Test ufficiali e prove libere: i "campioni" del lunedì
Si susseguono da settimane i Test ufficiali dei Campionato Mondiali, MotoGP e Superbike e le prove libere dei campionati nazionali e amatoriali...
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In queste settimane in cui già si annusa aria di corse, non ci sono soltanto i test ufficiali dei big del motomondiale e dei piloti impegnati ai vari livelli nei campionati nazionali, trofei ecc. Infatti è già tutto un fiorire di annunci di prossime prove cosiddette “libere” per consentire a chi non corre “ufficialmente” e quindi a chi – privo di licenza di conduttore – non può fregiarsi del titolo di… “pilota” di sfogare la propria passione con la propria moto (sostanzialmente) da strada sui circuiti “veri”, in Italia e all’estero (specie in Spagna), emulando così i propri beniamini.
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Gli organizzatori (alcuni eccellenti) di tali prove sono aumentati di numero anche perché, diciamolo a chiare lettere, quando c’è odore di business non sono pochi quelli che si buttano sulla torta cimentandosi nel ruolo di promotori di queste giornate di prove “amatoriali”, non sempre disponendo di esperienza e di professionalità adeguate. Ciò avviene perché in questi ultimi anni è cresciuta enormemente la domanda di chi vuole provare l’ebbrezza del corridore in pista, arriva in circuito bordato come un campione vero, con maxi moto (targata) iper sportiva nel furgone o sul carrello dietro l’auto, con fidanzata o amico fidato al seguito nel ruolo di meccanico, manager, tuttofare.
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Qui si vuole solo aprire un dibattito perché le “prove libere” su circuito non interessano più solo i “quattro maniaci” ma sono oggi un “fenomeno” significativo che coinvolgono un numero sempre più rilevante di centauri, con conseguenze importanti, per lo più positive, ma anche con risvolti negativi, a cominciare dalla questione della sicurezza. Non c’è dubbio che il passaggio di non pochi smanettoni dalla strada alla pista è molto positivo riducendo i rischi che comporta una guida “sportiva” sulla viabilità aperta al traffico comune. Ma anche qui non è tutto oro quel che luccica. Più aumentano di numero i partecipanti delle “libere” e più si corre il rischio che scendano in pista centauri inesperti, vogliosi di emulare i beniamini del Motomondiale, trasformando spesso queste prove in manifestazioni di dilettanti allo sbaraglio, ad alto rischio per se stessi e per gli altri. Esageriamo? No.
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Perché troppe volte abbiamo visto – anche personalmente – gente fuori forma (in tutti i sensi) che gira decine di secondi sopra il record della pista ma s’arrovella senza alcuna competenza sull’assetto della propria moto e stacca sempre più sotto in curva per togliere (inutilmente) un secondo al proprio tempo sul giro, per una sfida personale da raccontare la sera al bar. Così non sono rari i casi con ruzzoloni, cadute anche pesanti, per non parlare di incidenti gravi, persino con conseguenze mortali. Il circuito – pur (quasi) in assetto da gara – sicuro non esiste. La guida al limite in “tutta sicurezza” non esiste. La bagarre con il “nemico” di turno e la battaglia con la lancetta del cronometro può portare a cocenti delusioni che si pagano sul piano economico (moto distrutta) e soprattutto su quello fisico.
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Lo stesso tipo di caduta non arreca quasi mai alcun danno a un pilota professionista ma produce spesso effetti rovinosi al pilota dilettante che resta un “amatore” senza le necessarie e adeguate qualità e preparazione psicofisica e tecnico-agonistica. In pista c’è spesso troppa differenza (anche di moto) fra un “amatore” e l’altro e il rischio di contatti ecc. è elevato, anche se il più delle volte tutto si risolve con uno spavento da raccontare. Che fare? Serve una preparazione (fatta dalla FMI? Dagli organizzatori?) che non può essere limitata alla “ramanzina” di poche parole del direttore prove prima di entrare in pista. Serve innanzi tutto la presa di coscienza del rischio, rispettando gli altri, avendo chiari i propri limiti e quelli altrui. Idem per la moto.
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Ma serve anche la conoscenza delle regole: ad esempio le bandiere in pista esposte dai commissari e da qualcuno letteralmente ignorate. Non basta aver speso somme ingenti per l’acquisto dell’ultima iper sportiva (magari dopo aver buttato altri soldi per spremere il motore, per il cambio dello scarico, per una nuova livrea…) e poi non essere capaci di una pur minima messa a punto riguardo all’assetto, forcelle, ammortizzatori, catene, freni ecc. Per non parlare delle gomme. E’ giusto, altresì, contenere i costi di queste prove libere consentendo una partecipazione dei centauri sempre più ampia. Proprio perché aumentano le entrate finanziarie occorre una maggiore qualità e selezione, con l’intervento ufficiale della Fmi, sia a monte (corsi, licenze ad hoc ecc.) che sul campo, in pista.
Passi avanti sono stati fatti. Ma con il proliferare degli “organizzatori” e con il moltiplicarsi dei “campioni del lunedì” serve un salto di qualità che non sottovaluti ogni aspetto di queste prove che, utilissime e piacevoli, restano potenzialmente rischiose e pericolose. Tocca alla Fmi per prima prendere in mano il pallino. Gli organizzatori – pur meritevoli – non possono limitarsi al business. Gli smanettoni ricordino sempre di essere piloti “amatori” e che in pista non basta usare la mano per aprire la manetta: è indispensabile usare la testa.
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