SBK, Brookes lancia una campagna Go Found me per Phillip Island

L'australiano cerca fondi per poter partecipare al round inaugurale a Phillip Island. Dopo aver comprato una R1 da Tommy Hill, ora servono soldi per allestirla e svilupparla

Di Flavio Atzori
Pubblicato il 9 feb 2017
SBK, Brookes lancia una campagna Go Found me per Phillip Island

Il 2016 di Josh Brookes non è stato dei migliori. La stagione nel World Superbike è stata decisamente al di sotto delle aspettative con il team Milwaukee e la BMW S1000RR, così le strade dell’australiano e del team di Shaun Mir si sono divise. La compagine inglese è divenuta team di riferimento per Aprilia, mentre l’australiano è tornato nel campionato inglese che tante soddisfazioni gli ha regalato tra cui il titolo nel 2015.

Il richiamo della terra natìa però è sempre molto forte e quindi Brookes aveva deciso di partecipare come wild card al round inaugurale di Phillip Island. Già ma come? Brookes è un po’ uno spirito libero, e quindi si è imbarcato in un’avventura che ha il sapore dei tempi antichi del motociclismo.

Così Josh ha comprato la Yamaha R1 vincente del 2015 da Tommy Hill (il campione BSB 2011 ha chiusò il proprio team) e ha spedito il tutto proprio in Australia. Già, ma tutto questo ha un costo: 100.000 Dollari per il progetto e Josh ha necessità ora di reperire circa 30.000 dollari per completare la sua opera e presentarsi in griglia con una moto competitiva.

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Ed allora? La soluzione è semplice: avviare una campagna di crowfounding per racimolare il denaro. Brookes ha aperto una inserzione sul noto portale “Go Found me” per chiedere ai propri fan di contribuire.

Non si tratta di una novità assoluta: nel mondo angolosassone la pratica del crowfounding è ben più assodata che qui in Italia. In Formula Uno, tanto per fare un esempio, la Catheram, chiese così aiuto per poter partecipare al round di Abu Dhabi sul finire del 2014.

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“Questo è quello che sta succedendo” ha detto Brookes “Senza alcun sostegno finanziario da parte delle organizzazioni, il GP d’Australia a Phillip Island potrebbe non avere un australiano in gara. Non ho avuto altra scelta. E’ chiaro: costruire una moto da corsa praticamente da zero, prepararla, il tutto nel posto più difficile e lontano per importare una moto ha dei costi che hanno oltrepassato il mio bilancio.

Ho investito il più possibile in questo progetto e mi sento super fortunato per avere alcune sponsorizzazioni di alcune aziende incredibili. So di avere dei sostenitori eccezionali tra i miei fan, e con 65.000 persone che mi seguono su Twitter mi vien da pensare che se solo la metà di loro mi donasse un solo dollaro, riusciremmo in questo progetto!”

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