fatti prima di emettere sentenze, lasciando da parte partigianerie e faziosità.