SBK Losail, polemiche: il "regalino" di Rea a Sykes e alla Kawasaki. Quando Agostini nel 1964…

Il neo iridato Rea "chiude" il gas per farsi passare da Sykes e garantire alla Kawa anche il secondo posto iridato

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 31 ott 2016
SBK Losail, polemiche: il

Superbike Losail 2016 – Invece di rendere omaggio al trionfatore delle due gare SBK del Qatar Chaz Davies e al fresco vincitore del mondiale 2016 Jonathan Rea ci si arrovella in polemiche sul secondo posto “regalato” a Tom Sykes dal compagno di squadra garantendo così alla Kawasaki i primi due posti in Campionato. Polemiche legittime, intendiamoci, su un fatto che è (molto) discutibile e riguarda da una parte il comportamento – dicasi “sportività” – dei partecipanti alle gare e ai campionati e dall’altra il rapporto fra pilota ufficiale e Casa costruttrice – dicasi ordini di scuderia.

Stiamo parlando non di piloti dilettanti e di gare per semplici appassionati ma di campioni professionisti legati con contratti molto vincolanti e ben pagati da Case i cui interessi sono di ordine economico perché investono ingenti somme di denaro nelle corse soprattutto per trarne un ritorno di immagine e di competenze tecniche utili al buon esito delle vendite sui mercati di tutto il mondo. Non c’è bisogno di ripetere che le corse sono (anche) uno sport molto costoso e alla fine i conti debbono tornare. Quando ciò non succede per tanto tempo o accade in modo esageratamente sbilanciato si va in bancarotta, fallendo, come è successo decenni addietro a tante Case, i primis alle cosiddette grandi Case italiane di cui non ripetiamo i nomi per non deprimere e per non deprimerci.

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In certi casi, come ieri in Qatar, c’è da chiedersi – oltre alla legittimità del gesto di Rea (ma non esistono oggi regolamenti che lo vietano) – se lo stesso campione del Mondo – non potendo disobbedire agli ordini di scuderia (o invece sì?) – ha fatto bene a far passare Syke platealmente oppure se doveva raggiungere lo stesso scopo in modo meno… scoperto, fingendo ad esempio un calo di motore o altro. Ciò detto, senza arrossire, ricordiamo che questi (brutti) fatti sono sempre accaduti nelle corse fin dai tempi di Tazio Nuvolari. Le grandi Case obbligavano i propri piloti a mettere nero su bianco la loro “obbedienza”: in altre parole la Casa comandava e il pilota obbediva. Per decenni ci sono stati molti esempi di piloti, anche grandi campioni, che hanno dovuto chiudere il gas in corsa per farsi superare davanti alla bandiera a scacchi dal proprio compagno di Marca.

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Alcuni di questi lo hanno fatto con… “accortezza”, simulando guai tecnici, altri – come ieri Rea – apertamente. Queste situazioni non solo hanno sempre alimentato polemiche ma, sul posto del fattaccio, anche bagarre, fischi, insulti e litigate fra il pubblico presente e pure – raramente – nello stesso Team. Potremmo fare almeno una decina di esempi, di alcuni siamo stati anche testimoni personalmente, come di questo che raccontiamo, perché riguarda un pilota, il più titolato di tutti i tempi: Giacomo Agostini al suo esordio tricolore con la Morini 250 GP il 19 marzo 1964 sul circuito di Modena, dopo l’assaggio del GP d’Italia a Monza nel settembre 1963.

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La bolognese Moto Morini (all’epoca una delle 4-5 grandi Case italiane impegnata ufficialmente nelle corse), dopo aver dominato con il mitico indimenticabile Tarquinio Provini per almeno tre stagioni (1961-62-63) vincendo tutte le corse int.li e fallendo solo per un soffio il titolo iridato del 1963, affidò nel 1964 (dopo l’assaggio iridato di fine stagione ’63 a Monza) allo “sconosciuto” juniores bergamasco di Lovere Giacomo Agostini la propria portentosa 250 bialbero, definita la monocilindrica più veloce del mondo. A rimetterci fu Silvio Grassetti, all’epoca campione 28enne già affermato con le ufficiali Benelli, Bianchi e MV Agusta (poi vincerà con Yamaha, MZ, JAWA ufficili), sostituito da Provini alla Casa del leoncino e passato alla Casa bolognese con Agostini.

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Alla prima gara 1964 di Modena (di fatto una pre-mondiale), appunto, il pesarese Grassetti dominò la 250, ma l’albo d’oro porta in testa il nome di Agostini, con Silvio solo secondo… in volata. Perché? Perché il battistrada Grassetti, a poche centinaia di metri dal traguardo chiuse il gas, uscì dal cupolino della carena, aspettò l’arrivo di Agostini, regalandogli la vittoria. Ordini di scuderia. Fra il pubblico (chi scrive queste note era lì a far casino…) scoppiò la rivolta, ma il Commendator Alfonso Morini coccolandosi il raggiante Agostini, sorrideva sornione, con alle spalle un cartello che diceva tutto: “Cambiano i piloti ma la Moto Morini continua nelle sue strabilianti affermazioni”.

Ecco, Agostini dimostrò subito di che pasta era fatto, anche in circostanze come quella. Pilota capace di sorvolare su situazioni “delicate” come quella del 19 marzo ‘64 a Modena (ma ricompenserà Grassetti a Monza 1966 tirandolo in scia dietro la sua MV per rendere più competitiva la Bianchi del pesarese) ma anche capace di legarsi al dito qualche sgarbo … verbale dei suoi avversari. Ieri Tom Sykes ha ringraziato Rea. Anche la Kawasaki. E noi?

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