Valentino Rossi "imperatore". Come Agostini e Hailwood? Dalla 50 alla MotoGP, chi è il campione?

Valentino Rossi imperatore della MotoGP di oggi, come Giacomo Agostini e Mike Hailwood?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 4 ago 2016
Valentino Rossi

Oggi il Motomondiale di velocità è suddiviso in tre classi: Moto3, Moto2, MotoGP ma in precedenza c’erano le cilindrate classiche 125, 250, 350, 500 e sidecar con l’aggiunta della 50 dal 1962 e della 80 dal 1984. La Moto3 250cc monocilindrica 4 tempi, nata nel 2012, è la classe d’ingresso nel Circus iridato, la Moto2 la classe di passaggio (ma di fatto una monomarca 600 Honda) verso la MotoGP 1000 cc 4 cilindri 4 tempi, classe regina.

Una delle domande che forse non trovano risposta è questa: i piloti delle piccole cilindrate sono “pari” ai piloti delle cilindrate superiori? In altre parole: un campione del mondo della classe 50 o 125 o anche 250 vale quanto un campione del mondo della “premier class”, ieri la 500 oggi la MotoGP? Diciamo subito che ogni categoria fa storia a sé e ha caratteristiche proprie con “pro” e “contro” e difficoltà specifiche. Un esempio? Nei primi anni ’60 solo 3-4 piloti nel mondo riuscivano a portare al limite le potenti e mastodontiche MV Agusta 500 4 cilindri 4 tempi ma altrettanto avveniva per i microbolidi della classe 50 cc., “zanzare” con motori ultra raffinati e frazionati 2 e 4 tempi con CV-litro e velocità da “far paura” ma con freni e gommine da… biciclette.

C’è anche un rapporto fra la “stazza” del pilota e la cilindrata in cui corre. Piloti di alto valore – ma fisicamente veri e propri fantini – come Luigi Taveri, Ernst Degner, Angel Nieto, Eugenio Lazzarini, Pier Paolo Bianchi (ma anche Fausto Gresini, Jorge Martinez, Dirk Raudies), pluricampioni del mondo nelle 50 e nelle 125, come avrebbero potuto pilotare le Guzzi, le Gilera, le MV, le Benelli, le Honda, le Yamaha 500? E i “lunghi” come Valentino Rossi o Nicolò Bulega come avrebbero potuto – all’opposto – “entrare” in una 50cc. dell’epoca?

Ma veniamo al merito della questione. Campioni come Leslie Graham, Geoff Duke, John Surtees, Jim Redman, John Artle, Derek Minter, Jack Findlay, Kel Carruthers, Mike Duff, Jarno Saarinen, Barry Sheene, Kenny Roberts, Freddy Spencer, Marco Lucchinelli, ecc. pilotavano di tutto in ogni cilindrata con eguale maestria ma erano insuperabili con le moto più potenti e di maggior cilindrata. Idem Gary Hocking e Phil Read. Per non parlare di Mike Hailwood, pilota longilineo, capace di scendere da una 50 cc. mono per salire su una 500 4 passando per una 125 bicilindrica e poi 250 e 350 4 cilindri, nella stessa giornata di gara: vincendo tutto!

Giacomo Agostini pilotò magistralmente le 350 e 500 3 e 4 cilindri 4 tempi della MV così come le 350 2 e 3 cilindri 2 tempi Yamaha e le 500 e 750 4 cilindri 2 tempi Yamaha. Il 15 volte iridato guidava alla grande ad inizio carriera la Morini 250 bialbero mono 4 tempi ma non corse mai nelle 125 pur avendo debuttato vittoriosamente da juniores con le Morini 175. All’opposto, due dei più grandi assi mondiali delle 125 e delle 250 Carlo Ubbiali e Tarquinio Provini non salirono mai di cilindrata, se non per qualche apparizione-show. Renzo Pasolini, Silvio Grassetti, Angelo Bergamonti, Walter Villa, Luca Cadalora sono stati duecentocinquantisti coi fiocchi ma fortissimi anche “sopra”.

Piccolo non vuol dire sempre pilota da microbolidi: Nello Pagani, Remo Venturi e Loris Capirossi, poi Dani Pedrosa (ma anche Max Biaggi non è fisicamente un … gigante, così come Renzo Pasolini, pur con fisico da pugile) hanno fatto cose superbe sia nelle piccole e medie che nelle grosse cilindrate. E Rossi? Un mix fra… Hailwood e Agostini! Valentino, come Mike, è stato capace di salire – vincendo – su ogni moto in ogni cilindrata ma, a differenza dell’inglese, l’asso pesarese “misura” la situazione – contestualizza – “apre” in determinate condizioni, quando la moto è a posto, quando “tutto” è a posto: esattamente come Agostini. Ci fermiamo qui, per adesso.

I campioni di ogni cilindrata meritano lo stesso rispetto perché hanno la stessa dignità. Personalmente abbiamo visto nei circuiti di mezzo mondo applaudire con foga Angel Nieto nelle 50 dopo mirabili duelli. Ubbiali e Provini hanno mandato in visibilio le folle. Come per i “big” consacrati della “classe regina”. Nessuna differenza? Sì, Nieto era considerato un “Re”, ma Hailwood e Agostini erano considerati “imperatori”, ognuno nel suo … regno. Come adesso. Anzi, la differenza c’è, perché nell’era MotoGP c’è un solo regno e un solo imperatore: Valentino.

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