Valentino Rossi, l’ultimo assalto al titolo iridato numero 10
Il "Dottore" vuole coronare la sua carriera alle "spalle" di Agostini
Campionato del Mondo MotoGP 2017 – Personaggio istrionico e pilota dalle mille risorse, Valentino Rossi è chiamato nel 2017, a 38 anni, al miracolo dei miracoli centrando l’ultimo suo grande obiettivo, il titolo iridato numero 10. Sarebbe questo il coronamento di una carriera straordinaria, per molti versi inimitabile, dopo di che il fuoriclasse pesarese può calcare ancora le piste ma senza più l’assillo di questo ambito obiettivo che, statisticamente, lo collocherebbe al terzo posto assoluto fra i piloti del Motomondiale dopo Giacomo Agostini (15 titoli) e Angel Nieto (12+1), davanti a Mike Hailwood e a Carlo Ubbiali entrambi con 9 corone.
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Avendo Nieto conquistato i suoi titoli solo nelle 50 e 125 cc., di fatto Rossi sarebbe secondo solo all’inarrivabile mitico Agostini, per di più con il valore aggiunto di essersi “laureato” in quattro cilindrate: 125, 250, 500 e MotoGP. Tant’è. E’ questo, quindi, quello dell’ennesimo assalto al decimo titolo iridato da parte di Valentino, uno dei motivi di maggior interesse, se non il leitmotiv, della attesissima stagione 2017 MotoGP. Missione impossibile per il “Dottore” di Tavullia? Non certo facile ma fattibile grazie a un Rossi integro sul piano fisico e psichico, smagliante nella sua voglia di continuare ad eccellere, un “vecchio” leone con tutto l’armamentario della volpe “scafata” e ancora capace di famelici… assalti all’arma bianca.
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E i 38 anni di fronte ai prossimi 24 anni di Marc Marquez, ai prossimi 30 anni di Jorge Lorenzo, ai 22 anni del nuovo compagno in Yamaha Maverick Vinales, ai prossimi 28 anni di Andrea Iannone, ai prossimi 31 anni di Andrea Dovizioso, ecc.? Gli anni, per l’asso pesarese, potrebbero non essere una zavorra ma un valore aggiunto, impostando un campionato con una tattica da “ragioniere”, sfruttando – chi meglio di lui sa farlo? – la rivalità accesissima fra i suoi vecchi e nuovi avversari.
Il “nemico” Max Biaggi non ha vinto così, alla bella età di 41 anni suonati, il suo sesto titolo iridato? La Sbk non è la MotoGP ma la sostanza non cambia. Per le statistiche, va ricordato che Rossi è fra i piloti più anziani a vincere una gara iridata (con il primo posto a Jerez del 2016 è nono assoluto all’età di 37 anni e 68 giorni davanti a Phil Read decimo a 36 anni e 235 giorni e dietro a Bayliss a 37 anni e 213 giorni, a Nello Pagani a 37 anni e 328 giorni, a Stansty a 38 anni e 247 giorni, a Daniell a 39 anni e 240 giorni, a Ahearn a 41 anni e 21 giorni, a Findlay a 42 anni e 85 giorni e a Fergus Anderson in vetta a 44 anni e 237 giorni con la vittoria del GP di Spagna al Montjuic del 1953).
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Completando il quadro con i piloti più anziani campioni del mondo troviamo Hermann Muller iridato 250 1955 a 45 anni e 331 giorni, poi Fergus Anderson iridato 350 1954 a 45 anni e 215 giorni, quindi Rolf Biland iridato sidecar 1994 a 43 anni e 163 giorni, Leslie Graham iridato 500 1949 a 37 anni e 341 giorni, Nello Pagani iridato 125 1949 a 37 anni e 272 giorni, Stefan Dorflinger iridato 80 1985 a 36 anni e 210 giorni, Eugenio Lazzarini iridato 50 1980 a 35 anni e 151 giorni, Valentino Rossi iridato MotoGP 2009 a 30 anni e 251 giorni. Ogni gara e ogni campionato fanno storia a se stante ma questo è il quadro.
Tornando a Rossi, bisogna valutare il livello della competitività della Yamaha 2017 – specie nel nuovo motore – e soprattutto l’effetto del nuovo arrivato Vinales, pilota di gran talento e per nulla propenso a svolgere il ruolo di gregario, al posto del mai sopportato Lorenzo sbarcato a Borgo Panigale, coéquipier di Dovizioso, per rinveridere l’alloro iridato di Casey Stoner. Marquez su Honda resta l’uomo da battere. Per il resto, con la Casa dell’Ala dorata e quella dei tre diapason favorite d’obbligo, non mancheranno exploit sia da parte di Suzuki (qui arriva Iannone) che di Ducati, appunto forte di un carico da 90 qual è Jorge il maiorchino. Si tratta poi di vedere i passi avanti di Aprilia e il peso reale della inedita Ktm.
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Rossi, comunque vada, resta la bandiera e il catalizzatore della MotoGP che proprio soprattutto grazie al pesarese gode di un forte appeal e di audience da primati. Marquez è oggi il pilota di maggior “potenza” e prospettiva, capace di inventarsi la corsa e anche di … esagerare; Lorenzo il più “classico”, insuperabile in fuga solitaria ma non altrettanto nel duello alla baionetta; Vinales la promessa che è già realtà, forse un Lorenzo bis, più ruspante ma anche più… raspante. I primi due sono già “Re” consacrati e il terzo lo sarà presto.
Ma l’”imperatore” resta uno solo: Valentino Rossi. Se Hailwood e Agostini rimangono i veri miti dell’arte di correre in motocicletta, Rossi è un … mix fra i due “extra”. Valentino, come Mike, è stato capace di salire – vincendo – su ogni moto in ogni cilindrata ma, a differenza dell’inglese, l’asso pesarese “misura” la situazione – contestualizza – “apre” in determinate condizioni, quando la moto è a posto, quando “tutto” è a posto: tale e quale Ago.
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Comunque vada nel 2017, Rossi resta Rossi (anche con le sue sbavature in pista e fuori), non solo per i suoi titoli e le sue vittorie e per quanto ha dato al motociclismo proiettandolo in una dimensione planetaria fuori dagli steccati degli appassionati, ma per ciò che oggi ancora rappresenta e soprattutto perché è tuttora al top, competitivo, capace di battersi per la vittoria.
Non possiamo che ripetere quanto già scritto all’inizio della stagione precedente: “Il motociclismo ha ancora bisogno di Valentino competitivo in pista: non è ancora pronto al contraccolpo di un forfait che renderebbe orfano l’intero motomondiale. Piaccia o no, è così.
Certo, la legge dello sport non perdona: ovvio che Rossi non è più quello di prima. Ma ciò non toglie che si possa sopperire con la volontà e l’esperienza, con la raffinatezza tattico-strategica, a una minor aggressività. E’ questa la carta che Valentino giocherà, senza l’ossessione del … risultato. Con la serena consapevolezza di dover compiere semplicemente un … miracolo”.
Ecco, il miracolo del titolo numero dieci. Non può non provarci. Anche se dovesse essere l’ultima volta.