Iannone, quando "chi si scusa si accusa"
Riuscirà Andrea a risalire la china?
Per dimostrare l’attaccamento alla “causa” e scrollarsi di dosso le colpe per una stagione flop Andrea Iannone giura che la sua Suzuki MotoGP, pur non citandola nel suo messaggio sui social, gli ha tolto il sonno. “Non ci ha dormito la notte”, Andrea dixit. Date le arci note vicende personali affettive con l’avvenente Belen Rodriguez una frase così si presta a considerazioni extra-sportive, quanto meno alla facile ironia. Ma tutto il super lungo post su Instagram dell’asso abruzzese della Suzuki (scritto di suo pugno o suggerito dal suo ufficio stampa e Pr, fa lo stesso) si presta a non far guadagnare ad Andrea un solo punto.
Si rischia di passare dallo sfogo (legittimo) a un arrogante spogliarsi di dosso delle proprie responsabilità. E’ la classica toppa peggio del buco: l’effetto boomerang! Insomma, se Iannone quest’anno non se la cava per niente bene col “manico”, ancor minor dimestichezza pare avere con la tastiera.
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Un post scritto per spiegare le cause della sua stagione “No” che alla fine lascia tutto come prima, anzi peggio, cioè lascia il povero corridore di Vasto nella melma, sotto il tiro incrociato della critica, sperando che il 2018 vada meglio. Nessuna considerazione tecnica – tanto meno analisi completa – sui propri limiti e su quelli della suo mezzo ufficiale, non una moto qualsiasi ma un bolide di uno dei colossi del motociclismo mondiale, con investimenti colossali. La speranza, si sa, è l’ultima a morire. Ma, come noto, “excusatio non petita, accusatio manifesta”, cioè “chi si scusa si accusa”. Andrea, chi te lo ha fatto fare?
La stagione 2017 del binomio Iannone-Suzuki non è stata al di sotto delle aspettative anche più modeste: è stata semplicemente disastrosa. Fin qui una debacle senza possibilità di appello, ancor più grave specie dopo gli illuminanti sprazzi offerti dalla moto nipponica la stagione precedente in mano a Maverick Vinales. Tant’è.
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Bisogna voltar pagina. Ma come? Il talento non si smarrisce e non si cancella come un refuso sui social. Ma ogni corsa e ogni campionato fann storia a sé e un campione, anche il campione del Mondo in carica, ha l’”obbligo” di dimostrare sempre il proprio valore, o bissando i successi precedenti o, quanto meno, dimostrando sempre la propria competitività. Altrimenti sono solo buoni propositi di rivincita che mettono il pilota fra le tante promesse mancate, nel mare magnum delle meteore.
Auguriamo ad Andrea di tornare presto fra i protagonisti “in alto” della MotoGP, di lottare per il podio, di dimostrare con i fatti di meritarsi – in questo caso di continuare a meritarsi – per il suo talento e la sua determinazione in pista, una moto ufficiale di una grande Casa. Non basta ribadire uno scontato: “Io non mollo”, per tornare in vetta. Serve (ben) altro perché questa stagione sia solo una parentesi negativa da superare e non l’imbocco in un tunnel senza uscita.
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Andrea, pilota di istinto, capace di mettere insieme errori e prodezze, è tutt’altro che un “fermo”. Non merita la croce addosso. Merita un secondo giro di valzer, sapendo che, in caso di nuovo flop, può essere la fine di una carriera nel motociclismo ad alto livello. Serve crederci, serve pazienza, serve un lavoro meticoloso e fuori dai riflettori: su di sè e sulla moto insieme alla squadra per ripartire non solo con i proclami, non affidandosi ai miracoli ma al recupero tecnico e psicologico, passo dopo passo, con umiltà.
Il cuore, qui, va buttato in pista dimostrando che quella, oggi, è la “mission” cui dedicarsi in toto. Soprattutto, auguriamo ad Andrea di ritrovare il bandolo della matassa (di se stesso?) e, ancor di più, il senso della misura. Tutto il resto, come il post sui social, ha solo il sapore delle scuse.
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