Moto3: italiani a “corrente alternata”, ecco perché. Il caso Bulega
Piloti Italiani a "corrente alternata" nella classe cadetta Moto3 del Motomondiale
Dopo il settimo round del Motomondiale 2016 a Montmelò è doveroso tirare le prime somme, se pur in modo sommario e schematico, del campionato Moto3, specificatamente relativo ai piloti italiani. Con l’ottica del bicchiere mezzo pieno i “giovani leoni” italiani impegnati nella categoria d’ingresso del mondiale si dimostrano all’altezza delle aspettative mentre con l’ottica del bicchiere mezzo vuoto c’è soddisfazione… a metà per prestazioni ritenute non scarse ma a … corrente alternata..
Premessa: alla sua quinta stagione, la Moto3 è cresciuta molto sul piano tecnico, con motori e moto che pur nella morsa di regolamenti restrittivi hanno goduto di una forte evoluzione (i migliori 250 monocilindrici 4 tempi hanno guadagnato in poco tempo qualcosa come 10 HP, il 20%! E ovunque i record dei tempi sul giro sono stati ripetutamente “disintegrati”) diventando delle raffinatissime “nipotine” della MotoGP 1000cc 4 cilindri. Ciò ha comportato e comporta una (assurda) lievitazione dei costi e anche difficoltà di progettazione e di sviluppo per le Case nonché di gestione e messa a punto per i Team e anche di guida per i piloti, specie per i meno esperti.
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La Moto3 ha mantenuto fede al proprio ruolo di fucina per le nuove leve, con piloti in grado di fare poi il salto in Moto2 (categoria da cambiare sul piano tecnico, non più monomarca, aperta a tutte le Case con motori 500 bicilindrici 4 t. ecc.) e anche in MotoGP.
Anche quest’anno la Moto3 ha una griglia di partenza alquanto rinnovata e folta (circa 35 piloti al via) con piloti di diversa esperienza, dai debuttanti rookie 16enni ai 20enni con 3-4-5 anni di gavetta mondiale. La classifica di ogni gara e quella generale non tengono conto evidentemente di questi fattori che però sono quelli che in parte concorrono a fare il risultato. In altre parole c’è – specie all’inizio della stagione – una differenza fra un pilota già rodato nel mondiale e un altro “inesperto” che non conosce le piste, non conosce quel tipo di moto, non dispone del “ritmo” necessario nelle bagarre dove almeno dieci-quindici corridori si giocano il podio e la vittoria sempre in volata e altrettanti – quasi sempre in volata – si giocano l’ultimo posto della top 15.
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Ciò senza nulla togliere alla legittimità e al valore di chi vince ma valutando “correttamente” le prestazioni di chi arriva dietro, senza sottacerne i limiti ma esaltandone i pregi, quando ci sono. Tagliando con l’accetta questo ragionamento diciamo “bravo!” a Brad Binder in testa al mondiale Moto3 (147 punti) dopo tre splendide perentorie vittorie a Jerez, Le Mans, Mugello e due pole. E’ Binder oggi il pilota più forte e più completo, il favorito per la conquista del titolo iridato. Ma va anche detto che fra i big l’asso sudafricano è il pilota più “vecchio” con i suoi 21 anni ed è – assieme a Fenati – il più esperto, alla sua quinta stagione iridata.
Il paragone va subito a Nicolò Bulega, il rookie più giovane (16 anni!) seppur già con la corona iridata del Cev mondialino Moto3 2015, un ragazzino che non ha mai messo piede nella maggior parte dei circuiti del motomondiale. Ebbene, Nicolò non si è certo messo in fila per essere accreditato alla “mensa” dei top della categoria: dismessi subito i panni da comprimario, troppo stretti per il talentuoso romagnolo d’adozione, si è fatto largo a menate di gas diventando subito uno dei principali protagonisti, oggi quarto in classifica generale (66 punti) dietro al suo compagno di squadra Fenati (80), Navarro (103) e Binder.
[img src=”https://media.motoblog.it/d/d5b/moto3-barcellona-2016-fp-27.jpg” alt=”Binder, Moto3, Catalunya MotoGP 2016″ align=”left” size=”large” id=”786657″]
Non solo: Nicolò è salito sul secondo gradino del podio a Jerez, centrando anche la pole, ma soprattutto è stato quasi sempre in lotta per il podio, finendo per lo più in volata, dopo gare da incorniciare. Nicolò non ha raggiunto questi ottimi piazzamenti grazie alle disgrazie altrui, tutt’altro: si è conquistato posizioni di assoluto prestigio usando baionetta e fioretto, con fantasia e concretezza, segnali inequivocabili del campione. Addirittura, viste le gare fin qui, ha raccolto molto ma non quanto meritava. Qualche sbavatura? Ci sta. Manca ancora il colpo di reni per la vittoria? Arriverà presto. Siamo di fronte a un fenomeno? Presto per dirlo. Ma sono i fatti, fin qui, a dimostrare il talento e la volontà di un debuttante irriverente e soprattutto oramai scomodo per tutti.
Qui si inserisce il tema della moto, cioè della competitività del mezzo, assai diversa l’una dall’altra. Una Casa affida le proprie moto da Grand Prix in una scala di priorità definita molto prima dell’inizio di ogni stagione basandosi su parametri (a parità di soldi …) incentrati sul valore del Team a cui va affidata la moto “ufficiale” e soprattutto sul valore (dimostrato) del pilota. Nel caso della KTM, al top nella Moto3, la scelta è stata quella di affidare la moto di “punta” a Brad Binder, pilota che merita tale trattamento ma che anche grazie a questo suo mezzo “super” riesce spesso a fare la differenza, addirittura recuperando distacchi enormi come se gli altri fossero … fermi: vedi l’esempio di Jerez, primo posto dopo essere partito ultimo per una penalizzazione tecnica…
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In questa scala di priorità la KTM, dopo Binder, ha inserito (altrettanto giustamente) Romano Fenati che quindi gode – diciamo così – della moto “number two”. Stiamo parlando di moto-gioello tutte superlative e dalle differenze “minime” (soprattutto dovute a step evolutivi durante il campionato) che però aiutano a fare la … differenza. Dopo le “prime” moto a Binder e a Fenati, ci sono le “altre” KTM per Bulega, Migno e per gli altri vessilliferi della Casa austriaca. A un orecchio attento e allenato non sfugge a bordo pista neppure la differenza di sound fra le KTM di Binder e di Fenati rispetto a quelle di altri piloti. Ciò detto, quando un pilota come Bulega (ma vale anche per altri) lotta per il podio significa che ci mette molto molto molto del suo.
Questa scala di priorità vale anche per Honda e Mahindra con le stesse conseguenze per i piloti di punta in sella a moto “migliori” ma che, appunto, hanno poi, oltre all’onore della moto super, l’onere di doverla portare al successo. E quando questo non avviene, si paga pegno.
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Tornando al ragionamento iniziale, il secondo in classifica (Navarro, vincitore a Montmelò) e il terzo (Fenati, primo in Texas) sono mastini di pelo duro e dai denti rodati: lo spagnolo 20enne, al terzo mondiale e l’italiano anch’egli 20enne, al suo quinto mondiale. Come volevasi dimostrare. Poi in classifica, dopo Bulega, troviamo in fila altri tre piloti italiani di pregio: il 19enne Pecco Bagnaia (54 punti), il 20enne Niccolò Antonelli (52), il 18enne Enea Bastianini (49). Quindi nella top 15, ancora due splendidi piloti: il 20enne Andrea Locatelli (12° con 30 punti) e l’altro nostro rookie d’assalto il 18enne Fabio Di Giannantonio (14° con 27 punti) in forte crescita, specie dopo l’exploit del Mugello. Questi nostri sette piloti italiani, diversi fra loro per età, esperienza e qualità, sono tutti in grado di puntare al podio e alla vittoria in ogni gara e, almeno i primi cinque, anche al titolo.
Gli altri italiani presenti sono, per motivi diversi (anche perché dispongono di moto meno competitive) in difficoltà: i due 17enni Pizzoli e Spiranelli, i due 20enni Migno e Valtulini, il 21enne Petrarca. Per completare il quadro ricordiamo i quattro 17enni dal dente avvelenato: Quartararo, Pawi, Canet, Bendsneyder. Quindi il plotone dei 18-19-20enni di varie nazionalità: Martin, Suzuki, Norrodin, D. Binder, Mir, Danilo, Maria Herrero, Arenas, Oettl, Loi, Hanika, Guevara, Rodrigo, Ono, Masbou, McPhee. E ci fermiamo qui, per adesso.
La Moto3 è una foresta folta di buoni frutti e piena di insidie dove emerge solo il “re” che sa ruggire dimostrando sul campo di essere il più forte. Alla fine, non è velleitario pensare che la “corona” cingerà il capo di uno dei nostri. Da Assen serve un ulteriore salto di qualità per far sventolare il tricolore sul pennone più alto.