Yamaha XSR 900: il video-test su strada

Pensate che il fascino del vintage e il divertimento alla guida siano due caratteristiche inconciliabili? Perchè non avete provato la nuova Yamaha XSR 900....

Di Manuele Cecconi
Pubblicato il 4 nov 2016
Yamaha XSR 900: il video-test su strada

[blogo-video id=”818837″ title=”YAMAHA XSR 900 – Servizio” content=”” provider=”brid” video_brid_id=”” video_original_source=”” image_url=”https://s3.eu-west-1.amazonaws.com/video.blogo.it/thumb/wkeTYrkf-640.jpg” thumb_maxres=”0″ url=”233313″ embed=”PGRpdiBpZD0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fODE4ODM3JyBjbGFzcz0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudCc+PGlmcmFtZSBjbGFzcz0nbXBfdmlkZW9fdGhlbWUgaWZyYW1lX19tcF92aWRlb190aGVtZScgc3JjPSJodHRwczovL21vdG9ibG9nLmFkbWluLmJsb2dvLml0L3ZwLzgxODgzNy8iIGFsbG93ZnVsbHNjcmVlbj0idHJ1ZSIgd2Via2l0YWxsb3dmdWxsc2NyZWVuPSJ0cnVlIiBtb3phbGxvd2Z1bGxzY3JlZW49InRydWUiIGZyYW1lc3BhY2luZz0nMCcgc2Nyb2xsaW5nPSdubycgYm9yZGVyPScwJyBmcmFtZWJvcmRlcj0nMCcgdnNwYWNlPScwJyBoc3BhY2U9JzAnPjwvaWZyYW1lPjxzdHlsZT4jbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fODE4ODM3e3Bvc2l0aW9uOiByZWxhdGl2ZTtwYWRkaW5nLWJvdHRvbTogNTYuMjUlO2hlaWdodDogMCAhaW1wb3J0YW50O292ZXJmbG93OiBoaWRkZW47d2lkdGg6IDEwMCUgIWltcG9ydGFudDt9ICNtcC12aWRlb19jb250ZW50X184MTg4MzcgLmJyaWQsICNtcC12aWRlb19jb250ZW50X184MTg4MzcgaWZyYW1lIHtwb3NpdGlvbjogYWJzb2x1dGUgIWltcG9ydGFudDt0b3A6IDAgIWltcG9ydGFudDsgbGVmdDogMCAhaW1wb3J0YW50O3dpZHRoOiAxMDAlICFpbXBvcnRhbnQ7aGVpZ2h0OiAxMDAlICFpbXBvcnRhbnQ7fTwvc3R5bGU+PC9kaXY+”]

Diciamocelo chiaramente: per quanto il vintage vada di moda e nonostante i listini delle case si arricchiscano continuamente di modelli in salsa retrò, con questo genere di motociclette bisogna quasi sempre un po’ accontentarsi.

Belle, evocative e con linee molto accattivanti, le moto che si ispirano alle due ruote del passato sono decisamente affascinanti: spesso però, dobbiamo ammetterlo, non sono propriamente dei concentrati di tecnologia.

Eh si, perchè la quasi totalità di questi modelli che strizzano l’occhio ai decenni passati, finiscono per essere “vintage” anche nelle dotazioni: componentistica così così, ciclistiche e impianti frenanti certamente non adatti alla guida sportiva, uniti a motori paciosi e fin troppo tranquilli, fanno di queste moto dei mezzi adatti per passeggiare e poco più.

Se insomma volete godervi qualche passo di montagna in… “allegria”, è comprensibile che siate indotti a guardare altrove: risulta difficile, d’altra parte, godersi appieno un bel misto stretto in sella a una Triumph Bonneville o a una Kawa W800, che per quanto siano moto decisamente valide non hanno certamente nelle loro corde le curve fatte con il coltello tra i denti.

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Le cose, tuttavia, stanno cambiando. Le case costruttrici si stanno infatti accorgendo che ad amare lo stile retrò non sono solo tranquilli motociclisti che vedono le due ruote come un semplice mezzo di trasporto: il vintage ha infatti finito per sedurre anche il nocciolo duro dei motociclisti più sportivi, quelli che riescono ad apprezzare le linee di una volta senza disprezzare il ginocchio a terra e gli allunghi a “gas a martello”.

Perché non accontentarli, dunque? Perché escludere questi motociclisti più “scapestrati” dal piacere di guidare un replica moderna delle leggendarie icone degli anni ’70? D’altra parte non sta scritto da nessuna parte che a una moto dallo stile “antico” debbano per forza corrispondere delle prestazioni e una componentistica altrettanto… datate.

Ecco perchè Yamaha ha deciso di attingere a uno dei suoi ultimi best seller -la vendutissima MT-09– per creare una “neo retrò” che coniugasse lo stile intramontabile delle moto di una volta al piacere di guida e al divertimento che possono regalare invece le moto moderne.

Così è nata la XSR 900: dopo il lancio della XSR 700, la casa dei Tre Diapason ha deciso di osare ancora di più nel segmento delle neo-vintage proponendo una retrò costruita sulla base della fun-bike a tre cilindri di Iwata.

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Con la Yamaha XSR 900 si mette la parola fine a quell’accostamento divenuto ormai quasi scontato tra “heritage” e “lentezza”: con tanta coppia, un’ottima ciclistica e carattere da vendere, l’appeal non è più una prerogativa di chi ha 60 cv fiacchi sotto al sedere.

Con la XSR 900 si può andare veloci con stile. Al prezzo di 9790 euro, poco più di una naked media. Ma con molto, molto più fascino.

Yamaha XSR 900: com’è?

La filosofia “Faster Sons” di Yamaha lascia pochi dubbi riguardo alle intenzioni che la casa di Iwata ha fin da subito avuto con le nuove nate della gamma Sport Heritage: i figli che, pur non perdendo di vista la tradizione dei padri, vanno molto più veloci.

Che la XSR 900 si ispiri alle più belle e storiche motociclette della casa dei Tre Diapason, è piuttosto chiaro sin dal primo sguardo: non solo le classiche stradali XS e le fumanti RD a due tempi, ma anche le ronzanti pluricilindriche da corsa come la TZ750 portata in gara da Kenny Roberts Sr nelle competizioni di flat track.

Anche nella livrea, la XSR si ispira alle iconiche motociclette che hanno fatto la fortuna commerciale e sportiva del brand giapponese: quella provata da noi è la versione 60th Anniversary nella sua splendida colorazione giallo-nero-bianca, un classico delle Race Replica dei Tre Diapason.

Molto bella anche la tonalità blu denominata Rock Slate, un po’ meno vistosa ma elegantissima. Più discreti sono invece il grigio Garage Metal o il nero Midnight Black: in ogni caso, in sella alla XSR 900 è difficile passare inosservati.

Spesso le Case inventano nuovi strampalati termini per definire nuove nicchie di mercato: artifizi retorici di cui i PR abusano, alle volte per darsi un tono, alle volte per persuadere la clientela. Tuttavia, anche a chi è meno anglofilo e mal sopporta i neologisimi figli del marketing, riesce davvero difficile trovare un termine migliore di “neo-vintage” per definire questa tricilindrica.

Classificare come “retrò” questa XSR 900 sarebbe infatti estremamente riduttivo: più che ricalcare le curve delle gloriose antenate, le evoca reinterpretandole in senso moderno. Non si limita a scimiottare gli stilemi classici degli anni ’70, ma li attualizza in un riuscitissimo amalgama tra vecchio e nuovo: se era molto facile fare una bella moto partendo da quel classico design sempreverde, era altrettanto semplice cadere nella banalità.

In Yamaha, invece, sono riusciti a disegnare una moto estremamente originale, cosa affatto scontata quando si tratta di proporre un revival: le forme armoniose del serbatoio da 14 litri e la sella a due livelli con impunture a vista sono belle citazioni del passato che si integrano alla perfezione con elementi non solo moderni, ma addirittura futuristici.

Non è solo la componentistica a farci classificare la XSR come una naked all’avanguardia. La fanaleria a LED, la minimale strumentazione tonda con cruscotto LCD, le rifiniture di alluminio che caratterizzano le sovrastrutture: l’estetica di questa Yamaha è una continua danza tra passato e futuro, che nel complesso non lascia praticamente spazio a cadute di stile.

Cura nei dettagli: è questa una delle cose che maggiormente stupisce guardando la XSR 900. La plastica abbondantemente presente su altre naked è qui stata sostituita da materiali più nobili, come l’alluminio delle cover serbatoio, dei parafanghi e dei fianchetti laterali.

Le finiture, rispetto alla MT-09, sono di qualità superiore: anche le componenti dal look moderno ereditate pari pari dalla sorella street-fighter vengono mascherate bene e passano in secondo piano quando si guarda questa XSR.

Le componenti elettriche e meccaniche necessarie ma esteticamente sgradevoli sono perfettamente occultate dalle scarne sovrastrutture, e si ha davvero l’impressione di avere di fronte un prodotto “premium”. Non male, per una moto il cui prezzo non oltrepassa i 10.000 euro.

Sembra quasi un special artigianale: nulla sembra lasciato al caso, e si ha la sensazione che siano ben poche le concessioni alle economie di scala e alla produzione in grandi numeri.

Non è d’altra parte un caso che il catalogo accessori della XSR 900 sia estremamente ricco: è una moto ampiamente personalizzabile con prodotti offerti dalla stessa Yamaha oppure con componenti plug&play realizzati da alcuni dei più quotati customizer di fama mondiale, che hanno collaborato al progetto Yard Built.

Yamaha XSR 900: la tecnica

Come già anticipato in precedenza, sotto all’aspetto inedito della XSR 900 si nascondono la ciclistica e la meccanica della fortunata MT-09. Ciò non può che essere un bene, visto che la tre cilindri di Iwata è una delle moto più divertenti e riuscite apparse sul mercato negli ultimi due anni.

Una base così convincente sarebbe di per sé una garanzia, ma i tecnici dei Tre Diapason hanno voluto strafare apportando ulteriori migliorie a un progetto già più che ottimo: le differenze a livello tecnico con la sorella dal look moderno sono piccole ma mirate.

Il propulsore è ovviamente il medesimo tricilindrico da 847 cc dotato del famigerato albero a croce Crossplane, ormai un must tra le sportive dei Tre Diapason. Pur portando in eredità gli stessi dati di potenza e coppia (115 cv e 87.5 Nm) il tre in linea DOHC ha subito incisivi aggiornamenti nel comparto elettronico: l’erogazione è stata addolcita rendendola più rotonda e godibile, in modo da eliminare l’effetto on-off ed evitare eventuali “buchi” di potenza.

Inoltre, è arrivato anche il traction control: settabile su due diversi livelli di intervento (più o meno invasivo) il TC è all’occorrenza anche completamente disinseribile. Ovviamente anche qui ritroviamo il ride-by-wire YCC-T e la centralina D-MODE a tre mappature, già presenti sulla MT-09.

L’impianto di scarico nero opaco, che si conforma alle normative Euro 4, è dotato di un terminale in alluminio satinato da cui esce una voce davvero entusiasmante, considerato che stiamo parlando di un sound di serie. Nuova è anche la frizione anti-saltellamento, non presente sulla MT-09.

Anche il comparto ciclistico, comunque, presenta alcuni affinamenti. Rispetto alla sorella c’è un nuovo assetto, forte di tarature esplicitamente dedicate: il set-up della forcella (una upside-down da 41 mm regolabile in estensione e precarico) e del mono-ammortizzatore (con le medesime possibilità di regolazione) è stato modificato per adattarsi alla nuova impostazione di guida della XSR.

Infatti, anche la triangolazione manubrio-sella-pedane ha subito dei mutamenti. Manubrio e pedane sono negli stessi punti, ma la sella (più ampia e confortevole che sulla MT) è stata arretrata di 5 cm e alzata di 15: le nuove geometrie comportano una posizione di guida più impuntata sull’anteriore e molto meno “motardistica” rispetto alla sorella, con il risultato di una migliore ergonomia e un miglior feeling con l’aventreno.

Il telaio in senso stretto è invece invariato: si tratta dello stesso chassis già visto sulla 09, un diamante in alluminio pressofuso verniciato in nero opaco.

Anche nel reparto freni non ci sono novità di rilievo: i due dischi anteriori da 298 mm sono abbinati a un elemento singolo (245 mm) al posteriore, e possono contare su un sistema ABS non disinseribile.

Il peso è invece leggermente aumentato: i kg in più rispetto alla moto da cui deriva sono 4, e fermano l’ago della bilancia a 195 in ordine di marcia.

Yamaha XSR 900: come va?

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Per giudicare la XSR 900 in maniera oggettiva, bisogna partire da un presupposto essenziale. Non stiamo parlando nè di una super-sportiva nè di una naked da sparo, ma di una deliziosa fun-bike votata alla strada che vuole essere sfiziosa e divertente soprattutto nella guida di tutti i giorni: cosa che per altro gli riesce egregiamente.

La taratura delle sospensioni non è estrema, non turistica in senso stretto ma nemmeno sportiva: eccezionale nel quotidiano, la ciclistica della XSR 900 risulta, con il set-up originale, un po’ morbida quando si forza il ritmo.

I trasferimenti di carico in frenata e accelerazione non infastidiscono ma si fanno sentire, ma non ci sentiamo di classificarlo tra i difetti: la moto in curva risulta infatti stabile e mantiene la corda senza esitazione alcuna. In ogni caso, per i perfezionisti, le svariate possibilità di regolazione di mono e forcella permettono di cucirsela addosso con pochi click.

La confidenza globale che questa Yamaha infonde e lo scarso peso ne fanno un’ottima compagna per le sgroppate sui colli: il misto e le curve di montagna sono il suo habitat ideale, uno dei terreni in cui il suo potenziale si esprime al meglio.

A suo favore in queste condizioni giocano molto le caratteristiche del motore: davvero portentoso per coppia ed erogazione, il tricilindrico da quasi 900 cc è davvero un motore fantastico. Vigoroso fin dai bassi regimi e dotato di un allungo notevole, l’unità motrice della XSR 900 è davvero un compromesso ideale tra la “castagna” di un due cilindri e l’esplosione agli alti regimi di un quattro.

“Godibile” è l’aggettivo più indicato per questo straordinario propulsore, ma nonostante ciò non rende bene l’idea di quanto esso sia pronto e pastoso in ogni zona del contagiri: è sicuramente uno dei motori più entusiasmanti che abbiamo provato su strada, praticamente perfetto per divertirsi nell’uso quotidiano.

Alla bisogna, gli si può tirare il collo fino alla zona rossa: questo in-line-three non si tirerà certamente indietro, mantenendo una spinta decisa fino al fondoscala.

Tuttavia, la sua erogazione superba e la capacità di riprendere con forza anche con una marcia più alta del dovuto, non vi richiederanno nè di doverlo tenere su di giri nè di snocciolare marce su marce per poter uscire dalle curve di slancio: ed è quasi un peccato, perchè il sound del tre cilindri è educato ma molto caratteristico: agli alti regimi diventa un ruggito rauco ed entusiasmante.

Il cambio è un altro dei punti di forza di questa moto: oltre a risultare praticamente superfluo in molte situazioni grazie all’elasticità del motore (abbiamo percorso interi tratti di strada in quarta marcia senza avvertire la necessità di scalare) è davvero preciso e robusto. Abbiamo provato in ogni modo a metterlo in crisi utilizzandolo più del dovuto, ma nulla: nella guida su strada -anche decisamente allegra- la trasmissione non ha mai dato segni di stress o sofferenza.

Morbida è anche la frizione, sebbene il comando a cavo possa far storcere il naso ai più esigenti. La frenata, poi, è davvero ottima: buona in quanto a potenza, brilla in particolare per modulabilità e progressività.

Una cosa a cui bisogna forse un po’ abituarsi è un avantreno che, nonostante il nuovo assetto, dà ancora la sensazione di essere un po’ scarico: la nuova posizione di guida più impuntata sul davanti non basta sempre a infondere la giusta confidenza con la ruota anteriore, che in una guida più aggressiva va caricata maggiormente con il peso del corpo per avere un feeling ottimale. In questo, forse, si avverte l’eredità dell’impostazione quasi “motardistica” della MT-09.

Ciò si percepisce soprattutto quando, a passo sostenuto, si incontrano dossi o avvallamenti: l’anteriore si alleggerisce e diventa un po’ instabile, innescando piccoli sbacchettamenti. Nulla di grave, ma se a un motociclista più smaliziato possono solo dare un po’ di noia, potrebbero però mettere in crisi un neofita.

La stessa sensazione si può avvertire ad alte velocità sul dritto (comunque decisamente fuori-Codice): in questo caso però, con un minimo aggiustamento dei piedi sulle pedane può risolvere la situazione. E’ da sottolineare però che questi sono piccoli nei che emergono quando si giudica la XSR allo stesso modo di una naked super-sportiva, cosa che non è e non vuole essere. Ma è talmente semplice prenderci la mano…

Il comfort è molto buono visto che abbiamo a che fare con una nuda: come prevedibile, la protezione aerodinamica non è il massimo, e superati i 130 km/h il vento inizia a farsi sentire parecchio. Ma le vibrazioni praticamente assenti e una posizione di guida comoda non scoraggiano se si tratta di allungare un po’ il giro domenicale.

Certo, per il turismo a lungo raggio non è certo la moto più adatta, ma anche in coppia si difende bene perché il passeggero gode di una porzione ampia e comoda della sella.

E’ in città che la XSR non se la passa proprio egregiamente: nonostante l’ABS venga in vostro aiuto in molte situazioni, il centro cittadino non è proprio il suo ambiente preferito. Nell’uso urbano infatti questa Yamaha non eccelle, poichè la posizione di guida non aiuta nelle manovre di tipo “scooteristico” utili per sgusciare nel traffico con agilità. Il ridotto angolo di sterzo, poi, fa la sua parte nel renderle un po’ indigesto il traffico dell’ora di punta.

In questo contesto, le regolazioni elettroniche della gestione del motore possono rappresentare un prezioso alleato per sopravvivere senza troppo stress nella giungla urbana.

Già, le mappature: il ride-by-wire offre ampie possibilità di aggiustare l’erogazione a proprio piacimento, per adattarla ad ogni situazione.

La mappa A è la migliore per divertirsi, poichè il motore è lasciato a briglie sciolte. Ottima quando si ha voglia di mettere la XSR alla frusta, risulta un po’ troppo spigolosa per la guida disimpegnata di tutti i giorni: non permette una guida rilassata, e per utilizzarla bisogna essere concentrati sulla guida e avere un discreto manico.

La B è invece il suo esatto contrario: castrando molto le prestazioni del motore, finisce per essere praticamente inutile per chi abbia un minimo di esperienza con le due ruote. Anche sul bagnato, risulta quasi superfluo utilizzarla se si ha un po’ di dimestichezza con una moto.

Il miglior compromesso per la guida di tutti i giorni è sicuramente il settaggio intermedio, lo Standard: permette di guidare rilassati ma senza perdere il gusto della guida. Si ha tutta la potenza disponibile, ma essa viene erogata con maggiore dolcezza: ottima per divertirsi in piena sicurezza.

Anche il traction control presenta tre gradi di intervento. Con il livello 1, il più “presente”, risulta davvero troppo invasivo: i continui tagli di potenza, oltre che sembrare inutili, infastidiscono un po’ perché, oltre ad essere frequentissimi, sono anche piuttosto bruschi. Non solo è impossibile andare forte, ma anche il divertimento viene quasi annullato.

A livello 2 la situazione migliora decisamente, con un intervento tempestivo ma discreto: il TC entra in funzione solo quanto è davvero necessario, al fine di evitare brusche scodate e perdite di aderenza notevoli.

Anche con il traction control in posizione OFF, tuttavia, la XSR 900 non mette in crisi il pilota: l’abbiamo guidata per molti km a controlli disinseriti e possiamo dire che la rotondità d’erogazione di questo motore non rende così fondamentale un ausilio di questo tipo.

Con la giusta mappatura e con il TC lasciato… a riposo, questa naked si rivela una fenomenale fun-bike: la coppia del tre cilindri fa sì che impennare sia un gioco da ragazzi, anche per chi non è particolarmente avvezzo a questa pratica, mentre il manubrio largo permette un controllo totale anche durante le più audaci evoluzioni.

Alzare l’anteriore al cielo è uno scherzo: basta un colpo di gas, e per esibirsi in lunghi wheeling non è nemmeno necessario cambiare marcia vista l’elasticità del propulsore. Anche le derapate di potenza, quando si prende un po’ di familiarità, non sono una cosa riservata ai piloti esperti…

In conclusione, la Yamaha XSR 900 è una moto che potremmo quasi considerare polivalente: a modo suo, sa adattarsi a svariati utilizzi e stili di guida, grazie alle doti dell’eccellente propulsore e alle mappature che ne modificano radicalmente il carattere.

Che siate in vena di divertirvi come bambini disobbedienti o che preferiate trottare sul lungomare con il motore sottocoppia, la XSR 900 vi asseconderà in ogni vostra inclinazione. E lo farà con uno stile e un appeal praticamente inarrivabili per la maggior parte delle moto in commercio.

Siete alla disperata ricerca di una retrò che sappia appagare anche i vostri istinti più primitivi? Eccola.

Pregi & Difetti

Piace

Stile e carattere
Motore portentoso
Frenata modulabile
Cambio preciso
Divertimento in sella
Ampia possibilità di regolazioni ciclistiche ed elettroniche

Non piace

Frizione a cavo
Avantreno “leggero” con settaggi di serie
Assetto un po’ morbido

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Nella pagina successiva, le caratteristiche tecniche

Yamaha XSR 900: caratteristiche tecniche

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Motore

Motore 3 cilindri, raffreddato a liquido, 4 tempi, DOHC, 4 valvole
Cilindrata 847 cc
Alesaggio x corsa 78,0 mm x 59,1 mm
Rapporto di compressione 11,5 : 1
Potenza massima 84,6 kW (115CV) @ 10.000 giri/min
Coppia massima 87,5 Nm (8,9 kg-m) @ 8.500 giri/min
Lubrificazione Carter umido
Frizione in bagno d’olio, dischi multipli
Alimentazione Iniezione
Accensione TCI
Avviamento Elettrico
Trasmissione Sempre in presa, 6 marce
Trasmissione finale Catena

Telaio

Telaio A diamante
Sospensione anteriore Forcella telescopica
Escursione anteriore 137 mm
Inclinazione canotto sterzo 25º
Avancorsa 103 mm
Sospensione posteriore Forcellone oscillante, (leveraggi progressivi)
Escursione posteriore 130 mm
Freno anteriore Doppio disco idraulico, Ø 298 mm
Freno posteriore Disco idraulico, Ø 245 mm
Pneumatico anteriore 120/70ZR17M/C (58W) (Tubeless)
Pneumatico posteriore 180/55ZR17M/C (73W) (Tubeless)

Dimensioni

Lunghezza 2.075 mm
Larghezza 815 mm
Altezza 1.135 mm
Altezza sella 830 mm
Interasse 1.440 mm
Altezza minima da terra 135 mm
Peso in ordine di marcia (compresi serbatoi olio e carburante pieni) 195 kg /
Capacità serbatoio carburante 14 L
Quantità olio motore 3,4 L

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