Ciao Piro, Re di Monza. In migliaia per l'ultimo saluto
Se ne va Fabrizio Pirovano, volto bello di una Superbike agli albori, espressione di un motociclismo puro e scanzonato
Lui è uno di quelli che ti fanno appassionare al motociclismo. E’ un fatto di chimica, di magia, di passione. E’ un qualcosa che va probabilmente oltre lo spiegabile: ti prende, ti fa rimanere con lo sguardo fisso, ammaliato, estasiato, e ti fa appassionare. Uno vecchio stampo il Piro, Fabrizio Pirovano.
Uno che le due ruote ce le ha nel sangue, fin dai primi – infantili – passi nel motocross, per poi passare alla velocità. E che velocità il Piro. Lo guardavo e vedevo quella pulizia nei movimenti, quella velocità, quella piega che sembrava fosse fermo. Una carriera da pilota di quelle che vanno raccontate ai ragazzini quando iniziano a correre. Che magari stanno lì e si sentono già un pò arrivati, un pò fighetti direbbe qualcuno.
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Ecco, Fabrizio Pirovano è uno di quelli che lottò per un mondiale Superbike con una Yamaha che definire privata è poco.
Anzi, scusate, forse non mi son spiegato bene: Fabrizio Pirovano lottò contro i team ufficiali nella prima edizione del mondiale Superbike con una moto comprata in un concessionario, messa a punto da un genio come Russo, partendo come un appassionato qualunque con un autobus riadattato a motorhome, la moto e la pasta fatta della mamma. L’head quarter del team era il garage di casa. Poi però ti giunge a Le Mans e sotto l’acqua lui monta gomme da asciutto. Smette di piovere e lui domina. Roba da film.
Il mondiale quell’anno non lo vince contro gli ufficiali Merkel e Tardozzi, però esalta. Sopratutto perchè il Piro è un acrobata vero.
Uno che pare uscito da una zingarata alla “Amici Miei”, insieme a gente tipo Gramigni e chissà chi: sta sempre li, pronto con la battuta, con il gioco, con lo show. Come quando si era messo in piedi sul sellino per festeggiare. In Supersport arriva l’alloro iridato. Con il team Alstare, con la Suzuki GSX750R, lo SRAD. Era talmente fuori dai canoni quella moto che in molti ci fecero la colorazione replica.
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Ma più di ogni cosa, il Piro è un buono. Uno che si prodiga negli anni in consigli e suggerimenti. Uno che ci ha sempre messo l’umanità. Ricordo una volta Claudio Corti, quando correva per il team Alstare in Superstock 1000. C’era Monza e il comasco si presentò con il casco replica del Piro.
Fece una gara strepitosa l’italiano, vincendo in volata sotto la bandiera a scacchi. In parco chiuso raccontò che proprio Pirovano gli suggerì il modo giusto per uscire dalla Parabolica all’ultimo giro. D’altronde Monza è il suo regno e solo lui può esserne degno re. Si dice riuscisse a fare su una ruota fino all’Ascari.
Non mi sorprende: Pirovano è uno che il gas – come dicono quelli da strada, quelli pane e salame per prender in prestito uno slogan – lo sa dare fino in fondo. Come quando aveva gestito il campionato europeo per conto di Hamamatsu con le nuove GSX-R 750. Un cumulo di giovani talenti da tutto il Vecchio Continente. Lui a quarant’anni passati e suonati si permetteva di suonare – in pista – tutti quanti. Che classe il Piro. Ma sopratutto, che divertimento.
Uno che ti faceva ridere mentre sbobinavi le interviste, nei fuori-onda con Di Pillo ai tempi di Nuvolari. Uno che ti mette di buon umore sempre. Un eterno bambino nel modo di fare, un fratello maggiore per molti piloti. Uno vero il Piro. E si, anche se “il bastardo”, come l’ha sempre voluto chiamare lui, se l’è portato via, io ne parlo al presente. Perchè i miti sono eterni.
Ciao Piro, re di Monza.
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Amici, tifosi e appassionati potranno dire addio al re di Monza nella camera ardente allestita all’interno del box 10 dell’Autodromo a partire dalle 11.30 di martedì. Il feretro sfilerà poi nel circuito per un ultimo giro di pista alle 15 e infine il commiato sotto il podio.
Tutti i biker potranno seguire il corteo funebre in pista con la propria moto. Il pubblico presente senza motociclette, seguirà invece la cerimonia dalla tribuna centrale e dalla terrazza panoramica sopra la pit lane. Dopo il saluto di suffragio, la salma proseguirà per il tempio crematorio.
Le moto potranno posteggiare nel paddock 1, le automobili nel paddock 2.