Lorenzo fa cadere la Ducati: condanna assoluta o giustificazione?
Il gesto del maiorchino non è stato bellissimo, ma è giusto metterlo alla berlina?
Una curva nulla più. Tanto è durata la corsa di Jorge Lorenzo a Termas de Rio Hondo. Il maiorchino partiva molto indietro in griglia, da quella sedicesima casella che non rappresentava quella che finora è stata la sua carriera e la sua storia. D’altronde, la storia d’amore con Ducati è iniziata – come per molti suoi colleghi – in maniera abbastanza complicata. Lo scatto, l’inserimento in curva, poi l’apertura e quella Suzuki ritrovatasi davanti. Attimi e momenti con la Ducati che colpisce il posteriore della moto di Hamamatsu e la caduta in terra. Disarcionato immediatamente il povero Jorge, ancora alla ricerca della giusta via con Borgo Panigale.
C’è tanta rabbia e frustrazione. D’altro canto, il maiorchino era stato preso per fare la differenza, ed invece, in due gare solo tanti problemi e pochi risultati. Quando poi ci si mette di mezzo anche la fatalità, l’imprevisto come in Argentina, brucia ancor di più. Mai come ora infatti a Lorenzo serve girare, provare, credere nelle modifiche che sta approntando. E per la gara di Termas de Rio Hondo, Jorge sperava molto nella nuova triangolazione, con una sella più alta ed un serbatoio più lungo.
Invece, Jorge dovrà attendere la gara di Austin. Certo è che la frustrazione deve essere stata tanta. Dalla tv internazionale le urla erano evidenti “No puede ser“, “non è possibile” gridava da dentro il casco Jorge vedendo la moto così mal ridotta. Voleva a tutti i costi ripartire, ed invece i commissari che procedevano lentamente, la carena rovinata. Game over, corsa finita.
Ecco allora quello scatto di rabbia: capisce che non c’è più nulla da fare, e spinge la moto che cade in terra dall’altro lato. Non ce l’ha con lei, come spiega successivamente, ed è evidente, ma comunque un gesto che in molti hanno sottolineato.
Perchè quella moto è stata preparata dai meccanici, dagli ingegneri, e spesse volte il pilota, in questi casi, viene visto come l’ultimo esecutore, colui che realizza il lavoro di una squadra. Verissimo, ma è anche vero che è colui che rischia in sella e che vive le emozioni più distillate. Il gesto di Lorenzo non è stato bello e sicuramente a freddo l’avrà percepito anche lui, ma spesso è la spettacolarità del gesto che porta alla condanna da parte della gente che vede.
A olvidarlo y pensar en Austin. / Ora dobbiamo guardare avanti e pensare a Austin. / We have to forget it and think in Austin. #ArgentinaGP pic.twitter.com/zGxlRFHeJI
— Jorge Lorenzo (@lorenzo99) 9 aprile 2017
E’ la facilità con cui si giudica dal di fuori che ne decreta poi un giudizio universale. E gli esempi, da uno o dall’altro lato si sprecano. Quanti ricordano il gesto, ben peggiore, di Tom Sykes che in Russia, con il motore della propria Ninja in fumo decise di spalancare totalmente il gas spaccando completamente tutto il propulsore che buttava olio come fosse una fontana? Un gesto ben peggiore, condannato da taluni, assolto da altri.
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E che dire dei calci di John Hopkins alla propria Suzuki in Qatar nel 2007? Perchè non parlare allora di quanti piloti abbiano dato dei cazzotti al cupolino della propria moto, spaccandolo magari una volta tagliato il traguardo dopo un errore. Insomma, potremmo raccontare molti episodi di piloti che son rimasti poi idoli di team e tifoserie. Come sempre c’è chi mette alla berlina e chi stigmatizza.
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Il gesto di Jorge è di quelli da condannare certo, ma non per questo deve esser posto sotto l’occhio del ciclone. Il suo rispetto per Ducati fino ad oggi è stato evidente, chiaro e sincero. Un errore non può rovinare un rapporto. D’altro canto, vale la pena ricordare come a Borgo Panigale preferiscono i sanguigni ai piloti pavidi. Chiedere a Loris Capirossi per informazioni.
Si, proprio quel Loris idolo con la Rossa, alla sua seconda corsa in carriera con la Desmosedici a Welkom, dopo due lunghi rientrò ai box. Fu redarguito perchè in Ducati ci si prova fino in fondo. Ed allora, siamo abbastanza convinti che quel gesto di Jorge nel box in Rosso non sia piaciuto certo, ma che quella rabbia che celava tutta la voglia di far bene, sia stata capita.