SBK Misano, doppietta di Rea: ma non è show. Chi ferma la “crisi”?

Analisi sulla crisi della Superbike. La doppietta ammazza-campionato di Jonathan Rea fa male alle derivate dalla serie...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 20 giu 2016
SBK Misano, doppietta di Rea: ma non è show. Chi ferma la “crisi”?

Superbike Misano 2016 – Ci si può accontentare, come fanno tanti dentro il cosiddetto “ambiente” della Sbk, e dire che: “Tutto va ben, madama la marchesa”. Ma dopo l’ottavo round iridato stagionale di Misano restiamo convinti di ciò che da (troppo) tempo pensiamo e scriviamo: la Sbk è profondamente in crisi.

Ci si può accontentare, come fanno tanti dentro il cosiddetto “ambiente” della SBK, e dire che: “Tutto va ben, madama la marchesa”. Ma dopo l’ottavo round iridato stagionale di Misano restiamo convinti di ciò che da (troppo) tempo pensiamo e scriviamo: la Sbk è profondamente in crisi. Una crisi di contenuti, di identità, oltre che di contenitore, crisi anche di appeal, di immagine, di comunicazione. C’è ancora chi crede che basta qualche belletto per ridar vita a una formula che, così, è su una china pericolosa, al limite del precipizio.

Avremo modo e tempo per approfondire il nodo Sbk. Non c’è dubbio alcuno che Dorna ha quanto meno “sottovalutato” i problemi del mondiale delle derivate di serie: problemi di sostanza, strutturali e non marginali, legati al tema più generale delle corse iridate di moto, specificatamente al ruolo e allo spazio di due mondiali quale quello della Sbk (e categorie collegate) e della MotoGP (e Moto3 e Moto2).

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La monotonia delle due corse di sabato e di domenica a Misano, sintesi di un Campionato piatto e di fatto finito prima di cominciare, incolore e irrilevante sul piano agonistico e tecnico; gli spalti semivuoti dello splendido impianto rivierasco romagnolo, l’andirivieni di un paddock di Vip auto-inventati che scimmiotta quello del Motomondiale senza averne lo “spessore” quantitativo e qualitativo, fa cadere la maschera che fin qui ha cercato di nascondere la realtà.

C’è un problema di “qualità” di tutto l’ambiente – per altri versi sono gli stessi nodi della MotoGP, fin qui aggirati (non sciolti) grazie alla costruzione e alla gestione di un luna park che ruota attorno alla star Valentino rossi – a cominciare dal gestore del campionato, dai suoi protagonisti (ploti, Case, Team, Sponsor), e anche dai media, per lo più improvvisati, cortigiani che toccano il cielo con un dito per aver conquistato l’agognato strapuntino in sala stampa, megafoni di ciò che passa il convento.

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Qualche esempio? Siamo stati fra i pochi (o i soli?) a non farci abbindolare dalla storiella di una Sbk in ottima salute grazie alla presenza di ben sette Case ufficiali o dal passaggio di questo o quel pilota da un campionato all’altro, da una corsa all’altra. Bluff più bluff uguale bluff. Siamo stati ignorati e persino sbeffeggiati nelle nostre proposte di richiamare chi di dovere ad analizzare seriamente lo stato di (cattiva) salute del mondiale delle derivate di serie ricercando punti di convergenza e di alleanza con la MotoGP. E così via.

Qui si grida sempre a “fenomeni” inesistenti e un castello dai piedi d’argilla. Invece di migliorare quel che c’era si è distrutto quel buono che la Sbk aveva costruito per anni. Cosa resta, adesso? La noia. Di un unico vero campione in campo (ma non una star) – Jonathan Rea – che decide da solo come e quando vincere in un gioco senza suspance al gatto col topo, dove può cambiare il topo di turno ma non il gatto. Idem per la moto, con Kawasaki una spanna sopra. Non c’è stata storia fin qui, né a Misano né prima con l’eccezione che conferma la regola.

[img src=”https://media.motoblog.it/7/791/misano-gara-1-wsbk-2016-24.jpg” alt=”MISANO ADRIATICO, ITALY – JUNE 18: The WSBK riders start from the grid and during the Race 1 during the FIM Superbike World Championship – Qualifying at Misano World Circuit on June 18, 2016 in Misano Adriatico, Italy. (Photo by Mirco Lazzari gp/Getty Images)” size=”large” id=”790418″]

Ducati? Tutto ok, ma quelli del … “dopo”, accontentandosi di quel che resta sul piatto, pardon , sul podio. La Casa di Borgo Panigale, qui come in MotoGP – pur con le differenze del caso – c’è e rema forte ma non sa mai – per un problema o per mille problemi – dove approdare. Aprilia, MV Agusta? Rimandati, sempre, alla prova successiva. Il resto (le altre Case e gli altri piloti), minestra riscaldata. Beghe da retrovie che interessano solo i diretti protagonisti.

Qui siamo. Già. Ma o si sterza subito o si sbatte nel muro.

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