Multe a raffica per i furbetti delle strade provenienti dalla Svizzera

Le multe collezionate dagli svizzeri sulle strade italiane non sono mai state loro notificate. Da oggi non è più così. Le autorità italiane dichiarano guerra ai furbetti.

Di Gianluca Salina
Pubblicato il 18 mar 2016
Multe a raffica per i furbetti delle strade provenienti dalla Svizzera

I vari Autovelox, VeloOk, Tutor e via discorrendo che, al netto delle sentenze di qualche giudice di pace, non lasciano scampo agli Italiani in sella o al volante, non spaventano però gli svizzeri. Questo almeno è quanto è avvenuto fino ad oggi, o meglio, fino a ieri.

Chi abita nel Nord-Italia, specie nel milanese, varesotto e comense, è ormai abituato a vedere auto e moto con targa CH che si fanno un baffo dei limiti di velocità in autostrada, così come non è inconsueto, in città, vedere parcheggi “creativi” di mezzi provenienti dal Ticino o qualche altro cantone delle confederazione, il tutto fatto nel nome dell’adagio che intanto le multe dall’Italia non arrivano.

[img src=”https://media.motoblog.it/7/7a1/autovelox-annullato.jpg” alt=”autovelox annullato” align=”center” size=”large” id=”342288″]

Il giocattolo però sembra essersi rotto. Dopo aver rinunciato per immemore tempo alla notifica, specie delle infrazioni di lieve entità, le autorità italiane sembrano essersi decise a dare un giro di vite al fenomeno.

A testimoniarlo è l’annuale rapporto del CCPD (Centro comune di Cooperazione di Polizia e Dogane) di Chiasso, l’ente svizzero preposto alla cooperazione transfrontaliera e che gestisce gli scambi di informazioni in materia di polizia e dogane tra la confederazione elvetica e l’Italia.

In base ai dati, si è registrato un aumento del 40% delle richieste di identificazione di targhe svizzere per infrazioni rilevate sulla rete viaria italiana. I più numerosi sono i ticinesi, ma tra gli indisciplinati ci sono anche automobilisti e motociclisti provenienti dai cantoni di lingua tedesca.

Gli strumenti oggi a disposizione delle autorità consentono agevolmente lo scambio di informazioni e la conseguente lotta ai furbetti, con l’auspicio che la cooperazione possa essere estesa anche alle polizie e dogane di altri stati, perché non sono solo gli svizzeri, ad aver fino ad oggi interpretato come meglio credevano il Codice della Strada tricolore.

Fonte: cdt.ch

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