SBK Buriram: super Rea, ancora doppietta! Ducati, serve un... miracolo?

Rea-Kawasaki "sopra" tutti. Ducati, c'è (anche) un problema piloti?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 12 mar 2017
SBK Buriram: super Rea, ancora doppietta! Ducati, serve un... miracolo?

Superbike 2017 – Non siamo ai tempi del “vado-li ammazzo-torno” di Agostini (MV Agusta 500) che in alcune gare era già sotto … la doccia quando il secondo arrivato tagliava il traguardo. Fatto sta che il famelico insaziabile Jonathan Rea (Kawasaki) esce anche da Buriram con un’altra inequivocabile doppietta, bissando il trionfo dei primi due round d’apertura stagionale a Phillip Island.

Di più, perché se in Australia il campione del mondo in carica aveva lasciato qualche speranza ai suoi avversari (in primis a Davies) vincendo in volata, in Tailandia ha fatto il… Rea 2016, cioè applicando la strategia del “gatto col topo”. In altre parole il vessillifero della superissima “verdona” fa quel che vuole, togliendo ogni speranza a chi tenta di contrastare le sue cavalcate da incorniciare.

Campionato chiuso già al secondo GP, dopo soli quattro round? No di certo. Ma i 100 punti (quattro vittorie in quattro round!) incamerati da Rea e soprattutto il modo perentorio di come se li è conquistati sono la cartina del tornasole dell’aria che tira in questo mondiale Sbk che con la “trovata” della nuova griglia “salva-show” di Gara2 niente aggiunge e niente toglie alla corsa non mutando di un acca i reali valori in campo.

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Rea una spanna sopra tutti. Kawasaki idem. Ducati unica vera Casa in grado di … provarci: non è poco ma (ancora) non basta per vincere e appagare le ambizioni della Rossa e dei suoi fan. Le moto delle altre Case, nell’altalena di alti e bassi, dietro, ancora fuori dei giochi che contano. Tutto ciò trova ulteriore conferma da una Gara2 “doppia” per la ripartenza dopo lo stop e la bandiera rossa al sesto giro per l’olio in pista (brutta caduta di Savadori) in cui la musica rimane la stessa.

C’è, quindi, una ribadita superiorità del pacchetto Rea-Kawasaki forse – anzi senza forse – addirittura più marcata di quanto appaia nell’economia della corsa. Rea ha una marcia in più (qui si parla di millesimi…), è una certezza, “finisseur” senza sbavature nel corpo a corpo, un fulmine sul giro da frustata, un cavallo (purosangue) da tiro nel martellare per tutta la gara, sempre solido e pragmatico con l’unico obiettivo di passare primo sotto la bandiera a scacchi.

Si può volere di più? Per di più la sua Kawasaki non ha perso niente della superiorità dimostrata nel 2016 (anche nel 2015), resta la moto da battere, al top per l’equilibrio generale, davvero un mezzo di grandi risorse, di straordinaria efficacia.

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E Ducati? Ammirevole. Ci prova, da vero unico competitor, col suo “bicilindricone” che pur stupisce per i continui passi avanti ma che resta… dietro. C’è (anche) un problema piloti? Pur con tutto il rispetto per due cavalli di razza (molto diversi fra loro) quali Davies e Melandri e ricordando sempre che qui si parla di gente che si sfida sul filo del millesimo di secondo al giro, a entrambi, per motivi diversi, manca – spesso – quel “pelino” che fa la differenza fra chi vince e chi perde.

L’errore di Chaz nella prima parte di Gara2 pagato con una caduta ammazza-speranze (per fortuna solo per questa gara) dimostra che alla sua grande volontà d’attacco non corrisponde nei momenti decisivi una altrettanta lucidità. Questo è successo a Buriram. I “se” e i “ma” poco contano. Dopo Phillip Island scrivevamo: “A Davies non manca niente, mastino dal passo potente e dalla frustata decisa”. Qui in Thailnadia evidentemente la frustata è stata … lunga e lo schiocco è stato lo sferragliare sinistro della Rossa a terra.

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E Melandri? Il ravennate pare confermare i pregi e i limiti di sempre: impareggiabile stilista cui troppe volte manca la coerenza tra il dire e il fare, passando in un amen da predatore a preda. A Buriram ha illuso ma ha deluso nei momonti clou della battaglia: è stato “sverniciato” sia da Rea che da Sykes. Punto.

E adesso? Si torna in Europa con Davies (secondo) che insegue Rea col gap di 30 punti e con Melandri (quarto) a – 55 punti. Non siamo alla spia “rossa” ma il lampeggio “giallo” lancia segnali d’allarme. Un salto al santuario di Madonna di San Luca per un … miracolo?

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