Sbk Thailandia: Rea l'ingordo, tre su tre! Avversari cercasi…
Dire che Jonathan Rea gioca al gatto col topo è scontato come è scontata la superiorità del nordirlandese che con le sue tre vittorie nelle prime tre gare toglie sapore alla Sbk e rende quasi superfluo ogni commento.
Dire che Jonathan Rea gioca al gatto col topo è scontato come è scontata la superiorità del nordirlandese che con le sue tre vittorie nelle prime tre gare toglie sapore alla Sbk e rende quasi superfluo ogni commento.
Anche oggi sul piatto (in tutti i sensi) e afoso circuito di Buriram, come nel più ostico e spettacolare tracciato di Phillip Island, il campione del mondo in carica ha fatto il …“burattinaio” muovendo i fili di un gioco dove solo lui è il protagonista assoluto e gli altri solo comprimari a cominciare dal proprio compagno di squadra, il pur valido Tom Sykes, costretto al ruolo di “scudiero” in una parata che esalta la superiorità disarmante della Kawasaki.
Rea può permettersi anche qualche svarione, può illudere Sykes cui è permessa all’inizio una parvenza di fuga, ma alla fine, con una facilità fin troppo evidente, quando decide di prendere la testa, il nordirlandese s’invola davanti a tutti e buonanotte ai suonatori.
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Evidentemente, anche in questo caso, pur su un tracciato poco selettivo, è il pilota a fare la differenza, con una strategia di gara accorta, con una guida rotonda, con staccate meno ruvide e fortissimo in percorrenza e uscita di curva, salvaguardando al massimo gomme e pacchetto, una “gentilezza” per cui viene ampiamente e costantemente ripagato dal cronometro e dal gradino più alto del podio.
Detta senza giri di parole, Rea ha una marcia in più, è il vero “unico fuoriclasse” di questa Superbike, categoria di grandi potenzialità ma sempre in altalena fra entusiasmi e ricadute, piena di ottimi piloti ma anche di “tappabuchi”, idem per le moto, molte delle quali non rappresentano degnamente il Marchio di appartenenza.
Oltre a Rea, c’è un diamantino Van Der Mark, costretto a super rischi, per riportare sul podio una Honda rinnovata ma pur sempre datata che lascia appiedato l’imbufalito Niky Hayden, già fra i big, iridato della MotoGP.
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E c’è, fuori podio, un altro pilota di sostanza, Chaz Davies, con una Ducati qui spaesata e in affanno (gap di 17,167!), con Giugliano solo 18esimo, dopo la scivolata (sempre lui?) in bagarre con il compagno di squadra. Ducati, riscossa in vista?
Un plauso al sempre più convincente Reiterberger (Bmw), quinto (+18.894) davanti alle Yamaha, oggi deludenti, con Lowes e Guintoli oltre i 20 secondi di distacco e poi – dopo l’altra Bmw di Torres- le ritrovate (si fa per dire) Aprilia di De Angelis e Savadori, nella top ten, anche se con il fardello di oltre mezzo minuto di gap: un’altra corsa.
Campionato già ipotecato da Rea e dalla “verdona”? Non scherziamo. La sfida è aperta. Speriamo che non sia solo la sfida fra perdenti.
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