Superbike Losail 2017: Rea chiude un mondiale senza anima

Si è chiuso a Losail il mondiale 2017: record di punti per Rea vero. Ma le prospettive future? Che stagione sarà quella del 2018? Basteranno gli interventi di Dorna?

Di Flavio Atzori
Pubblicato il 5 nov 2017
Superbike Losail 2017: Rea chiude un mondiale senza anima

Superbike 2017 – E cosi anche la stagione 2017 si chiude in naftalina. La sua fotografia? La Ducati Panigale di Chaz Davies che, come un toro imbizzarrito, rimane miracolosamente in pista, lasciando spazio e vittoria a Rea senza fatica. Ecco, questo è il punto: il campione del mondo con la Kawasaki è un binomio talmente grande che gli altri faticano per stare avanti, mentre Johnny sembra fare tutto in scioltezza. Intendiamoci, non è cosi: Rea è un cannibale, una macchina da gara, ma la realtà dei fatti è che nemmeno limitandolo si potrà assistere a qualcosa di divertente il prossimo anno.

A meno che non gli si tolga un cilindro. La controprova è sotto gli occhi di tutti: a quanto pare Kawasaki ha già iniziato a Losail a lavorare su una moto con meno giri motore. Risultato? Rea ha dominato. La moto di Akashi è eccezionale sia chiaro, ma la variabile è lui, questo ragazzo che proprio ieri ha messo il record di punti.

Che campionato è quello il cui unico scopo nell’ultima trasferta mondiale è praticamente solo questa? Johnny ha stracciato l’ennesimo record, e si appresta a diventare il pilota più vincente di tutti i tempi, ma manca l’appeal.
A Losail era molto più interessante la sfida mondiale nella Supersport, categoria che – tecnicamente – a vedere il mercato, ha ben poco da offrire, se non con la nuova Yamaha R6, guarda caso vincitrice.

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In Superbike la Kawasaki Ninja domina anche perchè ha dietro un team ed un investimento dietro da primi della classe con il pilota di gran lunga più forte. Segue la Ducati con un progetto che, giunto a fine vita come la Panigale, non ha dato i risultati di alcune sue progenitrici. Gli altri galleggiano alla ricerca di un posto al sole. Ma che ci fosse la voce nel paddock secondo cui la Yamaha vincerebbe con Rea in sella e che la R1M potenzialmente ha anche più margini di sviluppo di una Kawasaki.

Rea è il Valentino Rossi del 2002, lo Stoner del 2007: il più forte sul mezzo più forte.

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La soluzione del promoter è stata quella di affossare chi vince. Al netto di dubbi evidenti sulla questione sportiva, tecnica e spettacolare, siamo sicuri ci si riuscirà? Non sarebbe stato meglio dare più sostegno ai team privati ed una regolamentazione che permetta dunque maggior investimenti da parte di team privati selezionati ad hoc, che offrano delle garanzie chiare ed evidenti, senza che debbano cambiare piloti con la valigia ogni 4 round? Cosi, si potrebbe avere sempre più un circolo virtuoso, ed avere piloti di levatura anche per team non ufficiali?

Prendiamo l’esempio di Guintoli: una struttura buona come Puccetti, seppur privata che si permette un pilota in grado di valorizzare moto e team: eccolo l’esempio che merita di esser menzionato, ma non solo. Fores non è dissimile con Barni come storia.

Serve sostegno affinchè anche Suzuki e Honda possano entrare e recitare il ruolo di protagonisti così da mettere in moto un circolo virtuoso. Altrimenti, la sensazione è che la Superbike dell’era Rea, sia quella costosa, opulente, morente.

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Ah, la cronaca: Rea ha conquistato l’ennesima vittoria stagionale, conquistando il record di punti – 556 – superando dunque il record precedente di Colin Edwards. Il cannibale è stato primo in ogni singola sessione di Losail. In gara due è stato bravo Chaz Davies a provare a resistere finchè la Panigale non si è imbizzarrita scaraventandolo in aria come in un rodeo. Il gallese è stato bravo a rimanere in piedi e chiudere secondo. Terzo Alex Lowes, meno sponsorizzato, con una fama di cascatore che non gli rende del tutto giustizia. L’inglese ha vinto il suo duello con van der Mark, quarto in gara 2. Quinto Fores, sesto Melandri, mai in gara con problemi di grip evidenti. Poco importa evidentemente. La stagione 2017 chiude i battenti con , tra le cose, anche una bella idea, come il parco chiuso nel paddock. Sembrava di rivivere un po’ quelle sensazioni degli albori della superbike. Seppur bella e interessante, una goccia nel mare.

La speranza è che, nei prossimi due anni, si possa tornare ad avere di nuovo la Superbike di una volta.

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