Xavi Fores: "La Moto2?! Per carità..."

Ai microfoni di Teledeporte, Fores ha parlato della sua difficilissima esperienza in Moto2 e della piccolissima parentesi in MotoGP: "Non ci tornerei mai, la Superbike è casa mia"

Di Manuele Cecconi
Pubblicato il 23 feb 2017
Xavi Fores:

Xavi Fores sta andando forte, molto forte. E’ un buon momento per il 32enne spagnolo, che dopo aver dominato la prima giornata di test a Phillip Island (dando più di quattro decimi al secondo, il Campione del Mondo Johnny Rea), ha chiuso la due giorni di prove australiana in 5^ posizione, subito dietro alle Ducati e Kawasaki ufficiali.

L’alfiere del team Barni sembra trovarsi veramente a suo agio sulla 1199 Panigale R, moto con la quale nel 2017 disputerà la sua seconda stagione completa nel Mondiale delle derivate di serie: già lo scorso anno Xavi aveva fatto vedere ottime cose sulla bicilindrica italiana, in sella alla quale è riuscito a risultare il migliore dei piloti privati in classifica finale e su cui ha conquistato un podio e un giro veloce (Lausitzring).

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La Superbike pare essere proprio la categoria giusta per il rider iberico, che sembra non aver alcuna intenzione di lasciare la WSBK per “migrare” in qualche altra categoria: ad esempio nel Motomondiale, meta ambita anche da molti piloti delle derivate di serie. Anzi, a proposito della sua esperienza nel Mondiale GP, Xavi sembra avere proprio le idee chiare: i prototipi non fanno per lui.

Ai microfoni della rete spagnola Teledeporte, Fores ha parlato così dei suoi trascorsi in Moto2, categoria in cui ha fatto una manciata di gare nel 2011 prima di essere scaricato dal team Aspar per mancanza di risultati:

“La Moto2? E’ stato terribile. L’esperienza è stata anche bella di per sé, ma non era la moto per me. Io sono un pilota abbastanza corpulento e non mi sono mai adattato bene alle moto piccole. Ogni volta che sono salito su una 1000 mi sono tolto belle soddisfazioni, sulle Supersport o sulle Moto2 non è mai andata bene”

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E la MotoGP, invece, lo alletta? Nel 2016 ha avuto l’occasione di salire su un prototipo della Classe Regina, in qualità di sostituto di Loris Baz sulla Ducati Desmosedici del team Avintia Racing (GP di Misano).

“In Moto2 non ci tornerei mai e poi mai. Così come ti dico che anche se mi è piaciuta l’esperienza in MotoGP, non andrei nemmeno lì. In MotoGP c’è molta differenza tra le moto, e credo che il mio posto sia il Mondiale Superbike: qui anche se sei in un team privato puoi avere accesso a materiale abbastanza buono, e fare risultati decenti. In MotoGP questo è impossibile”

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Xavi ha inoltre confessato di essere molto superstizioso: prima di mettersi in sella deve compiere una serie di riti scaramantici senza i quali non riesce a stare tranquillo.

“Ho molte superstizioni. Mi vesto sempre prima dalla parte sinistra, quando faccio le scale salto sempre l’ultimo gradino… in realtà non so nemmeno io perché lo faccio, non lo capisco neanche io. Una volta nel box c’era un meccanico che stava lubrificando la catena: lo fanno sempre impugnando la ruota da davanti, ma in quella particolare occasione lo faceva tenendola da dietro. Non mi sono dato pace tutto il giorno, e poi sono caduto!”

Parlando invece del delicato tema della morte, Fores ha risposto sinceramente, in un modo diverso da quello con cui di solito i piloti si pongono rispetto a questo difficile argomento: non è stato spavaldo Xavi, e al contrario di molti suoi colleghi ha affermato di pensarci molto spesso, soprattutto dopo i tragici incidenti di cui è stato testimone e che sono costati la vita a Ruben Torres, Dani Rivas e Bernat Martinez.

“Ho paura della morte, ancora di più dopo averla ‘vissuta’ da vicino in più di un’occasione: la morte di Ruben fu la prima, mi fece stare talmente male che mi fermai a pensare se fosse il caso di continuare con le corse. Vale la pena questo sacrificio? Mi colpì molto, e poi quello che è successo a Dani e Bernat fu la botta finale. Con Dani ero molto amico, e quando lo ho saputo fu un colpo durissimo… queste cose mi fanno molta paura, e molte ci volte ci penso anche sulla griglia di partenza. Mi dico: ‘Come andrà a finire?'”

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