Suzuki mette il turbo: la sovralimentazione nel futuro di Hamamatsu
Suzuki potrebbe prendere la strada dei motori sovralimentati nel giro di breve tempo: a dirlo è il CEO del brand giapponese, che ha confermato che il turbo è nei piani futuri della casa di Hamamatsu
E’ appena arrivata la notizia dell’arrivo (probabilmente a fine 2017) di una nuova generazione di Suzuki Hayabusa, che da Hamamatsu ci giungono altre interessati news riguardo al futuro del marchio giapponese celebre per sportive quali la RG 500 “Gamma” e la mitica GSX-R.
Intervistato dagli inglesi di MCN, il Presidente e CEO della casa Toshiro Suzuki ha infatti rilasciato alcune interessanti dichiarazioni riguardanti l’avvenire -sportivo e commerciale- del brand di Hamamatsu.
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Dopo l’esplosione della crisi economica nel 2008, Suzuki si era concentrata principalmente sui brulicanti mercati emergenti, lasciando un po’ scoperto il fronte occidentale: non si può dire che in questi anni, in Nord America ed Europa, si siano viste così tante novità nel listino della casa nipponica. Comprensibile, in un periodo di recessione: ma ora è tempo di cambiare aria.
Come? Ovviamente rilanciando il settore delle maxi-moto, le cui ricadute tecnologiche si potranno apprezzare anche sulle piccole cilindrate, il segmento che traina le vendite nei mercati del Sud-Est asiatico.
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La presentazione della nuova GSX-R 1000, l’ammiraglia sportiva del marchio giapponese, è solo l’inizio di un rilancio che interesserà altre nicchie di mercato. Anche le neo-retrò, moto che nel Vecchio Continente stanno riscuotendo un successo inaudito?
“E’ evidente che attualmente ci sia una vera e propria vintage-mania, e abbiamo considerato la possibilità di avventurarci in questo segmento con alcuni modelli” ha detto il Presidente “ma per ora la nostra priorità è la GSX-R 1000 e le moto che da essa deriveranno, utilizzando le stesse tecnologie”.
A questo proposito, il CEO di Hamamatsu ha parlato anche del futuro sportivo del nuovo modello hyper-sport, paventando la possibilità di un ritorno in Superbike in forma ufficiale: “Stiamo prendendo in considerazione l’ipotesi di ritornare nella massima categoria delle derivate di serie, ma prima vogliamo vedere cosa ci dirà il mercato riguardo al nuovo modello. Quando avremo un feedback, considereremo anche la possibilità WSBK”.
Ma le dichiarazioni più interessanti, il presidente Suzuki le ha rilasciate sul fronte tecnico. Pare infatti che il marchio di Hamamatsu creda fortemente nella possibilità di rilanciare il turbocompressore anche nelle due ruote.
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Non è una notizia del tutto inedita, a dire il vero, visto che già nel 2013 venne presentato ad EICMA il prototipo Recursion, una bicilindrica parallela da 600 cc dotata di sovralimentazione mediante turbina: l’eccezionalità della notizia dell’interesse di Suzuki per i motori a induzione forzata sta nel fatto che si tratta di una conferma ufficiale, che arriva direttamente dai vertici della casa.
“Il Turbo è parte dei nostri piani futuri, così come le moto elettriche. Produciamo anche automobili, e pertanto siamo attenti alla connessione che ci può essere tra il mondo delle due e delle quattro ruote: certe tecnologie si possono portare da un settore all’altro, ed è questo quello che sta succedendo”.
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Già, le automobili. Gli anni ’80 furono, in campo automotive, il periodo di una vera e propria “febbre da turbo”: la sorvalimentazione sembrava essere la nuova frontiera, una caratteristica irrinunciabile per rimanere competitivi e per garantire adeguati dati di potenza e coppia, una spinta maggiore e una migliore “castagna” ai propulsori. Era il periodo delle F1 Turbo da 1500 cc con più di 1000 cv.
La turbomania si diffuse anche alle moto, e soprattutto le case giapponesi (ma anche Morini fece qualche tentativo…) tentarono di importare anche nelle due ruote quella che sembrava la panacea di tutti i mali: Suzuki stessa propose la XN85, lanciata nel 1983 per battagliare con le sovralimentate Honda CX, Kawasaki GPZ e Yamaha XJ.
Durò poco: il turbo nelle motociclette non ebbe fortuna, e la fiamma si spense in breve tempo. Ora però, a distanza di 30 anni, i difetti dei turbocompressori di allora sono stati quasi del tutto risolti, e il momento sembra propizio per riprovarci: Kawasaki ha già sondato il terreno con una soluzione “ibrida” (il compressore della Ninja H2 non è un turbo, ma un compressore centrifugo azionato meccanicamente) e chissà che non sia proprio Suzuki la prima a lanciarsi in quella direzione.
Considerato il boom che la sovralimentazione sta conoscendo sulle quattro ruote, la domanda sorge spontanea: le case motociclistiche cosa stanno aspettando?
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