MotoGP, verso Brno. Rossi rilancia: pronto il nuovo "biennale" con Yamaha?
Valentino Rossi rilancia nel 10° round del Mondiale MotoGP 2017 in programma a Brno
MotoGP Brno 2017 – Vola il tempo e volano via le ferie per il Motomondiale che già punta su Brno per il 10° round iridato 2017. Riflettori puntati sulla MotoGP dove Marquez, Vinales, Dovizioso, Rossi sono racchiusi in un fazzoletto di 10 punti. Dorna e chi tira i cordoni della borsa del motociclismo show-business fanno finta di essere super partes trincerandosi nel solito: “Vinca il migliore!”. Ma in camera caritatis sperano che sia Rossi a fare il miracolo e alla fine vincere l’agognato titolo iridato numero dieci.
[img src=”https://media.motoblog.it/c/cd6/motogp-germania-2017-yamaha-6.jpg” alt=”09 Alemania 29, 30 de junio y 1 y 2 de julio de 2017. Circuito de Sachsenring. Alemania. MotoGP, MGP, mgp, motogp” align=”left” size=”large” id=”872932″]
Non è questione di amicizia, simpatia, passione: è solo questione di business perché è il Dottore il “volano” principale che dà la spinta a tutta la baracca. Rossi ancora protagonista number one e sulla soglia dei 40 anni capace di conquistare la vetta del decimo titolo mondiale rappresenta una straordinaria boccata d’ossigeno per tutto il Circus, una possente spinta capace di fare girare al massimo ancora per qualche tempo tutti gli ingranaggi di una macchina che produce passione e montagne di soldi. Ecco perché il paddock è in fibrillazione, in attesa della notizia delle notizie: Valentino Rossi continuerà a correre fino alla stagione 2020!.
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La Yamaha (e tutti gli sponsor in fila con gli assegni in mano) è pronta per un nuovo biennale e Valentino è – si dice – pronto a firmare! Qui proprio ci sta il: “Nuntio vobis gaudium magnum”. Questa la notizia, questi i fatti. Ora è solo una questione di opportunità per trasformare la notizia in evento e l’evento in strumento di nuovo business. Chi si ricorda che proprio a Brno, il 18 agosto di 21 anni fa, Valentino Rossi vinse la sua prima gara mondiale infilando Jorge Martinez all’ultimo giro della 125 dando il via a una serie interminabile di successi e diventando l’icona del motociclismo?
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Era un Valentino acqua e sapone al debutto iridato, sbarazzino e irriverente, un puledro dal calcio facile e a briglia sciolta. Oggi restano immutati il talento, la determinazione, la lucidità, la capacità di gestire e di ottimizzare tutto in pista e fuori. E’ un Rossi iper professionista, dalla falcata meno potente ma capace di gestirsi come un computer, sul piano fisico e su quello mentale, privilegiando – oggi come allora – la propria immagine con una comunicazione da maestro. Certo, non è vero che Valentino trasforma in oro tutto quel che tocca e che è sempre un vincente comunque e ovunque, capace di trasformare in un amen una “carretta” in un bolide trionfante. Ducati insegna.
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A Borgo Panigale, dopo l’era Rossi rimasero con un pugno di foglie secche e Rossi se ne andò con la coda fra le gambe, approdando negli antichi lidi Yamaha, imposto dalla Dorna, per ridar fiato alla MotoGP col fiato corto. Bene. Perché poi Valentino ha dimostrato di saper tornare a dettare la sua legge, spesso quella del più forte. Quando il gioco si fa duro e decide l’onore oltre che le vicende di una gara e di un campionato, Rossi difficilmente manca all’appello, con una potenza e lucidità agonistica elevatissime, con sicurezza e una inarrivabile perfezione tattica e strategica. Rossi riesce dove solo i veri campioni riescono: la fusione del cuore, della volontà, del genio, con un talento che richiama ai più grandi del firmamento del motociclismo mondiale.
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Con il valore aggiunto di un carisma innato e forgiato con l’esperienza, consolidato negli anni. Non si sta ai vertici di questo sport per 20 anni grazie alla gommina, ai complotti, alla spinta degli amici. Ben vengano nuovi grandi fenomeni come Marquez, Vinales ecc. ma Rossi fa bene a rimanere dov’è perché rappresenta, se non l’esempio del giro record, la pietra di paragone per chi alla fine vuol portare a casa la pagnotta. Forse Rossi non è oggi il pilota che alza “di più” l’asticella ma resta il pilota che impone, a chi vuole vincere il mondiale il “suo” metro di misura. Le sbavature, gli eccessi anche di arroganza, riconducono il personaggio fra gli umani. Ma il pilota resta in pista un “gigante” cui togliersi il cappello.
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