MotoGP Barcellona 2016: il sabato delle polemiche e quel vaso di Pandora scoperchiato

Pol Espargaro attaccai due Yamaha: "abbiamo un dovere come Safety Commission. Lorenzo voleva essere chiamato? Doveva esserci sempre. Rossi dice che ci sono punti pericolosi in tante gare? Deve dirlo in Commission"

Di Flavio Atzori
Pubblicato il 4 giu 2016
MotoGP Barcellona 2016: il sabato delle polemiche e quel vaso di Pandora scoperchiato

La questione è delicata. Molto delicata. Perchè di fronte alla morte di un ragazzo, prima ancora che pilota, il rispetto prevede di dover cadenzare, misurare e ponderare bene, anzi benissimo le parole, oltre che i toni.
Di fronte a tale solennità è facile cadere preda di sconforto, rabbia, polemiche. Ognuno è umano e ognuno reagisce a modo proprio al lutto.

Si è deciso di continuare. Nel rispetto delle volontà della famiglia di Salom. E così si va avanti. Pienamente, fino in fondo. In un certo senso è giusto quindi che tutti i piloti possano dare – al netto del proprio stato d’animo – tutto quello che sono in grado di dare in pista. Certo è che, quello che è accaduto a margine delle qualifiche – conquistate da Marc Marquez – lascia l’amaro in bocca, e forse anche di più.

I fatti riportati cronologicamente: al termine delle qualifiche, a caldo Rossi e Lorenzo si sono lamentati delle conseguenze delle scelte della Safety Commission, ovvero modificare il layout del circuito della curva 12 sfruttando la chicane usate della Formula Uno, oltre al punto di staccata della curva 9, anticipandola e sfruttando il passaggio antecedente, sempre come per la Formula Uno.

Non capisco perché abbiano modificato la curva 10, li non è successo niente” ha riferito Rossi a Sky SportProbabilmente perché era meglio per alcune moto e peggio per altre, non per questioni di sicurezza. Qual è stato il motivo di questo cambiamento? Non è vero che le vie di fuga erano insufficienti, non è vero che potevano essere contigue, è una bugia

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Lorenzo –che (va sottolineato per onor di cronaca visti alcuni malcelati commenti apparsi nella rete), ha appreso la notizia durante la conferenza stampa, rimanendo ovviamente provato – ha puntato il dito sul motivo della sua assenza durante la riunione, e rimprovera gli altri di non averlo avvisato per una situazione – tragica – del genere:

Alcuni piloti hanno deciso di cambiare layout. Io non ho avuto la possiblità di dare la mia opinione. Sono il campione e leader del campionato, non solo la 12 ma anche la 9. Noi piloti Yamaha soffriamo, nelle curve lente non è facile e questo favorisce le parole della Honda. La mia opinione è che dovevamo modificare solo la curva dell’incidente. Non lo sapevo, speravo che qualcuno mi chiamasse. Sono andati in 10 piloti. Normalmente non vado, ma io penso che in questa occasione tutti i piloti dovevano essere la

Rossi poi, ha ammesso la sua assenza
e dato una propria opinione, sempre a Sky Sport, a bocce ferme: “Sì, sapevo che c’era, ma avevo da fare e non sono potuto andare. Quindi quello che decidono loro va bene. il mio pensiero è che, secondo me, Salom ha avuto un problema tecnico, non è stata una caduta normale, e se succede un problema tecnico alla moto ci sono 300 punti dove non ci sono spazi di fuga, perché gli spazi di fuga sono progettati per una caduta normale: se succede qualcosa alla moto una va dritto e la curva non la fa, e quindi ci sono tanti punti pericolosi.

Uscite, quelle di entrambi i piloti Yamaha, che stonano un poco. Perchè come detto prima, stiamo parlando a margine di una tragedia, e proprio in questi casi servirebbe maggior buon senso, nella forma e nel contenuto. E la questione è fondamentale anche perchè – per bocca di un Pol Espargaro nero in volto – il vaso di Pandora è stato scoperchiato, mettendo in mostra una situazione figlia degli strascichi di una rivalità – quella dei tre tenori della MotoGP Rossi-Lorenzo-Marquez – che ha comportato faide personali.

Giusto, sacrosanto. I piloti non si amano? Chi se ne frega verrebbe da dire. Non però se questo poi vincola i doveri. Perchè trovarsi nel gotha del Motociclismo comporta anche avere delle responsabilità

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Sono molto inca**ato, stavo guardando qui all’hospitality la conferenza stampa e quello che ha detto Lorenzo mi ha fatto inca**are. Doveva venire in Safety commission, no che doveva essere invitato.

Si lamenta che non è stato invitato? Ma ca**o ci si deve venire sempre in Safety Commission! La Moto3 non ce l’ha, la Moto2 no, noi si, e si deve andare sempre. Non che bisogna essere invitati. Non si può dire che alla Honda va meglio quella modifica, ma ieri è morto un ragazzo. Dobbiamo pensare tutti e andare in Safety Commission.

Non può essere che Valentino dice che ci sono tante curve nel mondiale che sono pericolose. Devi andare in Safety Commission per dirlo. Non proteggi solo te, proteggi anche le classi inferiori. Sono molto inca**ato per rispetto, per quello che è successo ieri”

Pol è un fiume in piena, ed è francamente impensabile dargli torto “Perchè dovevamo chiamarlo Jorge? Ma perchè ca**o? Tutte le cose che parliamo della Safety sono importanti. Non lo deve chiamare nessuno, deve venire alle 17.30. Ma se non va non si può…
La modifica alla 10? Ma bisogna modificare solo perchè si muore? Solo dopo? Cioè…dai non pensiamo che Marquez lo fa per vincere”.

A fare da eco ci ha pensato anche Dovizioso: “Il risentimento di Lorenzo non è che cambi molto. Ci sono piloti che vengono e quelli che preferiscono non presentarsi (in Safety Commission nda) visto che con altri i rapporti sono incrinati. In questi casi penso che certe questioni personali vadano messe da parte, a favore della sicurezza. Questa è senza dubbio importante e tutti devono essere presenti quando se ne discute.”

Intervistato da Sky Sport, è intervenuto anche Lucio Cecchinello che, con parole più pacate, riesce – se possibile – a centrare anche quella che è un quadro francamente desolante

“è sempre difficile trovare le parole in questi momenti. Sono momenti in cui siamo profondamente toccati nel nostro cuore. Diciamo che condivido in pieno quello che ha detto Pol. Il problema è che i piloti talvolta…alcuni piloti pensano che il motociclismo sia uno sport individualistico e talvolta pensano un pò troppo a se stessi e non pensano che ad esempio, partecipare in gruppo alla Safety Commission è un’utilità che è doverosa per la propria sicurezza ma anche per la sicurezza di tutti. E’ un contributo che potrebbero dare per la sicurezza.

[img src=”https://media.motoblog.it/1/1af/valentino-rossi-motogp-2016-barcellona-catalunya-1.jpg” alt=”Movistar Yamaha Moto GP’s Italian rider Valentino Rossi speaks during the press conference at the Catalunya racetrack in Montmelo, near Barcelona, on June 2, 2016, on eve of the Catalunya Moto GP Grand Prix training sessions. / AFP / JOSEP LAGO (Photo credit should read JOSEP LAGO/AFP/Getty Images)” size=”large” id=”787074″]

Dobbiamo pensare che ogni regola tecnica per il futuro deve essere salvaguardata per la sicurezza. [Rossi e Lorenzo nda] puntualizzano su cose che non esistono. E’ morto un pilota…nel 2014, durante i test, si provò questa configurazione. Memori del fatto che qualcuno disse anche che la 10 era stata definita anch’essa una curva pericolosa. Mi sembra tutto di cattivo gusto. “

Chiosa finale di Capirossi:Sono d’accordo con Pol e Lucio. Tanti si dimenticano che questo è solo sport. In certe occasioni si potrebbe anche risparmiare di dire certe cose“.

Ecco, forse è proprio questo il punto nodale. Il motociclismo è uno sport meraviglioso quanto pericoloso, ma si tratta di sport. Tornare a correre è stato importante per tutti, ma francamente, talune dichiarazioni andrebbero evitate. Pensare – come ha fatto Rossi – semplicemente che la Honda abbia puntato a modificare il layout della pista – anche della curva 9 – per trarre un vantaggio, è quanto meno di cattivo gusto in questa occasione.

[img src=”https://media.motoblog.it/f/fba/gettyimages-456093356.jpg” alt=”lucio” size=”large” id=”787103″]

Dichiarare – nel caso di Lorenzo – di pretendere di voler essere chiamati ci può stare, denota interesse e preoccupazione per questa occasione, ma risulta incoerente quando si è stati assenti le volte passate, non può risultare una giustificazione.

E non è una scusante nemmeno dire di non esserci per avere un impegno come ha poi ammesso l’italiano.

Gli assenti hanno sempre torto e questo comporta non essere autorizzati poi a sollevare critiche, moralmente discutibili oltretutto. Il confine tra questioni personali e questioni in pista ultimamente è stato travalicato troppe volte, anche e sopratutto mediaticamente. Sarebbe stato opportuno, di fronte alla morte di un ragazzo, un più rispettoso silenzio.

Essere campioni in pista significa essere esposti anche a delle responsabilità mediatiche. Il lutto, il dolore, la sofferenza per un pilota scomparso, sono concetti personali, intimi, insindacabili cui nessuno si deve permettere di sindacare. Le dichiarazioni però – quelle si – si possono e si devono criticare.

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