MotoGP Valencia, chiusura "grigia" con Pedrosa, Nakasuga, Stoner sul podio. Rossi, peggio di così ...
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Le tribune di Valencia a maglie larghe, molto larghe, salutano senza entusiasmo l’ultimo appuntamento stagionale di una MotoGP in forte affanno. Certo, le condizioni meteo non aiutano – quest’anno 14 gare su 18 in condizioni di bagnato o di umido misto come oggi – ma la realtà della classe regina è quella che è, cioè tecnicamente e agonisticamente in crisi. Chi cerca lo spettacolo nelle cadute ha evidentemente sbagliato posto e invece dei circuiti deve frequentare il circo. Così come lo show non è certo dato dalle fermate al box, col cambio gomme, in questo caso, col cambio moto.
Parafrasando il grande e compianto toscanaccio Gino Bartali si può legittimamente affermare che: “L’è tutto da rifare”. Qui, per quel che si sa, c’è il rischio di cadere dalla padella alla brace.
La corsa rocambolesca di oggi premia comunque Dani Pedrosa, sconfitto nel mondiale, ma bella persona e gran pilota, sul gradino più alto dell’ultima corsa 2012, dopo essere partito dai box. Ovviamente sono due cose diverse, ma chi vince ha sempre ragione e a Valencia è Jorge Lorenzo a uscire sconfitto, a gambe levate dopo un difficile sorpasso con un volo drammatico, fortunatamente senza conseguenze. Nell’altalena di chi è partito con gomme da asciutto e chi con gomme da bagnato – quindi con chi è stato costretto a rientrare nei box – la classifica, oltre a Pedrosa, premia anche Stoner, protagonista di un felice inseguimento regalando al “canguro” l’ultimo podio della sua carriera di fuoriclasse.
Con solo sei piloti a giri pieni, si capisce che gara è stata. Il festival di cadute ha punito in particolare Hayden ma soprattutto Crutchlow che finisce male un bel finale di stagione. La Honda chiude la stagione occupando il primo e terzo posto, (nel mezzo c’è il validissimo salvatore della Yamaha, Nakasuga) un contentino dopo il mondiale tornato alla Yamaha e con l’addio di un campione come Stoner, da oggi fra gli ex, non facile da sostituire.
Altro addio, in questo caso un divorzio fra pilota e Casa dopo due stagioni da orecchie basse, quello di Rossi con la Ducati. L’ultima corsa chiude nel peggior modo possibile uno dei fallimenti più eclatanti della storia del motociclismo. Un matrimonio che non si doveva fare? Inutile piangerci sopra, anche se non si possono sottacere responsabilità sia della Casa di Borgo Panigale che del nove volte campione del Mondo i quali, evidentemente, avevano sbagliato i conti.
Non resta che sperare nella nuova “vita”: Rossi con la Yamaha gioca l’ultima carta, o la rinascita o il proseguimento di una via crucis con lo sbocco irrimediabilmente segnato. Al motociclismo serve Rossi al top e da mercoledì si capirà meglio qual è lo stato della fiera. Idem, più o meno, per la Ducati, con nuovi piloti (oltre ad Hayden) e forse, uno staff tecnico ribaltato come un guanto bucato. Per il resto, siamo nelle mani di Don Carmelo Ezpeleta. Come dire: che Dio ce la mandi buona.