MotoGP e SBK: il “gioco” delle matrioske di Bridgepoint, Dorna e Infront
MotoGP e SBK: il “gioco” delle matrioske di Bridgepoint, Dorna e Infront
L’annuncio dato da Bridgepoint ieri sull’accordo raggiunto da Dorna e Infront non può non suscitare perplessità e interrogativi sul futuro dei due principali campionati del mondo di motociclismo, il Motomondiale e la SBK.
Innanzitutto non è dato conoscere i termini precisi, concreti, operativi, strategici di tale accordo e le stesse dichiarazioni rilasciate da Philippe Blatter (Presidente e Ceo di Infront Sports e Media) e da Carmelo Ezpeleta (CEO di Dorna Sports) sono un mix fra il linguaggio politichese e quello promo-pubblicitario. Dichiarazioni fatte da persone che pare vivano su Marte: non tengono minimamente conto della crisi economica internazionale con il crollo del mercato motociclistico e neppure si fa cenno alla crisi delle corse (MotoGP ai minimi termini e SBK non certo in piena salute).
Di fronte a un quadro a dir poco preoccupante, ben altro ci si sarebbe aspettato da chi gestisce da anni il nostro sport: cioè una analisi delle difficoltà e dei problemi sempre più pesanti e un pacchetto di proposte (anche di ordine tecnico, mettendo mano ai regolamenti dei due campionati) credibili e immediate per ridare slancio al motociclismo da competizione. Invece di cosa si parla? Dice Blatter: “Con la nuova struttura… sia la Dorna che Infront sono più forti e potranno concentrarsi sulle loro competenze di base per raggiungere posizioni di vertice nelle loro specifiche aree di competenza”.
Dice Ezpeleta: “Siamo molto felici di aver riunito i due più importanti campionati per moto da corsa sotto lo stesso tetto…”. Insomma, si tratta di impostazioni autoreferenziali, tese a far risaltare la forza economico-finanziaria di queste singole realtà imprenditoriali invece di dire cos’è che non va e come fare per modificare e cambiare ciò che non va. Agli appassionati interessa sapere come va a finire il motomondiale, non quante sedi e dipendenti ha Bridgepoint. Non ci vuole molto a capire che a queste società, più che il motociclismo e le corse di moto, interessa esclusivamente il business, il conto in banca.
Legittimo, per carità, ma almeno si getti via la maschera e si mettano le carte in tavola. La MotoGP è inguardabile (dove sono i nuovi regolamenti, a parte il mezzo pasticcio della nuova centralina unica?) ma anche la SBK annaspa (ci vuole ben altro della “grande idea” dei fari pitturati sull’anteriore della carena …) con metà dei Team senza budget per il 2013. Da oltre un anno Bridgepoint vuole vendere la MotoGP e l’operazione non va in porto solo perché il motomondiale oggi vale meno di prima e quindi, scendendo di valore, meglio attendere che la luna cambi per rialzare i prezzi del giocattolo.
Tutto il resto, compreso questo ultimo accordo tanto strombazzato, è solo un tentativo di riverniciare le vecchie insegne lasciando negli scaffali la solita mercanzia. In questo gioco delle matrioske, il silenzio della FIM è assordante: vergogna!