SBK, Max Biaggi non un eroe, “solo” un grande campione

Superbike 2015 - Il dopo Sepang è ricco di spunti, anche polemici, sulla SBK e sullo stesso Max Biaggi.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 3 ago 2015
SBK, Max Biaggi non un eroe, “solo” un grande campione

Diciamo subito che alla SBK è servito il lampo pro tempore – non solo mediatico – portato dal “vecchio” Corsaro, indubbiamente grande pilota, di grande personalità e carisma. Al contempo il ritorno di Biaggi ha consentito di prendere le misure agli attuali protagonisti del mondiale delle derivate di serie, ridimensionandone lo spessore qualitativo in pista e fuori. Le (poche) eccezioni non fanno altro che confermare la regola. Non fu così anche dopo la performance in Sbk dell’indimenticabile Marco Simoncelli a Imola?

Misano prima e poi, ancor meglio Sepang, poco hanno aggiunto al valore di Biaggi, alle sue qualità tecnico-agonistiche, pilota raffinato, di grandi risorse, un fuoriclasse cui il motociclismo italiano deve molto. Di fronte a quanto fatto da Max, il motociclismo tutto (tutto lo sport italiano) – a cominciare da tutti i piloti – deve dire “Grazie, Max!” e togliersi il cappello.

Quel che si è saputo dopo il doppio round di Sepang, cioè delle precarie condizioni fisiche (tenute segrete) di Biaggi dopo la botta subita nei test precedenti la corsa, non aggiunge molto a quel che il campione romano è sempre stato: un “duro” dalla passione smisurata per le corse, oggi come ieri, come fosse un ragazzino al debutto affamato di gloria e di .. soldi e non un 44enne ammogliato con prole, appagato sul piano sportivo, economico ecc.

Altra storia è, adesso, tramutare Biaggi in eroe. Gli eroi veri si sono immolati per ben altre cause, sacrificando se stessi – spesso la propria vita – puntando a un bene che travalica i confini, assai deboli e angusti, del motociclismo e dello sport..

Biaggi ha corso magistralmente a Sepang con ferite e contusioni di non poco conto, stringendo i denti e tacendo, per non dar fiato alle solite polemiche sulle eventuali “scuse” dopo una corsa pronosticata da molti come un flop. Biaggi invece ha fatto due grandi corse senza richiamare scusanti di sorta, dando gas e gestendo alla grande il proprio potenziale e quella della sua mirabile Aprilia e del suo impareggiabile staff. Ancora grazie, Max.

Ma il motociclismo è fatto di piloti come Biaggi che in tutti i tempi hanno gareggiato ammaccati, con ferite e fratture. E’ stato così per grandi campioni, è stato così per tanti comprimari, sempre e ovunque. Non facciamo nomi perché l’elenco è troppo lungo.

Ricordo solo che negli anni ’60 c’erano piloti che gareggiavano nella 500 dopo essersi fratturati la clavicola nella corsa precedente delle 350 (idem per le altre categorie), per amore delle corse e per poter… intascare la diaria di … 15 mila lire, utile per comprare la Dunlop nuova o due candele per la corsa successiva, diaria spesso indispensabile per mettere la benzina nel “Romeo” e tornarsene a casa con l’amico-meccanico, tuttofare, squattrinato.

Biaggi e gli altri piloti non sono eroi, sono persone che hanno avuto e hanno la fortuna di poter fare ciò che amano di più: correre in moto. E noi diciamo grazie. A tutti.

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