MotoGP, il ritorno di Marquez! Vinales ko. Rossi in testa al mondiale
Marquez conquista l'America. Vinales dagli altari alla polvere. Rossi capo classifica
L’America è di Marquez, una tappa vittoriosa importante per risalire la china e tornare in corsa per riprendersi il mondo, anche se limitatamente al titolo iridato della MotoGP, il massimo traguardo del motociclismo.
Cinque vittorie consecutive in cinque gare nel GP delle Americhe parlano da sole, un record nei record di un fuoriclasse che in questo continente più che la corona di “Re” merita quella di “imperatore”.
Una corsa senza storia, questa odierna nell’infido tracciato-show di Austin, specie dopo il ko autolesionista di Vinales subito out per caduta, che ha riproposto il Marquez double-face capace di pilotare con pugno di ferro in guanto di velluto: gran regista, non opportunista o in difesa, solamente attento a non esagerare, interessato esclusivamente al risultato, costruttore – metro dopo metro, tornata dopo tornata – di una vittoria (alla fine a suon di straordinari giri veloci tanto per togliere dubbi su quanto ce ne avesse ancora…) che non voleva e non poteva mancare.
Così, per sua colpa, dopo la eccellente doppietta in Qatar e in Argentina, Vinales torna tra i mortali mancando clamorosamente il tris annunciato anche con troppa spavalderia ma salva il mondiale riaprendo i giochi.
A dire il vero, la musica non cambia come non cambiano i suonatori. Chiuso il trittico extra Europeo, al ritorno nel vecchio Continente i protagonisti saranno gli stessi, in un fazzoletto molto ristretto, nemmeno più il poker d’assi di poche stagioni addietro, ma solamente un tris con i 3 Moschettieri: Marquez, Rossi, Vinales rigorosamente in ordine alfabetico.
La ruota gira, oggi è toccato a Vinales passare dagli altari alla polvere, ma il giovane neo acquisto della Yamaha resta con Marquez il favorito, con Rossi – adesso in testa alla classifica – nel ruolo di terzo incomodo, pronto, se non all’agguato, a sfruttare al massimo ogni situazione favorevole. Dopo queste prime tre gare non è vero che tutto è possibile: Marquez, Vinales, Rossi – ognuno con le proprie qualità e i propri limiti – hanno dimostrato di essere complessivamente i più forti, quindi candidati al titolo, pur se in una diversa scala di priorità dove in testa – lo ribadiamo – resta il giovane spagnolo iridato della Honda – poi a seguire i due assi della Yamaha, prima lo spagnolo poi l’italiano.
Ultima considerazione su Valentino: il 9 volte campione del Mondo non ha l’ardore né l’ardire dei primi due ma resta in gioco perché la sua carta migliore è l’accortezza, evitando il campo minato. I titoli mondiali si vincono in due modi: o con una netta superiorità del pacchetto (pilota-moto-team) o con la … pazienza di non … strafare.
Gli altri? Comprimari o poco più. Almeno fin qui. Pedrosa, dopo il guizzo iniziale, ha fatto da apripista ma niente ha potuto per dare l’alt al compagno di squadra prima e a Rossi, alla fine: laa riproposizione del ruolo del gregario di lusso.
Il contatto con Rossi ha tolto le ali a Zarco che però resta un rookie d’assalto e di grandi speranze. Dei tre italiani Dovizioso, Iannone, Petrucci al 6°, 7°, 8° posto bisogna capire il metro di valutazione da usare se quella del bicchiere mezzo pieno o quella del bicchiere mezzo vuoto. Lorenzo è a ridosso di questo tris tricolore chiudendo nono ma con un gap di quasi 18 secondi. L’alba dopo le notti dei primi due GP?
Meglio voltare pagina sperando che in Europa, terra di miracoli, il vento cambi.