Arturo Magni, i primi 90 anni sulle “stelle” di 75 titoli mondiali
Auturo Magni compie oggi 90 anni. Motoblog vi racconta il personaggio, il mito
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Li porta magnificamente bene, i suoi 90 anni, Arturo Magni, il deus ex machina della MV Agusta dei tempi d’oro. Magni, nato il 24 settembre 1925, non era ingegnere, non era meccanico, non era quello che oggi si direbbe team manager.Nel reparto corse-bunker della brughiera varesina di Cascina Costa, Magni non era solo ufficialmente il “capo”, era il traduttore in vittorie della passione per le corse del conte Domenico Agusta, gran capitano d’industria aeronautica che aveva solo un obiettivo: il trionfo delle sue moto non accontentandosi neppure del gradino più alto del podio, ma – spesso – chiedendo alla sua squadra di fare l’en plain, primo secondo terzo.
Ventisei anni di trionfi ininterrotti con i piloti che hanno scritto le pagine più significative del motociclismo, 75 titoli mondiali e titoli italiani a iosa, un palmares che nessun’altro può vantare sul piano personale, come Magni, la cui passione iniziale era l’aeronautica, riparando da ragazzo, in piena guerra, motori dei nostri caccia e imparando così le finezze tecniche dell’ingegneria, dell’aerodinamica, dei materiali leggeri ecc.
L’aereo vola in cielo e la moto da corsa vola in circuito. Quando nel 1947 la Gilera affida all’ing aeronautico Pietro Remor la progettazione delle inedite 4 cilindri bianco-rosse Magni va con il suo capo ed entra nel reparto corse di Arcore, seguendo ancora Remor nel 1950 a Cascina Costa, alla MV Agusta, diventandone in breve il number one, fino al ritiro della Casa di Gallarate nel 1976.
Magni non era solo il “mago” sul piano tecnico ma aveva, nel suo fare silenzioso e nel suo sguardo umile, il fiuto nell’individuare il pilota vincente da portare in squadra e la capacità di gestire la squadra, specie quando i galletti diventavano due o più di due. Magni, un vero primus inter pares.
Graham, Surtees, Hocking, Hailwood, Ubbiali, Provini, Mendogni, Shephard, Agostini, Read e Bandirola, Venturi, Grassetti, Pagani, Bergamonti, Toracca, Bonera ecc. e le decine di piloti sulle MV nelle categorie “cadette”, trionfatori di centinaia e centinaia di corse. Ma non è questa la sede per una disamina tecnica o per mettere in fila le corone d’alloro. Per Magni i “suoi” piloti erano tutti uguali, sotto ogni profilo, ma il “suo” pilota è stato Giacomo Agostini, l’unico coccolato, l’unico che meritava una lacrimina di gioia anche da parte dell’impassibile Arturo.
Non solo corse, ma uomini veri. Magni è espressione dell’italiano che si butta in silenzio nella ricostruzione del dopoguerra: spirito di sacrificio, un passo dopo l’altro, la ricerca del miglioramento costante, passione, volontà di capire, mai mollare, poche parole, sorrisi parchi anche nel trionfo, rispettando gli altri, per primo gli avversari. In un mondo difficile e astioso come quello delle corse, Arturo Magni è stato (ed è) una delle pochissime persone rispettate da tutti.
Domenico Agusta, così come Enzo Ferrari, era personaggio geniale ma non facile e pretendeva da Magni – così come il Drake dall’Ing Mauro Forghieri – l’impossibile. Arturo, semplicemente, l’accontentava. Un modo come un altro per appagare il “Signor Conte” e per regalare al motociclismo mondiale il meglio di se stesso. Un sogno irripetibile. Grazie, Arturo.
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