WSBK 2016, Ducati d’assalto con Giugliano e Davies. E' l'anno delle “Rosse”?

Ducati all'assalto del Mondiale Superbike 2016 con Davide Giugliano e Chaz Davies. Sarà l'anno buono?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 9 feb 2016
WSBK 2016, Ducati d’assalto con Giugliano e Davies. E' l'anno delle “Rosse”?

Dopo aver passato in rassegna Aprilia e MV Agusta chiudiamo con Ducati la carrellata delle Case italiane presenti nel mondiale WSBK 2016. La marca bolognese, che domani mercoledì 10 febbraio “scopre” ad Arezzo il proprio Team ufficiale (Aruba.it Racing) iridato WSBK, si sta prodigando nelle corse in un forcing straordinario impegnata da protagonista in MotoGP (con Andrea Iannone e Andrea Dovizioso e il super jolly Casey Stoner) e nel mondiale delle derivate dalla serie con Davide Giugliano e con Chaz Davies.

Ducati (dal 2012 passato ad Audi gruppo Volkswagen) è l’unica Casa europea oggi in grado di competere contestualmente al top nei due massimi campionati di velocità di motociclismo con i colossi giapponesi e l’unica Casa europea ad aver vinto sia il mondiale MotoGP (titolo iridato piloti con Stoner e titolo iridato costruttori nel 2007) che il mondiale Sbk (4 titoli iridati piloti nel 2006, 2008, 2009, 2011 e 3 titoli mondiali costruttori (2006, 2008, 2011).

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La Casa di Borgo Panigale – fra gli alti e bassi degli ultimi anni – è attesa sia in MotoGP che in Sbk non come “outsider” di lusso ma in lotta per il podio in ogni gara e, perché no, in grado di puntare al titolo (mai dire mai…) anche se nella premier class Yamaha e Honda partono favorite così come Kawasaki in Sbk, dove ci sono anche Honda in gran spolvero (e due grandi piloti) e Yamaha con alto potenziale da … decifrare.

In WSBK Ducati ha una importante base di partenza data dal Team interno esperto e motivato e dal budget entrambi adeguati alla sfida. Dispone di un “pacchetto” tecnico-agonistico da prima fila e può legittimamente lottare per il titolo sapendo – ripetiamo – che il metro di misura è dato anche quest’anno dalla Kawasaki (resta la moto più bilanciata) di Rea e Sykes, i due galletti nello stesso pollaio, da battere.

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Tocca per primi ai due piloti della “Rossa” dimostrare di aver superato la lunga fase delle “straordinarie promesse” entrando nella stagione dei “fatti”, con risultati eclatanti, ai vertici delle classifiche di gara e di campionato. Per il 27enne Giugliano e per il 29enne Davies – due ottimi piloti d’attacco col pelo sullo stomaco ai quali si chiede caso mai una maggiore capacità di gestione della corsa portando a casa il risultato – la stagione che a fine febbraio si apre nello splendido scenario di Phillip Island, è decisiva essendo entrambi nella piena maturità agonistica con a disposizione moto e team al top.

Non è questa una critica ai due campioni ben sapendo quanto entrambi hanno dovuto “rischiare” oltre misura nel 2015 per sopperire con il manico ad alcuni limiti della moto, con gap di potenza e di velocità di punta: in altre parole i piloti dovevano sovente cercare di recuperare in frenata e in curva quel che perdevano sul dritto, rischiando oltre modo perché la moto in condizioni limite non dava preavvisi con conseguenze facilmente intuibili, come dimostrano le numerose cadute.

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Ciò detto la Panigale era e resta una “signora” moto da corsa, molto vicina alla pregiatissima sorella di serie, una Sbk di altissimo livello, decisamente ben sviluppata e migliorata per questa stagione con i noti “vantaggi” regolamentari della cilindrata di 1.200 cc (200 cc in più non sono pochi) e anche per l’utilizzo di una affidabile centralina elettronica ben conosciuta e rodata dalla Casa bolognese anche sui super potenti modelli in produzione.

Le moto di Davide e Chaz godono di punti di forza molto importanti: un mezzo leggero, molto agile nei cambi di direzione, in staccata e nella prima parte di curva, un bel motore “superquadro” evoluto con nuovi pistoni e altre nuove raffinate “prelibatezze”, motore che non teme di girare forte in alto grazie al sofisticatissimo esclusivo desmodromico, una potenza (seppur minore di una quindicina di cavalli rispetto alla migliore concorrenza) di tutto rispetto e migliorata nell’erogazione (in uscita di curva i piloti possono aprire il gas molto presto…) anche se sono oramai svaniti quei vantaggi dati dalla gran coppia in aperta accelerazione perché poi il traction control taglia la potenza tenendo salde le ruote sull’asfalto e non farle pattinare.

In uscita di curva, in forte accelerazione e in pieno dritto i 4 cilindri restano avvantaggiati per la fluidità dell’erogazione e per la maggior potenza ma Ducati ha dalla sua una invidiabile agilità, possibilità di grandi staccate in frenata, di ottimo inserimento in curva, di veloci cambi di direzione. Insomma, Giugliano e Davies hanno in mano la “carta” per giocarsi la partita. La prima risposta, presto, a Phillip Island.

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