Honda 6 cilindri in pista con Guy Martin: revival nel ricordo di Hailwood

La gloriosa Honda 6 cilindri tornerà a girare in pista con Guy Martin per un revival nel ricordo del mito Mike Hailwood e del motociclismo della “follia”

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 3 feb 2017
Honda 6 cilindri in pista con Guy Martin: revival nel ricordo di Hailwood

Ogni occasione è buona per ricordare una delle moto da corsa che hanno segnato la storia del motociclismo di tutti i tempi, la Honda GP 250 4 tempi 6 cilindri. Come già anticipato ieri, all’evento inglese dell’8-9 luglio 2017 “Castle Combe Grand National”, la Honda consentirà a Guy Martin – il pilota emblema delle moderne Road Races che tornerà quest’anno al Tourist Trophy – di esibirsi sulla RC174 6 cilindri, l’ultima evoluzione della RC 166 quarto di litro con il motore portato a 297cc. campione del Mondo 350 1967 con Mike Hailwood.

[related layout=”right” permalink=”https://www.motoblog.it/post/840192/guy-martin-guidera-la-honda-sei-cilindri-di-mike-hailwood”][/related]Chi scrive queste note è fra quelli che ritengono la 250 6 cilindri della Casa dell’Ala Dorata la moto più “importante” del Motomondiale dal 1949 ad oggi e il 9 volte iridato Mike “the bike” il suo più degno conduttore, il pilota più grande di tutti i tempi. Non si tratta di riproporre fredda tecnologia e numeri cui, comunque, meglio togliersi sempre il cappello (il frazionamento del 6 cilindri 4 tempi in linea, le 4 valvole per cilindro, i 65 CV a oltre 18.000 giri pari a 260 cv/litro, la velocità di oltre 260 Kmh ecc.). Si deve rendere onore a quel motociclismo della “follia” non solo per il coraggio oltre misura dei piloti de: “I giorni del coraggio” ma anche per come le Case con i suoi progettisti (in questo caso il geniale 24enne Soichiro Hirimajiri) guardavano sempre oltre l’orizzonte della tecnica acquisita facendo dell’innovazione la sfida che andava fuori dal prodotto industriale, anticipandolo e nobilizzandolo.

E’ così che una Casa conquista, con le corse, il mercato mondiale, è così che una moto Grand Prix diventa “mito”, oltrepassa i confini del motociclismo e dello sport, assurge a simbolo culturale, con il suo inedito sound del leone che attacca col ruggito o del leone ferito, rauco, su su fino ai 18 mila giri e alla musica celestiale, immortale, al pari di quella di Mozart. Ma queste parole non hanno quasi senso di fronte alla maestosità dell’urlo rabbioso, dal vero, di una staccata di Mike su quel bolide portentoso alla Parabolica di Monza o al gorgogliare come una fresca cascata d’acqua alpina in una esse di Assen. Quante volte osservando in pista dal vivo il binomio H-H abbiamo gridato: poesia! Quante volte siamo stati ammaliati da quanto pilota e da questo mezzo che sapevano portare a sintesi il motociclismo ed esaltare il brivido della passione!

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Tempi memorabili, di grandi trionfi festosi e anche di giornate buie e luttuose, tempi inimitabili e improponibili, tempi dove la sapienza e l’estro dell’uomo si univano per mettere in scena il motociclismo del “batticuore”, ben distante e distinto da quello odierno imperniato sullo show-business. Alla fine del 1964 era stato il rodesiano Jim Redman a portare al debutto a Monza – con non poche difficoltà di affidabilità di motore e di guida – la prima 6 cilindri Honda, la RC165 progettata e costruita a tempi di record in funzione anti Yamaha 2 tempi. Ma fu poi Mike Hailwood a tradurne tutto il potenziale e a fare del bolide rosso argento con l’ala dorata un’arma imbattibile.

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Per avere il senso delle proporzioni, nel 1964 Giacomo Agostini sulla perfetta ma superata Morini 250 monocilindrica bialbero 4 tempi si trovò… disarmato di fronte alle Honda “6” disponendo la moto bolognese di soli 37 CV a 11.000 giri (cioè oltre 20 Cv e oltre 20 Kmh in meno!) e il gran telaio e la grande affidabilità nulla più potevano di fronte alle nuove belve super frazionate nipponiche. La RC174, fu “solo” l’evoluzione della sorella minore, con una manciata di “cc” in più (297) che permisero ad Hailwood di dominare il mondiale 350 1967 strapazzando Agostini sulla pur eccelsa MV Agusta 3 cilindri. Alla immediata vigilia della stagione 1968 la Honda disse (momentaneamente) addio al motociclismo, appiedando l’iratissimo Hailwood, imbarcandosi nell’avventura della F1. Le 6 cilindri, così come tutti gli altri bolidi, finirono nel museo. Restano i trionfi delle gare e dei titoli vinti. E restano i ricordi indelebili per quella moto, quel pilota, quel motociclismo che non ci sono più.

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