Valentino Rossi, quel calcio nel paddock e le scuse. Ma la tifosa lo denuncia...

Il Dottore si scusa nel debrief di Valencia, ma sottolinea la difficoltà della pressione all'interno del Paddock, una zona dove dovrebbe esserci comunque il rispetto per piloti e addetti ai lavori.

Di Flavio Atzori
Pubblicato il 14 nov 2016
Valentino Rossi, quel calcio nel paddock e le scuse. Ma la tifosa lo denuncia...

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Non si accenna a placarsi la polemica riguardante Valentino Rossi e la spettatrice all’interno del paddock di Valencia. Una questione che poteva risolversi in poco tempo ma che, dato il risalto ad opera dei social, sta diventando sempre più una tempesta in un bicchier d’acqua. Anche perchè, se l’occasione fa l’uomo ladro, perchè non approfittarne?

Deve avere evidentemente pensato cosi la tifosa dopo aver visto il risalto mediatico del gesto – condannabile per carità – di Valentino Rossi.

Intervenuta alla radio spagnola “Radio Cape”, la signora Ana Cabanillas ha cosi commentato: “fosse accaduto inavvertitamente avrei accettato le scuse. Dopo aver visto il video però, penso che presenterò una denuncia, perchè non solo mi ha dato un calcio, ma l’ha fatto di proposito. Questa è una cosa che non può essere tollerata”.

Un dietrofront della Cabanillas che inizialmente aveva accettato le scuse del Dottore.

Aggiornamento a cura di Flavio Atzori

Valentino Rossi, quel calcio nel paddock e le scuse

Nel mondo della comunicazione 2.0, praticamente mai mediata da un mass media, capita che una situazione invero scomoda, magari un poco antipatica, diventi un uragano di proporzioni bibliche in grado di calamitare l’attenzione di mass media e autorevoli fonti dell’informazione. Il punto è sempre lo stesso, ed è cruciale. Dove sta la notizia? In che modo va trattata? Ecco, il concetto di notizia si è decisamente evoluto (o involuto?) nel corso degli ultimi tempi, e quello che una volta era definito come citizen journalism, ora è praticamente pane quotidiano. Il che può avere risvolti positivi talvolta, ma anche negativi se mal utilizzati.

Prendiamo l’ultimo esempio, quello di Valentino Rossi a Valencia. Il campione di Tavullia, si sa, è sempre oggetto di pressing e pressioni da parte dei fan. D’altro canto è un personaggio globale, e lui stesso ha contribuito a quel circolo (vizioso o virtuoso fate voi) di appassionati che non tardano a braccarlo. Ecco, il problema non risiede nel tifo, nella volontà di accostarsi ad un pilota per una foto o per un autografo, ci mancherebbe. Il problema risiede spesse volte nel modo.

Il video che circola sulla rete ritrae un Valentino Rossi – con dietro l’addetto stampa del team Yamaha MotoGP – su di uno scooter che a fatica riesce ad uscire fuori da una marea di persone a fatica e, giunto accanto ad una ragazza che si preparava a fare un video o un selfie con un selfie-stick, si fa largo scalciando. Unanime la critica nei confronti del Dottore, apostrofato in malo modo da molti appassionati spagnoli e non sui social.

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Ecco, se il gesto è condannabile, vale la pena però analizzare un concetto di base. La celebrità è tale grazie a chi lo segue, altrimenti non sarebbe nessuno, questo è innegabile. E’ altrettanto vero però che una celebrità non può essere a disposizione di chiunque in qualsiasi momento, sopratutto durante un week-end di gara, sopratutto in un’area come il paddock in cui bisogna rispettare delle regole. Il paddock è la casa di piloti, meccanici, addetti ai lavori e se un tifoso ha la fortuna o il piacere di accedervi – magari pagando anche il ticket – questo non gli da il diritto di poter fare tutto quello che vuole. Non funziona cosi, non è buon senso.

E’ quindi giusto che Rossi si sia scusato per un gesto deprecabile e non giustificabile, ma l’invito è quello di prestare attenzione alle sue parole: “Il video l’ho visto e naturalmente è solo l’ultima parte di tutto quello che è successo. Per prima cosa devo scusarmi con la signora e spero che stia bene”

Per me però è veramente difficile vivere nel paddock. Qui a Valencia è una situazione incontrollabile, ma anche da altre parti. E’ da un po’ di gare che chiedo di aiutarmi, però quando esco dal mio camion sono sempre schiaffi, gente che mi ruba il cappello, gente che mi tira per fare la foto”.

“Lì uscivo da un gruppo di persone che mi stavano ‘menando’. Purtroppo c’era questa signora che per farsi il selfie mi è venuta addosso e mi ha anche frenato, quindi ho avuto paura per la mia incolumità. Però le chiedo scusa. Sicuramente quando siamo a lavorare abbiamo già tanti problemi e sarebbe bello poter andare da una parte all’altra del paddock senza dover sempre lottare con tutti. Valencia è così, è bello anche perché ci sono tanti tifosi, quindi chiedo scusa alla signora”.

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Per chi pensa che questa situazione sia riconducibile a Valentino Rossi, chi scrive è stato testimone oculare – diverse volte – di accadimenti non dissimili anche nei confronti dei vari Lorenzo, Marquez. Spesse volte bloccati, talvolta anche insultati se, dopo essersi fermati a firmare autografi, son dovuti scappare per fare…i proprio lavoro.

E’ la deriva dei social, della diretta facebook, o meglio, di un certo tipo di tifoseria senza cultura, a prescindere dai social o meno. E’ l’utilizzo dello strumento a poter essere positivo o negativo. Potremmo analizzare i motivi di questa degenerazione, ma qui si parla di moto. E, in questo bailamme da “sbatti la notizia in prima pagina” in effetti, di notizia motociclistica, non ce n’è nemmeno l’ombra.

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