Moto3 2016, l’armata dei nostri “giovani leoni” all’assalto del titolo iridato. Quando gli italiani erano … “quattro gatti”

Nel Campionato Mondiale Moto3 2016 correranno parecchi piloti italiani ed alcuni di loro lotteranno per il titolo

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 24 nov 2015
Moto3 2016, l’armata dei nostri “giovani leoni” all’assalto del titolo iridato. Quando gli italiani erano … “quattro gatti”

Sono ancora caldi i motori della stagione 2015 appena conclusa che il motomondiale, incurante del lungo inverno, si proietta già nel 2016. C’è tempo per affrontare i vari temi sul tappeto, a cominciare dal cambio non insignificante dei regolamenti (e non solo), ma qui vogliamo iniziare dal … basso, dalla Moto3, la categoria che quest’anno ha entusiasmato sul piano agonistico ed è stata convincente anche sotto il profilo tecnico.

Da dove iniziare se non dalla lista (provvisoria) dei partecipanti presentata dalla FIM per il mondiale 2016? La prima piacevole e importante novità è data dal numero dei piloti italiani presenti: su 34 iscritti (ripetiamo, provvisori) ben 11 sono “tricolori”, di cui 3 new entry (il 16enne romagnolo Nicolò Bulega, neo iridato del Mondiale junior Moto3; il 17enne romano Fabio Di Giannantonio gran protagonista del Civ e della Red Bull Rookies Cup internazionale; il 18enne bergamasco Stefano Valtulini già al top del Civ e del Cev spagnolo).

Gli altri italiani sono: Enea Bastianini, terzo classificato nel mondiale (Honda, Gresini Racing); Romano Fenati e Andrea Migno (entrambi Ktm, Sky Racing Team VR46); Francesco Bagnaia (Mahindra, Mapfre Team Mahindra), Nicolò Antonelli (Honda, Ongetta Rivacold); Stefano Manzi (Mahindra, MTA Team Italia insieme con Valtulini); Lorenzo Dalla Porta (Ktm, Team Laglisse); Andrea Locatelli (Ktm, Leopard Racing).

Torneremo prossimamente per una valutazione di merito di questi ragazzi, diversi fra loro per esperienza e temperamento, ma tutti giovanissimi in grado di lottare per il podio, alcuni per la vittoria di gara e anche per il titolo. Peccato che nella lista non figuri (ancora) il campione italiano in carica Marco Bezzecchi. Gli 11 italiani dovranno vedersela con 6 piloti spagnoli, 3 francesi, 2 malesi, 2 giapponesi, 2 australiani, 2 cecoslovacchi, 2 belgi, 1 olandese, 1 argentino, 1 inglese.

Insomma, finalmente i nostri portacolori sono diventati il drappello più numeroso, ribaltando una situazione dominata soprattutto dalla presenza degli spagnoli. Il che significa che quanto seminato dall’ambiente Made in Italy sta producendo, al di là di perduranti limiti strutturali e di gestione, buoni frutti. A dimostrazione che non sempre è stato così, basta dare un’occhiata al “peso” numerico dei piloti italiani dall’inizio del motomondiale (1949) alla fine degli anni 90 (il resto è cronaca), con riferimento alla classe 250 Grand Prix, dato che qui parliamo della Moto3, la categoria con motori monocilindrici 4 tempi di 250 cc.

Nel corso dei decenni tutto, o quasi, è cambiato, ma l’accostamento è comunque significativo. Per evidenti ragioni di spazio andiamo di 10 anni in 10 anni. Nel 1949 il primo titolo della 250 fu vinto dal veronese Bruno Ruffo (Guzzi) – che farà il bis anche l’anno successivo nella 125 su Mondial- mentre nel 1950 vinse il cesenate Dario Ambrosini (Benelli). Ruffo e Ambrosini (quest’ultimo perirà nel 1951 ad Albi) dominavano ma la pattuglia italiana era sguarnita, con Alano Montanari, Bruno Francisci, Gianni Leoni, Raffaele Alberti, non sempre presenti in campionato, pur con soli sei gran premi in programma.

Dieci anni dopo, nel 1960 il titolo va al bergamasco Carlo Ubbiali (MV Agusta) – già pluri iridato anche in 125 – e in quegli anni gli italiani nel mondiale si contano sulle dita di una mano: Tarquinio Provini (iridato 250 nel 1958 su MV Agusta e 125 nel 1957 su Mondial), Silvio Grassetti, Remo Venturi, Gilberto Milani, Alberto Pagani. A metà anni ’60 dominano Honda (4 e 6 cilindri 4 tempi con Hailwood e Redman) e Yamaha (2 e 4 cilindri 2 tempi con Read e Ivy) con le italiane Morini mono 4 tempi (Provini e Agostini), Benelli “quattro” 4 tempi (Grassetti, poi Provini, Pasolini,Carruthers ecc.) e Aermacchi mono aste e bilanceri 4 T. (Milani, Pasolini, Pagani, Bergamonti ecc.) a tentare –invano – di contenere l’assalto “giallo”.

Nel 1970 (motori 250 massimo 2 cilindri) è Rod Gould su Yamaha bicilindrica 2 tempi a laurearsi (l’anno prima il titolo andò alla Benelli 4 cilindri 4 T. con Kel Carruthers) con gli italiani a bocca asciutta: solo Silvio Grassetti (MZ tedesca) sfiora il titolo nel 1971 – idem Renzo Pasolini su Benelli nel 1969 e nel 1972 su HD – con Walter Villa pluri iridato ’74-’75-‘76 su Aermacchi-HD (in squadra Franco Uncini) dopo la tragedia di Monza ’73 con la morte di Pasolini e Saarinen.

Nel 1977 c’è l’acuto iridato del binomio tutto italiano Mario Lega-Morbidelli. Quindi nel ’70, poco prima e poco dopo, solo Grassetti, Pasolini, Milani (Villa, Uncini, Lega giungono dopo) corrono il mondiale duemmezzo a tempo pieno, con qualche puntata di Angelo Bergamonti, Guido Mandracci, Gilberto Parlotti, Eugenio Lazzarini, Luigi Anelli.

Negli anni 80 (nel 1981 torna in Italia il titolo delle 500 con Marco Lucchinelli!) in 250 dominano le Kawasaki 2 cilindri 2 tempi con Kork Ballington iridato nel 1978-79 e Anton Mang nei due anni successivi e gli italiani pochi e poco presenti con Marco Papa, Paolo Ferretti, Luigi Conforti, Sandro Pazzaglia. Quindi nel 1990 il titolo di John Kocinsky (Yamaha) prima della doppietta di Luca Cadalora (1991 e 1992) e dei titoli di Max Biaggi (dal ’94 al 97), poi quello di Loris Capirossi e quindi nel 1999 la scalata di Valentino Rossi, già iridato 125 nel 1997. Sono anche gli anni di Pierfrancesco Chili, Loris Reggiani, Doriano Romboni, Fausto Ricci, Marcellino Lucchi, Paolo Casoli ecc. Ma da qui, appunto, si entra in cronaca.

L’obiettivo di questo pezzo è capire che ogni epoca ha i suoi campioni e le sue pene e che – non solo per gli italiani – non è oro tutto ciò che luccica. Nel 2016, in Moto3, visto il numero e la qualità dei nostri piloti in lizza, ci sarà una stagione marcata dal tricolore, con il titolo iridato che tornerà (dovrebbe!) nel Belpaese.

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