Il “tricolore”, oggi il CIV ieri la mototemporada: il 2-0 di Pasolini (Benelli)-Agostini (MV Agusta) nelle 500 a Vallelunga e Modena
Il prossimo Weekend si chiude al Mugello a stagione 2015 del CIV. Una volta il campionato tricolore era propedeutico per il mondiale oggi invece...
:format(webp)/www.autoblog.it/app/uploads/sites/3/2015/10/paso-500-copia.jpg)
Sabato 10 e domenica 11 ottobre si chiude all’Autodromo del Mugello la stagione del CIV, il massimo campionato tricolore di velocità. Torneremo con altri post per la presentazione del week-end, particolarmente atteso con ben 16 gare di grande interesse tecnico e agonistico.
Altre volte, negli ultimi anni, il CIV è terminato nel mese di ottobre, anche al Mugello. Per decenni, in Italia la stagione italiana (con caratura internazionale) si chiudeva proprio con le due ultime gare autunnali – quasi sempre soleggiate – di Vallelunga (Roma) e di Ospedaletti (San Remo). Poi, da ottobre a metà marzo, per ben cinque mesi, il motociclismo si “spegneva” come non ci fosse mai stato e mai dovesse tornare.
Va ricordato che ogni anno era il “tricolore” seniores” a dare avvio al calendario internazionale con la presenza di (quasi) tutti i protagonisti del motomondiale. Gare da epopea, inserite nella affascinante cornice della Mototemporada, un mix inimitabile di agonismo e festa strapaesana, un abbraccio non virtuale fra centauri in pista e aficionados ai lati dei circuiti stradali, un funambolico rombante tour con tappe che iniziavano il 19 marzo all’ombra della Ghirlandina all’aerodromo di Modena, proseguivano sui circuiti cittadini e non a Riccione, Rimini, Cesenatico, Cervia Milano Marittima, Imola, Pesaro, Monza, Pergusa, Vallelunga, San Remo Ospedaletti e nei primi anni in altre città. Per non parlare dei tanti circuiti cittadini (persino in Sardegna) teatro del campionato velocità juniores 125-175-250 e side.
Dal dopoguerra tutta l’Italia correva in moto, una spinta non solo tecnico-agonistica, alla ricostruzione del Paese, una dimostrazione di capacità sportive, tecniche, imprenditoriali, un segnale al mondo di una Italia che voleva e sapeva andare forte e nella giusta direzione. In questo senso il motociclismo è parte integrante e importante del nostro Paese, anche un fatto di costume, che va ben oltre i confini dello sport.
La Mototemporada emiliano-romagnola (allargata geograficamente) era un tour pre-mondiale e, comunque, oltre ai piloti big del mondiale (stranieri e italiani), contava sulla forte presenza ufficiale di Case Made in Italy (alcune addirittura presenti prima della Grande Guerra e altre sorte dopo il 1945) quali Gilera, Guzzi, Benelli, Mondial, MV Agusta, Morini, Bianchi, Garelli, Aermacchi, Ducati, Villa, MotoBi, Paton, Linto, Parilla, Rumi e poi Morbidelli, Minarelli, MBA, Sanvenero, Piovaticci e l’epoca Aprilia): una presenza che garantiva qualità tecnico-agonistica e show anche se – come abbiamo più volte scritto su Motoblog – non era tutto oro quel che luccicava.
In questo post vogliamo ricordare una significativa chiusura stagionale del campionato italiano (internazionale), quella dell’ottobre 1966, a Vallelunga. Si arrivava con un motociclismo tricolore messo a dura prova dal gravissimo incidente del pilota italiano allora più amato e carismatico, Tarquinio Provini sulla Benelli al TT inglese, il 25 agosto. Addirittura la Casa pesarese pensò addirittura di dare l’addio alle corse. Ma, grazie anche a Provini fuori pericolo e anzi, con il fuoriclasse di Cadeo che dall’Ospedale Rizzoli di Bologna incitava la Casa di Viale Mameli a proseguire, dando anche consigli sui possibili piloti che lo avrebbero sostituito.
Fu così che la Benelli decise il gran rilancio, non solo nel classico cavallo di battaglia della 250 ma di rompere ogni indugio e portare in pista l’inedita 500 quattro cilindri, se pur ancora non ancora con la cilindrata … “piena”. Dopo frettolosi ma probanti test a Modena con diversi piloti, toccò al 28enne riminese Renzo Pasolini (in forza all’Aermacchi) – perché così aveva detto il cronometro – il ruolo ambito ma anche scomodo di sostituto di Provini nella 250 (poi subito nella 350) e quello di fare debuttare l’inedita brunita 500 4 cilindri proprio nell’ultima corsa tricolore, quella – appunto – nell’ottobre romano di Vallelunga.
Fu una giornata trionfale per la Benelli, sul gradino più alto del podio nella quarto di litro con il sanremese Amilcare Ballestrieri (un giovane forgiatosi brillantemente con la cugina della Benelli, la Motobi 250 aste e bilanceri juniores) e soprattutto ai sette cieli per la strepitosa vittoria di Pasolini ai danni del 24enne Giacomo Agostini (poi ko per caduta quando inseguiva Renzo), non uno qualsiasi, ma neo campione del Mondo della premier class con la MV Agusta.Dietro alla nuova Bonelli, quel giorno a Vallelunga finirono anche altre due moto prestigiose, la Gilera 4 cilindri con Remo Venturi e la Bianchi bicilindrica con Silvio Grassetti.
Per la Casa pesarese fu l’apoteosi. Tanto più che, passato l’inverno, nella prima corsa dell’anno successivo, il 19 marzo Modena 1967, Pasolini e la Benelli replicano l’exploit vittorioso di Vallelunga ancora a danno di Agostini-MV. Nasce così la rivalità Ago-Paso. Nasce un’epopea troncata dalla tragedia monzese del 1973. Pagine indimenticabili di un “altro” motociclismo.
Ultime notizie
:format(webp)/www.autoblog.it/app/uploads/sites/3/2024/01/ducati-gresini.jpg)
:format(webp)/www.autoblog.it/app/uploads/sites/3/2024/01/marquez.jpg)
:format(webp)/www.autoblog.it/app/uploads/sites/3/2023/08/mirko-giansanti.jpg)
:format(webp)/www.autoblog.it/app/uploads/sites/3/2023/04/pecco-bagnaia-ducati-motogp-spagna-2023-3.jpeg)