Moto3 Valencia, lotta per il “vice” fra Bastianini e Bagnaia. Ancora tante cadute?

Va in scena a Valencia l'ultima gara della Moto3 dove rimane da assegnare il secondo posto nel mondiale

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 8 nov 2016
Moto3 Valencia, lotta per il “vice” fra Bastianini e Bagnaia. Ancora tante cadute?

Moto3 Valencia 2016 – Nell’ultimo appuntamento stagionale di domenica prossima a Valencia c’è particolare attesa per la Moto3, la 250 GP ricca di show ma anche piena di cadute. L’attesa riguarda intanto la lotta per il secondo e il terzo posto in un campionato che ha già premiato con il titolo iridato il 21enne sudafricano Brad Binder (Ktm), il pilota quest’anno più completo, lineare ed esperto. Una faccenda, quella del secondo e del terzo posto, che interessa innanzi tutto gli italiani con Enea Bastianini (Honda) a 164 punti e Francesco Bagnaia (Mahindra) a 145, in lizza con Jorge Navarro (Honda) a 143. Seguono, a ridosso del podio, per la battaglia del miglior debuttante, Nicolò Bulega (Ktm) a 129, Joan Mir (Ktm) a 124, Fabio Di Giannantonio (Honda) a 123. Tutti gli altri più staccati.

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A parte questa avvincente battaglia per il titolo di vice campione del Mondo l’attesa è per vedere come si svolgerà la gara domenica, se cioè sarà “lineare” o se subirà la decimazione per le tante cadute a… “grappolo”, come già avvenuto nei tre round di Motegi, Phillip Island, Sepang, particolarmente nel GP del Giappone, con ben 14 piloti a terra.

C’è da sperare che a Valencia si torni nella norma anche se è difficile pensare che le cadute nei precedenti GP siano frutto di condizioni particolari e non la conseguenza di una categoria oggi estremamente livellata sia sul piano dei piloti (per lo più giovanissimi fra i 16 e i 21 anni) che su quello tecnico (con moto rese particolarmente guidabili e dalle prestazioni “simili” grazie ai regolamenti molto restrittivi).

Non vogliamo passare per menagramo ma se nell’ultimo GP stagionale dovessero ripetersi così tante cadute e per lo più con la stessa dinamica (contatti fra diversi piloti ecc.) è evidente che non si può sottovalutare quel che diventerebbe un vero e proprio segnale d’allarme. Anche perché fin qui – diciamo – le tante cadute non hanno prodotto per lo più effetti disastrosi per le condizioni fisiche dei piloti, quasi tutti presenti in questo we spagnolo, anche se non tutti al cento per cento proprio a causa dei postumi degli incidenti di Sepang. E’ una matassa non facile da districare.

Perché prima si fa di tutto per accrescere lo spettacolo in pista e quando questo è raggiunto con corse infuocate dove decine di piloti si danno battaglia per il podio e altrettanti per le posizioni limitrofe non si può fare … marcia indietro, con gare piatte prive del sale dato dalle emozioni della bagarre alla baionetta. Una domanda: perché, ad esempio, in MotoGP (anche gli dei cadono …) non ci sono così tante cadute?

Perché i partenti sono poco meno della metà di quelli della Moto3, perché solo una manciata di piloti gira sugli stessi tempi e le differenze fra piloti e moto sono pesanti, perché i piloti sono anche più “anziani”, esperti, freddi.

In Moto3, questi “giovani leoni”, sin dalla prima curva del primo giro, si buttano in quella che pare a loro la corsa della vita: non danno tempo al tempo – diciamo così – per far assestare la corsa e rischiano anche oltre misura per guadagnare o per non perdere un metro di pista o una posizione. Ma possiamo dar loro torto? Stiamo parlando sì di piloti-ragazzi o addirittura di rookie, ma al contempo siamo pur sempre in presenza di “signori” piloti, di gran fegato ma anche di gran manico, già rodati da precedenti battaglie in tante corse e diversi campionati, se pur di livello inferiore.

Riteniamo che siano soprattutto le caratteristiche tecniche delle attuali Moto3 a determinare queste situazioni. Una medaglia a due facce: da una parte consentono un grande spettacolo in pista, dall’altra nascondono le insidie insite in moto “simili” adatte per ogni arrembaggio. Allora, sono evitabili questi incidenti? No.

Confermiamo quanto scritto recentemente su Motoblog: “Non sono evitabili. Anche perché nessun incidente è provocato volontariamente (ci mancherebbe!) e (quasi) tutti avvengono per contatto dovuto alla bagarre in pista. Ogni pilota lotta per superare gli avversari e vuole vincere. Certo, a volte non manca l’eccessiva euforia (o l’errore di calcolo), persino la… sgomitata, di chi vuole passare dove passare non si può: ma ci sono i regolamenti che vanno applicati con severità e inflessibilmente senza eccezione alcuna. Non si possono imporre alla Moto3 ulteriori limitazioni regolamentari e tanto meno ai piloti limiti .. di velocità o di .. combattività. Le corse sono seguite e affascinano perché in pista c’è battaglia. La battaglia fa spettacolo. E lo spettacolo fa business. Il rischio rimane, alto, molto alto, ineliminabile. Sperando nella benevolenza della dea bendata”. Già.

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