Portimao, Rea “pigliatutto” di una Sbk... vuota. Che fare?

Gare scontate e tribune vuote simbolo della crisi Sbk

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 17 set 2017
Portimao, Rea “pigliatutto” di una Sbk... vuota. Che fare?

Dalle due gare Sbk di Portimao, con gli spalti desolatamente vuoti, il verdetto è quello fin qui troppo conosciuto, il dominio assoluto con perentoria doppietta di Rea e della sua Kawasaki. Con l’aggiunta che chi riteneva Jonathan una spanna più avanti di tutti si sbagliava: è due spanne avanti fin ora con 11 vittorie e 19 piazzamenti sul podio in 20 gare.

L’incidente subito da Sykes in qualifica, assai spettacolare ma per fortuna senza gravi conseguenze, e poi la caduta di Davies in gara 2 quando il ducatista viaggiava indisturbato secondo, hanno tolto i residui motivi di interesse sia alla gara, sia al campionato, ora, con ancora tre gare da disputare (Francia, Spagna, Qatar) davvero senza più storia.

Kawasaki mangiatutto, non solo per l’ennesimo trionfo in Sbk ma anche vincitrici in Superstock, Supersport, Supersport 300. Giù il cappello!

Le Ducati ci sono, ma sono i primi degli sconfitti e solo Davies ci prova davvero, mettendoci una pezza ma consapevole – con un Rea così determinato a dettare la legge del più forte- di non poter salire sul primo gradino del podio (quando accade sa di miracolo!) e non sempre, dato che Chaz non è esente da errori e da cadute. Melandri fa quel che meglio gli riesce, s’accontenta del gradino più basso del podio – spesso ottenuto come oggi in Gara 2 grazie alle disgrazie altrui, sperando che una vittoria solitaria e qualche sprazzo bastino a considerarlo fra i vincenti, fra gli ufficiali e a ritenere salva una stagione.

Tutto il resto è contorno, con le variabili di volta in volta offerte dai circuiti, dalle moto, dai piloti, molti da pensionamento e pochi davvero al top adeguati a un mondiale come ad esempio Michael van der Mark, oggi brillante secondo, di buon auspicio per l’annunciato debutto di domenica prossima ad Aragon in MotoGP con la Yamaha dell’infortunato Rossi.

Insomma, gare scontate e campionato scontato. Le eccezioni, assai rare, confermano questa regola, a ennesima dimostrazione di una Sbk mondiale in piena crisi e, quel che è peggio, senza uno straccio di (valida) idea per risollevarla. La gestione Dorna ha affossato questa categoria i cui sintomi di crisi erano per altro già evidenti a causa del suo progressivo snaturamento e della perdita di identità.

Una Sbk né carne né pesce, irriconoscibile rispetto alle “derivate di serie” dei giorni di gloria, sostanzialmente una brutta copia delle MotoGP con tutti i suoi limiti e con nessuno dei suoi non pochi pregi. Poi il resto – la mancanza di grandi piloti o l’assenza del pilota-star e le 9 Case presenti ufficialmente solo per finta (con l’eccezione di Kawasaki e Ducati) – sono la conseguenza e non la causa di una realtà di crisi che va affrontata rivoltando la Sbk come un calzino, non cambiando solo il colore o disegnando sul musetto della carena un finto fanale.

Serve cambiare il “format”, quindi serve coraggio. Coraggio che manca, specie a Dorna, priva di idee innovative o invece decisa – per scelta – a lasciare al proprio destino questa Sbk dedicandosi totalmente alla MotoGP, fiore all’occhiello e gallina dalle uova d’oro.

Più volte abbiamo avanzato proposte indicando sostanzialmente la soluzione in un diverso rapporto fra MotoGP e Sbk, cioè in una partnership fra le due massime espressioni del motociclismo mondiale dove l’una alimenta l’altra e viceversa. Evidentemente Dorna non ha interesse a riportare in auge la Sbk ed è questo il motivo – aggravato dalla crisi mondiale del mercato delle supermoto – per cui la maggioranza delle Case si impegnano ma … a corrente alternata, senza crederci.

Ciò detto, e preso atto di questa crisi, non è bello assistere al giro degli avvoltoi nel loro refrain: ma che gare brutte! Ma che gare noiose! Ma che Campionato senza storia! Da quale pulpito! Con quale credibilità! Oggi i più critici, specie fra i media, sono gli stessi che sino all’inizio di questa stagione si sperticavano in lodi sbeffeggiando chi osava suonare il campanello d’allarme sul reale stato di salute della Sbk. Questo oggi passa il convento. Punto. Ma la critica deve avere un senso altrimenti si scade nel disfattismo e si varca il crinale che divide gli appassionati dai fanatici.

Nel motociclismo (specie nel Motomondiale 500), per anni, ci sono state gare e campionati con un solo vincitore, con il secondo a un giro di distanza e il terzo a due giri. Ma gare e campionati – pur con evidenti limiti – che avevano la loro validità tecnica e agonistica tant’è che il pubblico (degli appassionati) apprezzava. Qual è oggi la validità tecnica e agonistica di questa Sbk? Questo il punto. E da qui bisogna ripartire.

Tagliamo corto: un esempio che non basta la lotta in pista fra più piloti per accendere gli entusiasmi e decretare il successo di una gara, di una categoria, di un campionato? La Moto3 mondiale con almeno 10-15 piloti che si giocano ogni gara la vittoria e il podio. Valeva più un giro in solitaria di Agostini o di Hailwood! Altri tempi? Sì. Ma era così prima ed è così adesso. Rossi docet.

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