Le 10 quattro cilindri stradali che hanno fatto la storia

Quali sono le 10 moto stradali quadricilindriche che hanno fatto la storia del motociclismo contemporaneo? Scopritelo in questa speciale classifica!

Di Manuele Cecconi
Pubblicato il 5 lug 2017
Le 10 quattro cilindri stradali che hanno fatto la storia

Un ronzio che si trasforma in un sibilo, che agli alti regimi diventa un latrato capace di far emozionare qualunque appassionato. E’ il sound inconfondibile del quattro cilindri, una tipologia di propulsore che molti considerano la quadratura del cerchio dell’ingegneria motociclistica: potente, elastico e dotato di un ottimo allungo, è un layout motoristico che ha segnato profondamente la storia motociclistica sia su strada che nelle corse.

Alcuni costruttori, soprattutto giapponesi, ne hanno fatto quasi un marchio di fabbrica: a partire soprattutto dagli anni ’70, fu proprio la scuola nipponica a credere maggiormente in questa configurazione, tanto che il quattro cilindri (in linea) è finito per diventare “IL” motore giapponese per eccellenza, in contrapposizione al classico V2 italiano, al parallel twin inglese e al bicilindrico boxer inconfondibilmente teutonico.

Ora utilizzatissimo su sportive e maxi-turistiche, il quattro cilindri vide il suo esordio -almeno per quanto riguarda la produzione in serie- nel lontano 1904, con la belga FN Four (di cui potete vedere delle foto in apertura). Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, e le quadricilindriche sono diventate tra le moto più amate dagli utenti: quali sono state le moto più iconiche, più celebri e apprezzate a montare questa tipologia di propulsore?

Vediamolo insieme, in questa speciale classifica dedicata proprio ai quattro cilindri.

10 – Suzuki GSX-R 1100

Venne lanciata nel 1986, poco dopo la sorellina da 750 cc che aveva dato il “la” alla mitica serie GSX-R e da cui ereditava l’eterno propulsore raffreddato ad aria e olio.

Nell’epoca delle quattro cilindri settemmezzo, la potentissima e cattivissima Gixxer 1100 si permetteva addirittura di sfondare il litro di cilindrata: a fine carriera (con l’adozione del raffreddamento a liquido) faceva segnare addirittura 155 cv. Un vero e proprio mostro che ha fatto sognare migliaia di smanettoni.

[related layout=”big” permalink=”https://www.motoblog.it/post/838610/suzuki-gsx-r-1100-la-bestia-di-hamamatsu-si-rifa-il-look”][/related]

9 – MV Agusta 750 S

E’ stata una delle prime quattro cilindri “moderne”, e nasceva dalle ceneri della sfortunata 4C 6: questa volta, però, MV Agusta non ripeté l’errore fatto con la 600 e mise in produzione una moto sportiva, che strizzava l’occhio a tutti coloro che volevano sentirsi un po’ Giacomo Agostini.

La MV 750 S era bellissima, nonché caratterizzata da soluzioni tecniche raffinate come la distribuzione a cascata d’ingranaggi e altre finezze derivate dal mondo delle corse: la trasmissione finale a cardano faceva storcere il naso agli utenti più sportivi, ma erano disponibili dei kit per la conversione a catena.

[related layout=”big” permalink=”https://www.motoblog.it/post/852067/mv-agusta-600-4c-6-in-vendita-lesemplare-numero-001″][/related]

8 – Yamaha YZF R1 ’98

Rivoluzionò il mondo delle supersportive, dando una netta svolta in termini di sportività e prestazioni assolute: si può dire che la prima serie della R1 sia stata la madre di tutte le hypersport come le conosciamo oggi.

Il suo quattro in linea a carburatori è una leggenda, e tutti coloro che hanno avuto la fortuna di provarla se la ricordano per l’erogazione rabbiosa e brutale dei 150 furiosi cavalli: una Superbike quasi come quelle di oggi, ma senza le “briglie” dell’elettronica di adesso. Un mezzo davvero per pochi: per guidarla come si deve è necessario un bel paio di attributi.

7 – Honda VFR 750 R RC30

E’ un mito assoluto, e una delle moto più celebri e iconiche della casa dell’Ala Dorata. Portò in pista il quattro cilindri a V di Tokyo e si aggiudicò le prime due edizioni del neonato Mondiale Superbike.

A guidarla era Fred Merkel, e le insegne erano quelle dell’italianissimo Team Rumi: dalla RC30 derivò l’ancor più bella RC45, che nel 1997 avrebbe conquistato il titolo iridato delle derivate di serie con John Kocinski. Era una moto da corsa omologata per la strada: aprì l’era delle race replica, supersportive nate per la pista e “adattate” all’uso stradale.

6 – Yamaha V-Max

Harley V-Rod, Ducati Diavel e tutte le altre super-cruiser forse non esisterebbero se non ci fosse stata lei, la madre di tutte le bruciasemafori: la Yamaha V-Max nacque nel 1985 e inaugurò il filone delle potenti custom che strizzano l’occhio alle drag-races.

Yamaha sovvertì i canoni di questa tipologia di moto, sostituendo il classico V-Twin americaneggiante con un V4 da 1200 cc che nelle sue versioni più potenti faceva segnare 145 cv: burnout, accelerazioni brucianti e sgasate al semaforo erano il suo biglietto da visita. Sicuramente non la moto adatta per chi ama passare inosservato.

5 – MV Agusta F4

C’è chi dice che sia la moto più bella mai costruita. E se questo titolo non è suo, è seconda dietro a un’altra due ruote figlia della stessa matita, la Ducati 916. La mano, ovviamente, è quella del maestro Massimo Tamburini: la MV Agusta F4 non è solo una motocicletta, ma una scultura su ruote che rappresenta un vero e proprio inno al design italiano.

Lanciata nel lontano 1998 e arrivata ai giorni nostri con una linea quasi immutata, pluricilindrica di Schiranna è una di quelle moto che si fanno riconoscere anche da coloro che non sono appassionati. Il suo tratto distintivo? Le quattro “canne d’organo” che sbucano da sotto il codone: pura arte italiana.

[related layout=”big” permalink=”https://www.motoblog.it/post/847834/mv-agusta-f4-mamba-in-vendita-uno-dei-300-esemplari”][/related]

4 – Kawasaki 900 Z1

Nei primi anni ’70 a dominare la scena nipponica delle moto stradali era Kawasaki, che con le sue 500 H1 e 750 H2 a due tempiaveva dato un fortissimo scossone al mercato delle motociclette veloci. Nel 1972, però, la casa di Akashi decise di puntare anche sui propulsori a 4T: nacque così la 900 Z1, nonna di tutte le “verdone” dei giorni nostri.

Era la prima maxi-moto nel senso moderno del termine, il simbolo della moto giapponese come ce la immaginiamo oggi: cilindrata vicina al litro, motore potente e affidabilità meccanica ai massimi livelli. La 900 Z1 è la vera consacrazione delle pluricilindriche del Sol Levante, ed è forse a lei che forse si deve la fama della giapponese “che va forte e va sempre”.

3 – Ducati Desmosedici RR

Trovare Ducati, un marchio celebre per i suoi pomponi bicilindrici, in questa classifica dedicata alle quattro cilindri può sembrare strano. Eppure la Casa di Borgo Panigale è stata la prima a mettere in commercio una versione stradale della propria MotoGP, la Desmosedici RR: sorella omologata della moto portata allora in gara da Loris Capirossi, questa V4 da 990 cc era figlia del progetto con cui Ducati decise di sbarcare nella Top Class nell’ormai lontano 2003.

Il marchio bolognese ha anticipato la concorrenza di quasi 10 anni con questa costosissima replica: bisogna aspettare il 2015 per vedere in commercio un’altra MotoGP stradale, la Honda RC 213V-S. Ora, sembra che anche KTM e Suzuki stiano pensando di andare in questa direzione.

2 – Suzuki RG 500 Gamma

Al secondo posto di questa classifica c’è una leggenda vera, una moto che per anni e anni è stata la più stretta parente dei bolidi che correvano nel Motomondiale. Era il sogno proibito di schiere di giovani, e tutt’oggi è bramata e desiderata forse anche più di allora: parliamo ovviamente della Suzuki RG 500 Gamma, la mitica mezzolitro a due tempi equipaggiata con il quattro cilindri “in quadrato” della casa di Hamamatsu.

Ispirata alla pistaiola RG Γ 500 con cui avevano trionfato Franco Uncini e Marco Lucchinelli, la “Gamma” era ronzante missile su ruote: sfiorava i 100 cv (95 per la precisione) e faceva segnare 240 km/h di top speed. Il tutto accompagnato dalla splendida colonna sonora metallica di un pluricilindrico a miscela.

1 – Honda CB Four

La prima di questa speciale classifica non è la più bella, forse nemmeno la più mitica tra le quattro cilindri. Ma è la quadricilindrica per eccellenza, e se cercate in un’enciclopedia illustrata il termine “motocicletta” probabilmente trovate una sua foto: è la Honda CB Four, che l’allusione all’architettura del suo propulsore ce l’ha anche nel nome.

Non era affascinante e prestazionale come le sue concorrenti, ma nel tempo è diventata un vero e proprio riferimento per chiunque: prodotta in moltissime cilindrate (da 350 cc fino a 750 cc) è una delle pietre miliari della storia del motociclismo moderno, il simbolo del japanese standard motocrcycle. Forse starebbe in cima anche a un’ipotetica classifica delle moto di serie più famose e apprezzate di tutti i tempi.

Ultime notizie