Sbk Aragon, la “doppietta” di Chaz Davies riapre il mondiale. Ducati alza … l’asticella

Ancora Chaz Davies, ancora Ducati. Quindi sonora doppietta ad Aragon nel terzo appuntamento iridato stagionale della Superbike 2016.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 3 apr 2016
Sbk Aragon, la “doppietta” di Chaz Davies riapre il mondiale. Ducati alza … l’asticella

Ancora Chaz Davies, ancora Ducati. Quindi sonora doppietta ad Aragon nel terzo appuntamento iridato stagionale di una stagione Sbk annunciata quale bis di quella precedente (2015) con Rea-Kawasaki “mangiatutti” dopo le tappe d’apertura in Australia e in Thailandia e invece, con l’approdo in Europa, subito riaperta grazie al gran recupero della Casa di Borgo Panigale e del suo lungo potente tostissimo alfiere gallese.

Non un modesto “apparente” cambio di scena, ma l’avvio di un nuovo capitolo, se non di una nuova storia, con più protagonisti in cerca della vittoria e del titolo finale.

Gli stessi appassionati da divano che già oggi si dicono “annoiati” di questa Sbk che – pro tempore – cambia “padrone” (prima Sikes, poi Rea, sempre Kawasaki, oggi Davies e Ducati) sono gli stessi che pronosticavano il mondiale 2016 un affaire delle “verdone”, con l’unico dubbio fra Tom e Jonathan.

Invece no. Ducati ha imposto il cambio di passo in una nuova scala di valori, costringendo i fuggitivi di ieri, ad inseguire. Le caratteristiche del tracciato di Aragon “pro” Panigale contano, ma non sono decisive.

In tempi non lontani in un rettifilo come quello di Aragon le bicilindriche sarebbero state risucchiate dalle “quattro” e sverniciate. Decisivo è il gran duro meticoloso incessante lavoro di sviluppo svolto in queste settimane dalla Ducati (i nuovi scarichi sono importanti ma sono solo la parte esteriore di altre preziose modifiche “interne” su elettronica, elementi del propulsore, sospensioni, telaio ecc.).

Decisivo è l’apporto di un pilota come Davies, non solo un rude “mastino” mena gas affamato di vittorie, ma un raffinato campione capace di interpretare al massimo le caratteristiche non semplici della bicilindrica bolognese, esaltandone i pregi e non facendosi travolgere dai noti limiti.

Così, mentre Ducati fa festa, emblema spesso sottovalutato di quell’Italia capace di resistere e di rispondere a suo modo sul piano complesso delle corse e della più raffinata tecnologia (tant’è se ne dica qui non c’è una vite importante che non sia Made in Italy!) il campionato Sbk si riapre, con Kawasaki a dover rifare i conti e con lo stesso pur superbo Rea – il “cannibale” fino all’altro ieri – a dover cercare di nuove le misure a se stesso e ai suoi avversari (compreso Sykes), ridimensionando le proprie velleità.

Per tutti gli altri la rincorsa è ancora più difficile. Ma niente è scontato. Intanto prendiamo atto, con soddisfazione, che i bussolotti – davanti – si sono mischiati, stavolta a favore della Ducati. Presto torneranno gare ancora più combattute, alla baionetta.

Non resta che farsi cullare del nuovo vento che tira. Peccato che alla doppietta di Davies non corrisponda il trionfo totale delle “Rosse”, causa un Davide Giugliano lontano, oltre che dai primi, dai suoi giorni migliori. Pesano le gran botte del 2015. Serve tempo e pazienza. Ovviamente la gerarchia interna è segnata, con Chaz capitano e Davide gregario, se pur di lusso. Ad Maiora.

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