MotoGP, Dorna e FIM mettono la "sordina" al Motomondiale?
Dorna e FIM cancellano la conferenza stampa del giovedì di Valencia.
Il fattaccio di Sepang e le roventi polemiche successive portano Dorna e FIM a una drastica inedita decisione: la cancellazione della conferenza stampa dei piloti MotoGP, spegnendo così il tradizionale meeting fra i protagonisti in pista e i media, il ping pong diretto fra i protagonisti utile per capire l’aria che tira. Ecco.
Proprio perché secondo il Permanent Bureau della MotoGP (cioè secondo il CEO della Dorna Carmelo Ezpeleta e il presidente della FIM Vito Ippolito) l’aria che tira nel paddock e dintorni è oramai irrespirabile e c’è troppa tensione alla vigilia dell’ultimo e decisivo round iridato di Valencia, la decisione è quella di evitare altri scontri verbali fra Rossi, Marquez, Lorenzo & C, tenendoli lontani fra loro e non dandoli… in pasto ai media.
FIM (e Dorna) al contempo, convocano (a porte chiuse) – per giovedì 5 novembre alle 15.30 – piloti e manager per cercare di imporre una linea di “buona condotta” ed evitare ulteriori “casini”. Così facendo pare proprio che la toppa diventi peggiore del buco. In tal modo, il Bureau in questione, invece di dimostrarsi come una espressione aperta e “democratica” di governo del motomondiale, porta – facendo le debite proporzioni – ai nefandi ricordi di organizzazioni politico-istituzionali verticistiche e dittatoriali dove uno solo decideva (e decide) per tutti.
Si dirà che il padrone fa della propria azienda ciò che vuole. E in effetti la Dorna è la proprietaria a tutti gli effetti del motomondiale (e non solo) e fa ciò che vuole con il supporto della Fim (rappresentante di tutte le Federazioni nazionali le quali sono – dovrebbero – essere espressione dei motociclisti iscritti) ridotta a soprammobile di lusso. Non è questa la sede per tornare sui limiti (ci sono anche pregi…) di una gestione delle corse intesa quasi esclusivamente come show-business. Fatto sta che il fattaccio di Sepang dimostra che basta un “niente” – una polemica fra le “star” con contatto in pista fra il number one Rossi e il suo alter ego spagnolo Marquez – perché il gioco sfugga di mano a chi comanda e che l’illuminato luna park della MotoGP si spenga come una candela mozza dimostrando la propria fragilità strutturale, come un “mostro” capace persino di divorare se stesso.
I “chiarimenti” vanno fatti alla luce del sole perché i chiarimenti tentati fra quattro mura non sciolgono i nodi, caso mai rinviano la resa dei conti perché chiunque può dire poi quel che vuole, pro domo sua. Con questa scelta Dorna e Fim tentano di coprire con la cenere il fuoco che cova e coverà perché il nodo di fondo resta: la delegittimazione di questo mondiale, inquinato. Chi domenica perde il mondiale non riconoscerà – più o meno pubblicamente – il vincitore, alimentando una girandola perversa difficilmente arginabile, con strascichi che addirittura potranno proiettarsi sulla stagione 2016.
Non si vive solo di audience e la MotoGP del dopo Sepang dimostra quanto tenue è il filo che la separa fra essere un grande sport mondiale, pulito rispettato e rispettabile, e il ridursi a un rodeo estremamente pericoloso, un mix fra la corrida e il duello all’ultimo sangue dei gladiatori al Colosseo. Usiamo tinte forti, ma la sostanza è questa. Si dirà, ma così il motociclismo è sulla bocca di tutti! Sì, ma nel segno negativo, con un riflusso di cui non è difficile prevederne le conseguenze. Insomma, non ci pare che questo sia il modo migliore per superare la “rogna” di Sepang e prepararsi alla gran festa finale di Valencia. E fra qualche ora giungerà da Losanna la sentenza del Tas. Una bomba “atomica”?