Marquez mette nel "mirino" i 15 titoli di Agostini? Obiettivo possibile o miraggio?

Marc Marquez ha parlato del suo futuro e della remota possibilità di raggiungere i 15 titoli mondiali di Giacomo Agostini

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 5 gen 2017
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Campionato del Mondo MotoGP 2017 – Anche Marc Marquez, come tanti altri campioni prima di lui, vede l’ambitissimo traguardo dei 15 titoli iridati di Giacomo Agostini una meta praticamente impossibile. “Eguagliare Agostini – dice a Marca il campione del mondo MotoGP – non sarà facile, non penso arriverò a tanto. Allora si poteva correre in due categorie, ora no”. Marquez a 23 anni ha già vinto ben 5 titoli iridati e, almeno teoricamente, potrebbe essere il campione capace di battere il record di Agostini.

Ma, come sempre, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e non sono pochi i piloti – non solo del passato – che, partiti alla grande mietendo titoli di campione del Mondo hanno poi dovuto rallentare la corsa verso l’arcobaleno e alla fine abbandonare il sogno. L’ultimo in ordine di tempo ad averci provato è stato Valentino Rossi, impegnato nel 2017 a tentare l’assalto al titolo numero 10 – obiettivo non impossibile pur se per niente facile – ma anch’egli rassegnato rispetto al record di Ago, diventato un miraggio nel deserto, il simbolo di un grande obiettivo desiderato ma sempre mancato, irraggiungibile. Paragonare piloti, moto, gare e campionati di epoche diverse è impresa ardua quanto inutile in quanto dagli anni ‘60 e ’70 ad oggi il motociclismo ha mutato faccia e sostanza.

[img src=”https://media.motoblog.it/4/440/marquez_agostini.jpg” alt=”Marquez e Agostini” align=”left” size=”large” id=”378780″]

Ma una domanda s’impone: perché Agostini vinse 15 titoli mondiali? Solo perché – come afferma anche Marquez – correva nella stessa stagione in due categorie, la 350 e 500? Tanti altri piloti gareggiavano all’epoca in due e anche tre categorie. Ago riuscì nell’impresa perché era un fuoriclasse innato, preparato, intelligente e furbo, perché disponeva di moto adeguate e quasi sempre le più competitive, perché era pure “fortunato”, perché i suoi più grandi avversari sono via via venuti a mancare vuoi per incidenti mortali (Hocking, Phillis, Mc Intyre, Saarinen, Pasolini, Ivy, Herrero ecc.), vuoi per abbandono dell’attività come ad esempio Mike Hailwood, il più grande di tutti.

Nella 500 Agostini – dopo la sua prima stagione iridata di apprendistato nel 1965 alla MV Agusta quale fedele “secondo” dell’illustre maestro Hailwood – conquistò il suo primo mondiale nel 1966 sulla inedita 3 cilindri di Cascina Costa, moto fatta su misura per Mino, meno potente ma più sicura e più “facile” della debuttante inguidabile Honda 4 cilindri – un bestione alto e goffo di quasi 100 CV! – affidata all’inizio a Jim Redman poi ad Hailwood che la domò tanto da perdere alla fine quel mondiale nell’ultima gara di Monza per rottura del cambio. Mike, per stizza, gettava nel gabinetto dell’autodromo i fiori del contentino, Ago ringraziava per la sua prima corona di gloria. Non solo.

[img src=”https://media.motoblog.it/4/411/marc-marquez-australia-2016-crash-21.jpg” alt=”PHILLIP ISLAND, AUSTRALIA – OCTOBER 22: Marc Marquez of Spain and the Repsol Honda Team rides during qualifying for the 2016 MotoGP of Australia at Phillip Island Grand Prix Circuit on October 22, 2016 in Phillip Island, Australia. (Photo by Quinn Rooney/Getty Images)” align=”left” size=”large” id=”817044″]

Il mese dopo, nell’ultima “tricolore” all’autodromo capitolino di Vallelunga, il sostituto di Provini (messo ko dal gravissimo incidente di fine agosto al TT inglese) alla Benelli, Renzo Pasolini battè clamorosamente con la debuttante 500 4 cilindri della Casa pesarese il neo iridato Agostini (che nella foga cadde rompendosi un piede) facendo addirittura il bis l’anno dopo nella gara d’apertura del 19 marzo 1967 a Modena. La MV Agusta batteva la Honda ma prendeva paga dalla Benelli. Ma la Casa del Leoncino si limitò prevalentemente a gareggiare nelle 250 e 350, fino a dare pro tempore a Monza ‘67 ad Hailwood la sua 500, con l’epilogo dell’arcinota caduta di Mike alla Parabolica e l’ennesima cavalcata solitaria di Ago.

Dal 1967 al 1972 Agostini “balla” da solo intascando altri 6 titoli, oltre ai 7 titoli (dal 1968 al 1974) della 350, un po’ più sofferti. Di fronte a questo quadro c’è chi dice che i titoli di Agostini – quanto meno alcuni di questi – siano come… “rubati”. Ma questa è una sciocchezza. Una controprova viene dal mondiale 500 vinto magistralmente da Ago nel 1975 sulla Yamaha 2 tempi 4 cilindri e viene soprattutto dalle battaglie condotte dal fuoriclasse di Lovere nella 350 e nella stessa mezzo litro contro avversari e moto – quando c’erano – di grande levatura. E la fortuna? La fortuna aiuta gli… audaci.

Ed Enzo Ferrari diceva che fra due piloti dello stesso valore lui preferiva quello più fortunato. Quando non doveva sbagliare il colpo Agostini non lo sbagliava. Quando non c’erano avversari da battere, Ago batteva il cronometro. Più che fortunato lui, si potrebbe dire favorito dalla sfortuna altrui. Con i se non si fa la storia. Ma il motociclismo dell’era Agostini – senza la “fuga” di Hailwood a fine anni ’60 e senza la tragica scomparsa di Saarinen e Pasolini nel 1973 – non sarebbe stato lo stesso. Marquez ce la può fare a raggiungere la vetta del mitico Ago? Si vedrà. Per adesso anche il giovane fuoriclasse spagnolo della Honda ha altro da pensare e da… fare.

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