Moto3, Bastianini conferma da “poleman” davanti al ritrovato Locatelli. Bulega, stoico, in difesa ma pronto a ruggire
Il commento delle qualifiche della Moto3 del Sachsenring
Regala sempre emozioni, questa Moto3 iridata, non solo in gara ma anche in qualifica, dove qui nel toboga del Sachsenring succede di tutto e il “tricolore” già svetta, pur se solo virtualmente, in previsione domani di una corsa con i nostri “giovani leoni” sicuramente grandi protagonisti. Intanto, giù il cappello davanti ad Enea Bastiani, fin qui mattatore incontrastato di questo we e poleman (1’27.129), e al ritrovato Andrea Locatelli (+0.319) che torna di forza in prima fila davanti al pimpante rookie Aron Canet (+0.372).
In un altro post Motoblog fa la cronaca di queste qualifiche baciate da un raggio di sole e da una temperatura non più invernale: 23 gradi fuori e 40 sull’asfalto. Ma ci hanno pensato le cadute nelle ultime libere e anche in qualifica dove protagonisti come Fenati (tre cadute!), Antonelli, Di Giannantonio sono stati disarcionati per olio in pista in più punti – per rottura del motore di Webb – (con frattura della clavicola sinistra per Antonelli!), come dire, gravissima negligenza dell’organizzazione. Bandiera rossa esposta con tardivo e colpevole ritardo, poi dopo venti minuti la ripresa con nuovi colpi di scena (incidente con caduta fra Migno e Mir, brutto volo di Maria Herrera con possibile frattura ecc.) e con il risultato che trovate sotto in dettaglio.
Prima considerazione. Stavolta non c’è il solito dominio degli italiani in gruppo: dopo i primi due Bastianini e Locatelli, il vuoto, nessun altro nella top ten. Seconda considerazione. Il capoclassifica Brad Binder è solo sesto (+0.437) preceduto addirittura dal rientrante e tutt’ora malconcio Jorge Navarro (+0.409). Una domanda s’impone: Binder gioca d’attesa o in … difesa? Terza considerazione. L’ottavo posto di McPhee sulla Mahindra-Peugeot (+0.610), pilota qui sempre a proprio agio ma forse anche con una moto (oltre al nuovo cambio e ad altri step evolutivi) indubbiamente con gap minori del recente passato, forse (finalmente?) la stessa usata da Bagnaia, oggi soltanto undicesimo. Poi, il quasi disastro “tricolore” con Bulega 16°, Fenati 18°, Di Giannantonio 22°, Valtulini 27°, Antonelli 29° ma out, Migno 30°, Petrarca 32°, Spiranelli 34° con quest’ultimo e Valtulini addirittura penalizzati di 3 e 4 posti in griglia per il solito giochino di aspettare i più veloci e prenderne la scia.
Ecco, qui c’è la quarta considerazione. La debacle dei piloti dello Sky VR46 con una via crucis che chiama subito alla riscossa. Ma vogliamo spezzare una lancia a favore di uno dei tre di questo Team-corazzata, Nicolò Bulega, in pista dopo un gran botta della mattinata.
La storia del motociclismo è piena di piloti che dopo rovinose cadute in prova o in corsa si sono subito gettati di nuovo nella mischia, apparentemente come se nulla fosse accaduto. In questo c’è un collegamento fra i piloti del passato, quelli del motociclismo de: “I giorni del coraggio” e quelli del motociclismo iridato liberato dalle tagliole dei guard rail, con ampi spazi di fuga “numero chiuso”, del paddok stellare brulicante di Vip, ombrelline sculettanti, media invadenti pro gossip e pro bla-bla. Non c’era e non c’è differenza, rispetto alla volontà di recupero, fra campioni e comprimari. Ho visto personalmente decenni addietro grandi campioni come Mike Hailwood tornare in pista dopo un volo pauroso e abrasioni ovunque sul corpo e sconosciuti centauri comportarsi allo stesso modo. Idem, oggi. Animati dalla stessa passione delle corse, per onorare l’impegno preso con chi li segue e con se stessi, in una sfida che non conosce confini di nessun tipo. Nessuna retorica, per carità.
Il motociclismo iper tecnologico odierno, immensamente più sicuro di quello di ieri e dell’altro ieri, vive delle medesime sfide e nasconde le medesime insidie. L’attuale Sachenring, un toboga di 3671 metri, non ha nulla a che vedere con il vecchio tracciato stradale di 8.730 metri: ma anche oggi – specie in condizioni meteo sfavorevoli – le cadute sono numerose e riguardano tutte le categorie e molti piloti, come dimostrano già questi primi due giorni di prova, prima delle gare. Vanno a terra campioni consacrati ed esperti come Jorge Lorenzo e rookie come Nicolò Bulega, l’astro nascente della Moto3. Nicolò ha subito in FP3 uno spettacolare quanto rischiosissimo high-side facendo temere il peggio, con il pilota dello Sky VR46 Racing Team portato via in barella. Ma solo una parentesi che manda in apprensione chi lo segue perché il 16enne romagnolo di San Clemente dopo una doverosa sosta in Clinica mobile torna nel suo box, pronto per la sfida delle Qualifiche. Normale? Forse sì per un campione “stagionato”.
Qui siamo di fronte a un ragazzo di 16 anni, una età dove – anche in altri sport – una lieve abrasione in un gomito porterebbe il malcapitato a casa da… mammà. Nessuna retorica, per carità! E tanto meno nessun atto di eroismo. Fatto sta che Nicolò – idem altri come lui in questo sport avvincente ma sempre ad alto rischio – ha onorato (qui al Sachsenring come già a Le Mans dopo una altrettanto tremenda caduta in prova) la propria passione e il proprio impegno con il motociclismo stringendo i denti, dando tutto se stesso nella lotta con gli avversari e con il cronometro.
Il tempo fatto segnare da Nicolò non esprime il reale livello di un binomio capace di lottare per il podio ma ha, così, più valore e anche più sapore: la dimostrazione di classe e di volontà di un pilota in forte ascesa e di umanità e di umiltà di un ragazzo che sa bene quanto è dura la strada verso il trionfo. Domani una gradita sorpresa da parte di Nicolò e di altri italiani oggi in difficoltà?