Giacomo Agostini, 40 anni fa “storico” titolo delle 500 con la Yamaha

Esattamente 40 anni fa, il 24 agosto 1975, sul circuito di Brno, Giacomo Agostini conquistava in sella alla Yamaha il titolo iridato delle 500.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 25 ago 2015
Giacomo Agostini, 40 anni fa “storico” titolo delle 500 con la Yamaha

Esattamente 40 anni fa, il 24 agosto 1975, sul circuito di Brno, Giacomo Agostini conquistava in sella alla Yamaha il titolo iridato delle 500.

Un fatto storico: per la prima volta una Casa giapponese (motore 4 cilindri 2 tempi) diventava campione del mondo della massima cilindrata. Nel 1966 la Honda (motore 4 cilindri 4 tempi) aveva fatto suo il titolo marche con Mike Hailwood e Jim Redman ma era stato Agostini su MV Agusta (motore 4 cilindri 4 tempi) a vincere il suo primo titolo nella mezzo litro.

Nel motomondiale 1975 l’asso di Lovere, passato nel 1974 dalla Casa di Cascina Costa a quella dei tre diapason, aveva vinto i Gran Premi di Francia, Germania, Finlandia, mentre il suo più diretto avversario – Phil Read (MV Agusta) – si era aggiudicato la vittoria a Spa e a Brno, ma restando appiedato il 27 luglio a Imatra per un guasto meccanico e lasciando via libera all’italiano. A Read venne anche a mancare l’appoggio del compagno di squadra Gianfranco Bonera, costretto al forfait dopo la caduta a Modena.

Comunque, per il gioco degli scarti – all’epoca si cancellavano i quattro peggiori risultati su dieci – Ago poteva accontentarsi di arrivare entro i primi tre nell’ultima corsa di Brno. Così fu, appunto il 24 agosto 1975 nel GP di Cecoslovacchia sul circuito di Brno (stradale…) con Agostini comodo secondo dietro a Read, ma con in tasca il titolo.

Agostini, pilota eccelso sotto tutto i profili e anche baciato dalla fortuna, aveva fiuto e intuito e sapeva scegliere: nel 1974 abbandonò clamorosamente la italiana MV Agusta per passare – profumatamente pagato – alla Yamaha (priva di un fuoriclasse per la 500 dopo la morte di Jarno Saarinen a Monza nel 1973) ritenendo oramai i motori due tempi più competitivi. Sui bolidi della Casa dei tre diapason Ago fece anche la mirabile doppietta nelle 200 Miglia di Daytona e Imola battendo (anche) i piloti americani e diventando così il campione dei “Due mondi”.

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Che le moto con i motori a 2 tempi fossero oramai superiori lo dimostra anche un dato spesso sottovalutato: nel motomondiale 1975 questi furono i piloti con le maggiori velocità di punta : Agostini 4 volte (Salisburgo, Hockenheim, Imola, Imatra); Kanaya (compagnio di squadra di Agostini) una volta: Le Castellet; Barry Sheene (Suzuki) tre volte: Assen, Spa, Anderstop; Mike Grant (Kawasaki) una volta: TT inglese. Mai la MV Agusta!

Sul piano tecnico, nel 1975, la Yamaha 4 cilindri 2 tempi aspirata di Agostini disponeva di oltre 100 HP a 11.000 giri e pesava 130 Kg, con velocità sui 290 Kmh. La MV Agusta 4 cilindri 4 tempi bialbero disponeva da metà stagione di quasi 100 CV ma a 14.000 giri, con peso sui 140 Kg. Sul piano teorico era la Yamaha ad essere più fragile di motore e più difficile da guidare ma i fatti dimostrarono l’opposto, con le moto italiane con problemi di motore (dal GP di Germania motori con nuove teste) e più scorbutiche nel misto, almeno fino all’arrivo dei nuovi telai a metà stagione realizzati dall’Ing Bocchi.

Con i se non si fa la storia, ma è evidente che l’incidente mortale di Saarinen mutò gli eventi successivi al motomondiale 1973, in questo caso a favore di Agostini, cui l’asso finlandese andava (molto) indigesto.

Il motociclismo deve molto ad Agostini, il pilota più titolato di sempre, pilota fra i più grandi di tutti i tempi, pilota tatticamente superiore, il primo a creare una immagine nuova del motociclismo, fuori dalle nicchie (pur corpose) degli appassionati.

Ribadiamo quanto già scritto su Motoblog: “Con Agostini, il motociclismo entrava nelle case, nei bar, al cinema, in tv, nei rotocalchi: in una parola faceva notizia. Bisognerà aspettare Valentino Rossi per il salto successivo. Guarda caso, due italiani vincenti nello sport e famosi nel mondo. Enzo Ferrari ricordava che fra due campioni, sceglieva quello più fortunato. E il grande Manuel Fangio diceva di Ago: E’ difficile trovare un conduttore che sente a tal punto le corse, che abbia un intuito così perfetto, un fisico tanto adatto a questa professione, tanta intelligenza e riflessi così pronti”. Punto.

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