Davies-Ducati, ed è subito riscossa! Riaperto uno spiraglio per il mondiale
Davies, dalla polvere di Gara 1 agli altari di Gara2
Che gara, che Davies, che Ducati! Il gallese della Rossa resuscita dopo il ruzzolone “doccia-gelata” di Gara 1 di ieri, spezza di forza l’egemonia del cannibale della Verdona con i cinque centri consecutivi, trionfando in una ventosa Gara 2 da incorniciare che riaccende i sogni della Casa italiana, riaprendo uno spiraglio per il mondiale.
Una sonante prima vittoria stagionale, questa di Davies ad Aragon, ottenuta anche contro la jella di un week end a tratti stregato, in un balletto infuocato in cui alla fine la tattica ha lasciato posto al cuore, in un duello all’Ok Corral che riporta sugli altari chi ieri era finito nella polvere.
Uno schiaffo per Rea, anzi una frustata alla “Zorro”, che lo costringe a sorridere a denti stretti, pur dall’alto del suo punteggio in classifica: +50 su Davies. Comunque una decisa inversione di tendenza e una sferzata ricostituente per Davies, alla sua 21esima vittoria iridata, l’anti Rea doc, adesso chiamato al bis prima possibile nel tentativo di ridurre le distanze.
La Ducati esce a testa alta da questo terzo round iridato – moto ok e scelta di gomme morbide azzeccatissima- recuperando soprattutto la fiducia, una spinta psicologica che pareva scemare dopo la cinquina ottenuta consecutivamente dal binomio Rea-Kawasaki, a dimostrazione che nessuno è imbattibile e che nelle corse, specie in Sbk, niente è impossibile.
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Sui due piatti della bilancia, tecnicamente, è il pacchetto campione del mondo in carica a fare comunque la differenza, nel senso che – pur in un circuito particolarmente amico del binomio Davies-Ducati – permane un gap delle bicilindriche italiane e dei suoi piloti, di poco peso ma decisivo nel fare la differenza in condizioni… “normali”. L’unica possibilità di vittoria è quella di non consentire a Rea di condurre le danze a proprio piacimento facendogli saltare la sua tattica del gatto col topo.
A meno di un pronto recupero già da Assen, Kawasaki non dispone oggi di un Sykes adeguato per dare manforte nella bagarre di testa al capitano compagno di squadra, che è “costretto” a fare tutto da solo. Non è questione di gelosia ma semplicemente che Tom non ce ne ha di più, nella manetta.
Lo stesso problema, forse non così accentuato, ce l’ha la Casa bolognese con Marco Melandri, comunque ancora a podio, che ci prova, ma non riesce – almeno fin ora – a mettere in campo tutto il suo potenziale limitando il supporto del gioco di squadra. Anche oggi, come di consueto, Melabdri accampa guai tecnici che non hanno permesso il colpaccio: il problema non è credergli o meno sapendo che ogni pilota – anche chi vince – è sempre “insoddisfatto” del proprio mezzo. Sta a Marco chiudere sul nascere ogni sbavatura polemica nell’unico modo possibile: vincendo.
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C’è un dato significativo che emerge da Aragon oggi: a pochi giri dal termine, per la prima volta quest’anno, Rea è apparso in difficoltà nella tenaglia fra le due Ducati e addirittura disorientato quando il gallese e il ravennate erano entrambi davanti. Uno svarione del pilota italiano ha permesso a Rea (oggi fra l’altro fisicamente non al 100% per qualche linea di febbre, dicitur… ) il repentino recupero saltando in seconda posizione con Melandri incapace di una immediata contro-risposta.
A quel punto a Rea, lanciatissimo nell’assalto finale con la baionetta in canna verso il battistrada Davies, non restava che sperare nel bis di Gara 1, con un nuovo ko del ducatista. Ma Chaz, facendo tesoro della lezione di ieri, non si faceva sorprendere né intimidire, parando il colpo e rispondendo a sua volta con un durissimo colpo al limite del contatto fra i due, nel crinale che in questi casi lascia sempre aperto il dubbio sulla durissima manovra, lecita o meno.
Come sempre, vince chi taglia per primo il traguardo. Stavolta, quindi, W Chaz e W Ducati, con un primo e un terzo posto che dimostrano quanto il gran lavoro fatto ripaghi e aprono davvero alla speranza. Guai illudersi e guai mollare. Va messa in campo tutta la forza della squadra, della sua unità, nel Team e in pista.
Il campionato, pur con Yamaha in crescita (le altre Case sono tutt’ora fuori gioco) è una questione fra Kawasaki e Ducati. Battere Rea e la sua Verdona sa di miracolo. Dopo Aragon, Ducati, con Davies (e anche con Melandri), deve ripetere il miracolo. Già da Assen.
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