MotoGP: Nakamoto, novello Ponzio Pilato?
Il commento sulle recenti dichiarazioni del Vice President HRC, Shuhei Nakamoto...
Tra poco più di venti giorni, lunedì 1 febbraio, con i test ufficiali a Sepang, prenderà di fatto il via la stagione MotoGP 2016. Torneremo presto sui motivi di interesse, soprattutto quelli tecnici con le novità delle gomme Michelin e della centralina elettronica unica, ma qui non possiamo non commentare le ultime dichiarazioni del vice-presidente HRC Shuhei Nakamoto, in particolare il riferimento alle polemiche fra Valentino Rossi e il binomio spagnolo Marquez-Lorenzo.
Il boss di HRC, vero plenipotenziario in pista della grande Casa dell’Ala Dorata, oltre a confermare piena fiducia in Marc Marquez: “Marc è il numero uno in termini di velocità. Può migliorare, e migliora ad ogni gara: è un pilota fantastico. Eppure non si è ancor visto il miglior Mar Marquez”, sotto traccia fa una autocritica inequivocabile quando afferma: “Siamo concentrati sul rendere la moto meno aggressiva”, come a voler incolpare Honda per una stagione in chiaro scuro togliendo responsabilità al giovane fuoriclasse spagnolo per le sei cadute nel 2015 e per il mondiale poi dominato dai piloti Yamaha. Meno convincente appare invece Nakamoto nel tornare a mettere il dito nella piaga delle note vicende del quasi caos 2015 fra Rossi e Lorenzo-Marquez e soprattutto quando entra nel merito della stagione 2016. Sul recente passato il capo HRC lancia la pietra ritirando poi la mano.
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E’ vero, torna a mettere in croce Valentino: “La storia dimostra che Rossi ha sempre attaccato i suoi avversari durante la sua carriera, come Gibernau e Stoner (e Biaggi? n.d.r.). Questa volta è capitato a Marc, ma Marc è un pilota che ammira Valentino. A Valencia io non ero contento, ma lui ha cambiato idea: Valentino è il suo eroe”: Che vuol dire esattamente Mr Shuhei con questo stop and go che pare proprio il gioco delle tre carte? Poi la chiusa di Nakamoto, tutt’altro che convincente: “Spero che i due (Rossi e Marquez n.d.r.) possano lottare come si deve in pista, senza cominciare a litigare in sala stampa o ai box. Non vorrei vedere mai più questo genere di cose”. Anche noi.
Ma in questi casi non si può continuare ad esibirsi in modo salomonico o nella logica del Ponzio Pilato: chi, come Nakamoto ha responsabilità di altissimo livello deve adoperarsi perché vengano rispettate le regole, in pista e quelle del buon senso, fuori. In pista, i giudici di gara devono agire tempestivamente e inflessibilità, senza guardare in faccia a nessuno. Fuori dalla pista (ma anche in gara), una grande Casa come Honda deve innanzi tutto gestire i propri piloti, con le buone o con le cattive, salvaguardando l’immagine della Casa e deve interagire con le Case avversarie (in primis Yamaha) perché ci sia una visione e una gestione di comportamenti comune e utile a salvaguardare il motomondiale, non inteso come corrida per rese dei conti personali, ma come massimo teatro di sane competizioni tecnico-agonistiche.
Insomma, bisogna saper togliere dal fuoco le patate bollenti, saper gestire situazioni delicate, capire come e quando tagliare i nodi, anche con la spada. Per almeno un decennio, fino alla fine degli anni ’50, Guzzi, Gilera, MV Agusta, Norton, Ajs, Bmw ecc avevano squadre con 3-4 piloti ciascuna, con più galletti nello stesso pollaio e con fiocinate – in pista e fuori – fra piloti di Case diverse. La polemica e gli sgarbi – in pista e fuori – non mancavano ma dopo il primo richiamo al pilota che “sgarrava” arrivava il telegramma con una sola parola: licenziato!
Ma anche successivamente la situazione dei momenti caldi e dei rapporti turbolenti non mancarono: Ubbiali e Provini alla MV Agusta, Provini e Agostini alla Morini e poi Agostini e Grassetti alla Morini, Hocking e Hailwood e poi Hailwood e Agostini alla MV Agusta, Agostini e Read alla MV Agusta, Read e Ivy alla Yamaha, su su fino ai giorni nostri. Raramente le situazioni di tensioni fra piloti hanno messo a rischio il buon nome della Casa e del motomondiale. Sempre si è trovato il modo per rimettere a posto le cose. Si dirà: ma oggi è tutto diverso e c’è più libertà di movimento e di parola.
E’ vero. Ma oggi, ancor più di ieri – vuoi per l’impatto del tam tam mediatico vuoi per il gran giro di soldi del business – deve prevalere un sano senso di responsabilità personale e collettivo. Vogliamo mettere il bavaglio ai piloti? No! Vogliamo che (anche) i piloti si comportino da campioni in pista e fuori dalla pista, specie davanti alla tv e sui media. Devono rimanere – specie per i giovani – un esempio di campioni da rispettare perché loro per primi sanno rispettare gli altri, a cominciare dai rispettivi avversari.
Un conto è la battuta (anche al vetriolo) per tener viva la polemica sportiva alla Coppi-Bartali un conto è giocare sporco, strumentalizzare tutto, soffiare senza fine sul fuoco di diatribe infinite. Il 2015 è alle spalle, la stagione 2016 è prossima: spetta alle Case e alla Dorna-Fim far capire che l’aria è cambiata, che non esitono intoccabili e che chi sbaglia paga.