Questione di carene, parole e tattiche: la MotoGP arriva in Austria

Al Red Bull Ring si giunge dopo la corsa di Brno con tanti spunti su cui riflettere tra flag to flag e carene

Di Flavio Atzori
Pubblicato il 10 ago 2017
Questione di carene, parole e tattiche: la MotoGP arriva in Austria

Motomondiale 2017 – Sarà un Ferragosto di fuoco, e non solo per le temperature che in questo periodo stanno imperversando in Europa. La MotoGP arriva in Austria con l’asticella del termometro sul rosso: non si tratta solo e semplicemente di un rosso bolognese dato dalla storia – embrionale – di Ducati al Red Bull Ring, quanto della carne al fuoco e delle polemiche che stanno imperversando nelle ultime settimane, tra tecnica e tattiche. L’ultimo round di Brno, il primo dopo la pausa estiva, è stato uno spartiacque nello sviluppo tecnico della MotoGP che in Ducati – e subito dopo in Yamaha – ha cacciato via con un colpo di spugna quella strada intrapresa dell’abbandono delle ali.

Troppo pericolose si disse a fine 2016. E poi troppo costose, bisogna limitare questa rincorsa al Santo Graal che porterà solamente ad un incremento esponenziale dei costi di ricerca. Il risultato? Nella conferenza stampa tenutasi proprio a Brno, i rappresentati delle case hanno candidamente ammesso l’errore dello scorso anno. Le nuove carene così sviluppate hanno portato ad un incremento dei costi di sviluppo praticamente eguale al passato.

[img src=”https://media.motoblog.it/e/e9a/motogp-brno-2017-059.jpg” alt=”Ducati Team’s Spanish rider Jorge Lorenzo rides his Ducati during the qualification of the Moto GP Grand Prix of the Czech Republic in Brno on August 5, 2017. / AFP PHOTO / Michal Cizek (Photo credit should read MICHAL CIZEK/AFP/Getty Images)” size=”large” id=”878282″]

Corrado Cecchini di Dorna aveva sottolineato come comunque per Dorna non vi fosse un pericolo sicurezza per le ali, e che la limitazione dei costi giungeva dall’omologazione di sole due carene. Giusto, verissimo, corretto nel principio. Ma fatta la legge trovato l’inganno, come ha insegnato per anni la Formula Uno: per i progettisti è stata un’ulteriore sfida che fin da quest’inverno si è vista con carenature fatte di appendici più o meno sviluppate seguendo i dettami e lo spirito delle regole. E qui, un ulteriore vaso di Pandora è stato scoperchiato nel momento in cui la Ducati, durante le prove del venerdi, ha mostrato la sua seconda carenatura a biplano con Jorge Lorenzo, e Triplano con Danilo Petrucci In pratica, un affinamento della carena 2016 con le ali, in questo caso rientranti all’interno dei confini della carena. Uno sviluppo al limite che ha creato qualche malumore.

[img src=”https://media.motoblog.it/c/cb6/motogp-brno-2017-007.jpg” alt=”BRNO, CZECH REPUBLIC – AUGUST 04: The bike of Sam Lowes of Great Britain and Aprilia Racing Team Gresini with the aerodinamic solution during the MotoGp of Czech Republic – Free Practice at Brno Circuit on August 4, 2017 in Brno, Czech Republic. (Photo by Mirco Lazzari gp/Getty Images)” size=”large” id=”878230″]

Albesiano: “Tanto valeva lasciare le ali”

[img src=”https://media.motoblog.it/9/9e4/albesiano.jpg” alt=”KUALA LUMPUR, MALAYSIA – JANUARY 30: Romano Albesiano of Italy looks in box during the MotoGP Tests In Sepang at Sepang Circuit on January 30, 2017 in Kuala Lumpur, Malaysia. (Photo by Mirco Lazzari gp/Getty Images)” size=”large” id=”841240″]

Quando è stata varata questa norma, lo spirito era quello di tornare a delle moto con carene sostanzialmente tradizionali al cui interno si doveva trovare il modo per recuperare la downforce. e questo è quella che è l’interpretazione che ci sembrava tecnicamente di livello la nostra. Questo poi è diventato in realtà un reintrodurre dalla finestra quello che è stato buttato dalla porta. Ma questo non è per chi lo ha fatto ora, ma tutti fin dall’inizio gli altri. il problema era governare una situazione che è sfuggita di mano. Io non ce l’ho con Ducati. L’interpretazione del regolamento non è quella per cui era nato il regolamento. Quindi tanto valeva lasciare le ali. Noi abbiamo una versione di carena che interpretando il regolamento in un modo più tecnico ha recuperato buona parte della downforce, ma non è il problema che a noi manca. E’ una questione di approccio, di metodo, di linearità di pensiero.

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parole di Romano Albesiano che confermano la guerra – sportiva e di sviluppo sia chiaro – in atto tra le case senza esclusione di colpi. Niente di nuovo sotto il sole, semplicemente ora più visibile.

La risposta di Ciabatti al sabato non si fece attendere:

Le alette sono state vietate adducendo motivi di sicurezza, prolema tra l’altro mai verificatosi. Noi pensiamo di essere in linea perfetta con il regolamento, le carene omologate, prima di essere state usate qua sono state sottoposte agli organi competenti.

Come non bastasse, durante il lunedi post gara, la Yamaha ha messo in mostra un nuovo cupolino che riprende i dettami ed i principi del cupolino 2016. In piena sostanza, Iwata ha cavalcato la stessa filosofia di Ducati, e come Borgo Panigale, ha atteso molto a mostrare il frutto del proprio lavoro. Deflettori alla base del cupolino, con convogliatori in grado di convogliare al meglio l’aria per mantenere nel miglior modo possibile in assetto l’anteriore.

Nel bailamme più totale, la Honda risponde laconicamente con Marquez: “preferiamo concentrarci sull’elettronica”. Per il momento, i risultati – evidentemente – danno ragione alla casa dell’Ala ed al piccolo diavolo, reduce da una doppietta e da una testa del mondiale conquistata al Sachsenring, ampliata a Brno, e che vorrà essere difesa a Spielberg.

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Mancanza di…comunicazione

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Si arriva dunque a Spielberg tra le polemiche velate e malcelate dei nuovi sviluppi delle carene, ma anche dagli strascichi di una MotoGP che ha portato i propri nodi al pettine in tema di Flag to Flag. In Repubblica Ceca, Marquez e la sua squadra hanno evidentemente approntato una tattica furba e intelligente preventiva poco prima del via. Una tattica che ha regalato un vantaggio enorme allo spagnolo nei confronti dell’avversario. Il punto nodale però riguarda una realtà dei fatti dove la massima espressione motociclistica mondiale vive ancora di una comunicazione stantìa e, concettualente vecchia.

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Basti pensare che le segnalazioni sul dashboard tra pilota e squadra stanno arrivando solo quest’anno, e che il concetto di comunicazione radio ancora non è stato appuntato. Si dirà che la moto non è la macchina, che correre al limite su una MotoGP comporta una mente estremamente focalizzata visto che lo sport del motociclismo comporta esposizione e rischi enormi, ora più grandi di una vettura o una formula uno, non fosse altro che si cade, ma è anche vero che a livello comunicazione ci troviamo ancora alla sola preistoria di un cartello, visibile per un istante in velocità.

Non si tratta di una questione isolata al Flag to Flag. Gli esempi sono tanti anche nel passato. Vien da parlare del gran premio di Phillip Island del 2003, quando Rossi doveva recuperare per una penalità 10 secondi, e fu avvisato con una tabella cervellotica. Riuscì a capirla e vinse. In altri casi il risultato non fu lo stesso. Andrea Iannone in Spagna quando correva in Moto2 con la Speed Up nel 2010 tanto per dirne una non lesse una comunicazione su un ride through quando si ritrovava in testa e concentrato sulla guida. Fu squalificato.

La Honda ha prevenuto il problema in una situazione dove sarebbe stata fondamentale una comunicazione veloce. In questo, la tecnologica MotoGP deve ancora fare passi da gigante.

Austria terreno di Ducati? Si ma…

[img src=”https://media.motoblog.it/7/7f4/motogp-brno-2017-060.jpg” alt=”Ducati Team’s Italian rider Andrea Dovizioso rides his Ducati during the qualification of the Moto GP Grand Prix of the Czech Republic in Brno on August 5, 2017. / AFP PHOTO / Michal Cizek (Photo credit should read MICHAL CIZEK/AFP/Getty Images)” size=”large” id=”878283″]
Il Red Bull Ring dunque scalda i motori. Qui dove la Ducati aveva conquistato una storica doppietta lo scorso anno, per il 2017 torna per un classico back to back. Sarà ritorno di gloria? Si ma non cosi facile come nel 2016, almeno a sentire Dovizioso. E lo svantaggio è dato anche da quell’assenza delle ali la cui ricerca aerodinamica aveva dato tanto a Borgo Panigale. Certo è che la Rossa comunque con il nuovo asso nella manica della nuova carenatura potrebbe aver trovato una chiave di volta. Attenzione inoltre a Jorge Lorenzo: il maiorchino, a leggere solo i risultati di Brno, sembrerebbe chiuso ancora in quel vortice di negatività a livello di guida dato da un’insicurezza sull’anteriore.

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Ed invece, il maiorchino a Brno ha mostrato una guida più sicura ed incoraggiante, sopratutto dopo aver provato il biplano.
Potrebbe essere un ago della bilancia lo spagnolo di Borgo Panigale, in una guerra che sta vedendo per ora Marquez in piena ascesa.
Dal canto proprio, in Yamaha si punta al rilancio. La sensazione è che ad Iwata comunque, tra gara e test, la positività sia data da risultati prestazionali buoni ed incoraggianti, anche se collimati con una classifica che inizia ad essere deficitaria.

Valentino Rossi ha sofferto ancora una volta la tattica attendista del Flag to Flag, ma a Brno ha messo in atto un passo molto buono ed un recupero entusiasmante. Maverick Vinales sembra esser tornato top gun sfruttando gli assetti dell’italiano. Serve il colpo ad effetto al Ring, spartiacque – l’ennesimo? – di questo Ferragosto di fuoco?

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