"Troppo rumore", condannato il circuito del Mugello

La sentenza del tribunale di Firenze potrebbe costituire un precedente giurisprudenziale "pericoloso" per tutti gli autodromi del Bel Paese

Di Manuele Cecconi
Pubblicato il 7 apr 2017

L’Autodromo del Mugello è stato condannato a pagare un risarcimento danni per “Troppo rumore”: questo l’esito della sentenza 721/2017 emessa dal Tribunale di Firenze che ha dato ragione a una famiglia che lamentava l’impossibilità di svolgere le normali attività quotidiane a causa dell’inquinamento acustico proveniente dal circuito.

La famiglia in questione, che vive in una villa poco distante dalla pista e che ne ha adibito una parte a Bed&Breakfast, ha citato in giudizio la società che gestisce il tracciato toscano a causa di eccessive emissioni sonore: dopo gli opportuni accertamenti, le autorità hanno stabilito che effettivamente, specialmente durante alcuni eventi, il livello di rumore che proviene dall’Autodromo di Scarperia è superiore ai limiti consentiti dalla legge.

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La famiglia, che ha acquistato l’immobile nel 1981 (e quindi dopo la costruzione dell’impianto, edificato nel 1974) ha lamentato l’impossibilità di svolgere serenamente le normali attività quotidiane come “il risveglio mattutino, la colazione, la lettura del quotidiano, l’espletamento delle faccende domestiche, il lavoro diurno, il giardinaggio et similia, lo studio universitario, la visione di programmi televisivi, il pranzo in famiglia, il riposo pomeridiano, le passeggiate sull’erba nell’ampio giardino prospiciente l’entrata della villa”. Inoltre, come riporta Il filo del Mugello, aveva avanzato anche una richiesta per danni alla salute, per una presunta sordità parziale causata dai rumori provenienti dal tracciato.

Il tribunale ha osservato che il “disagio acustico” derivante dalla vicinanza al circuito è compensato dai vantaggi che la stessa reca all’attività commerciale del Bed&Breakfast, essendo esso molto frequentato da coloro che si recano all’autodromo e vogliono una sistemazione molto vicina alla pista. Tuttavia, la corte ha stabilito che

“la giurisprudenza è unanime nel ritenere che un’immissione intollerabile, ma non illecita, faccia sorgere il diritto ad un indennizzo […] che rappresenta una prestazione patrimoniale che vale a compensare un soggetto a seguito di un pregiudizio patito che, però, non consegue ad un illecito, con il diverso fine di equilibrare una situazione che solo potenzialmente rischierebbe di diventare ingiusta”

Il giudice, quindi, ha condannato i gestori dell’impianto a pagare un indennizzo di 5000 euro annui a persona (ogni membro del nucleo familiare) a partire dal 2013, oltre che le spese tecniche e legali (circa 7000 euro). La famiglia aveva chiesto una cifra ben più alta ma il tribunale ha ridotto l’importo, respingendo anche le richieste per danni alla salute.

E’ la prima volta che in Italia un autodromo viene condannato per emissioni rumorose: il rischio è che si crei un precedente che potrebbe indurre altri ad avanzare richieste simili. Dal circuito, comunque, fanno sapere: “Rispetteremo la sentenza”.

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