CEV, il via all’Estoril: i “magnifici 10” italiani all’assalto del Mundialito Moto3.
Dopo l’apertura del Wsbk a Phillip Island e dopo il primo round del Motomondiale a Losail ecco arrivare in questo week end all’Estoril il CEV.
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Dopo l’apertura del Wsbk a Phillip Island e dopo il primo round del Motomondiale a Losail ecco arrivare in questo week end (in concomitanza con il secondo round delle derivate a Buriram) all’Estoril il CEV, in attesa del CIV “tricolore”, il 7 e 8 aprile a Misano. Il CEV, come noto, ha oramai la valenza internazionale di gran lustro fregiandosi del “FIM CEV Moto3 Junior World Championship”, cioè del Mundialito Moto3, trampolino di lancio per i giovanissimi leoni verso l’empireo nella classe cadetta del Motomondiale.
Otto le tappe in programma quest’anno, di cui sette in Spagna sui circuiti di gran lignaggio: Estoril, Valencia due volte, Cataluna, Aragon, Jerez, Albacete e una in Francia sul celeberrimo Le Mans. Che il CEV sia a tutti gli effetti un campionato di qualità e di livello internazionale – ci riferiamo in particolare alla Moto3 – è ribadito anche nel 2018 dal numero degli iscritti e da quello delle nazionalità rappresentate.
Piloti e moto sono di primissimo livello e godono del supporto diretto di grandi Team (alcuni del Motomondiale) e dell’occhio benevolo di Case ufficiali. Il motivo è semplice: questa è una fonte importante per formare le nuove leve del motociclismo mondiale di domani. La classe cadetta si presenta all’Estoril con 45 iscritti di 15 nazioni, con Spagna e Italia in prima fila. In effetti c’è un bel ventaglio di nazioni: Spagna (13 piloti); Italia (10); Germania (4); Giappone (3); 2 a testa Olanda, Malesia, Thailandia, Turchia; uno a testa Inghilterra, Svizzera, Austria, Belgio, Rep. Ceca, Danimarca, Indonesia. Un’altra particolarità è data dall’età dei piloti, in generale molto bassa, con punte record: 7 i baby-piloti di… 15 anni! (lo spagnolo Perez, l’olandese Faber, i malesi Ikmal Izam e Fitri Bin Mahadi, il giapponese Kunii, i turchi Oncu Deniz e Oncu Can, nessun italiano); 7 i 16enni ( gli italiani Andrea Cavaliere e Riccardo Rossi, gli spagnoli Alcoba e Garcia, il ceco Salac, il belga De Vits, il giapponese Kawahami); 13 i 17enni (gli italiani Vietti Ramus e Stefano Nepa, gli spagnoli Toledo, Lorente, Miralles, Ruiz, Fernandez, il giapponese Ogura, il danese Jespersen, il tedesco Orgis, lo svizzero Dupasquier, l’austriaco Kofler, l’inglese Nesbitt); 10 i 18enni (gli italiani Kevin Zannoni, Yari Montella, Bruno Ieraci, gli spagnoli Viu Aleix del Team italiano Marinelli Rivacold dei pesaresi Cecchini senior e junior, ancora spagnoli Garcia, Polanco, Riu, l’olandese Van De Lagemaat, i tedeschi Orgis e Georgi); infine i 19enni-20enni ( l’italiano Davide Pizzoli, lo spagnolo Perez, il thailandese Chantra, il tedesco Freitag) e sopra i 20 anni (gli italiani Antony Groppi e Manuel Pagliani), l’indonesiano Salim, l’inglese Booth con il più “vecchio” il 24enne thailandese dal nome impronunciabile Apiwath Wongthananon).
L’abbiamo fatta lunga perché in un campionato come questo l’età ha un peso fondamentale. E le moto in lizza? 24 KTM, 17 Honda, 3 Husqvarna, 2 TM (la nota marca pesarese). Questo il quadro, ben fornito, ma – come sempre – non tutto rose e fiori perché di fatto il CEV riveste oramai non solo il ruolo di lancio dei “giovani leoni” ma anche di “parcheggio” prolungato obbligato rispetto al gran salto nel Motomondiale e addirittura “ripescaggio” – avanti e indietro – di promesse che dopo fugaci apparizioni nel giro iridato, rientrano nel Mundialito, non certo per scelta.
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Questa scomoda situazione riguarda diversi piloti (non certo gli spagnoli ben supportati da una “rete” ben orchestrata fra Federazione Moto, Dorna, Organizzatori, sponsor, media ecc.), in particolare gli italiani, a dimostrazione di difficoltà (economiche ma non solo) di gestione che non sono state superate in questi anni di cosiddetto motociclismo show-business e delle vacche grasse (ma non per tutti). Ciò detto, gli italiani (piloti e Team di alto livello) – sulla spinta dei trionfi di Dennis Foggia nel 2015, Nicolò Bulega nel 2016, Lorenzo Dalla Porta nel 2017) – partono per vincere. Niente è scontato, vista la folta e qualificata concorrenza, a cominciare dalle “vecchie” conoscenza Raul Fernandez, Jeremy Alcoba, Sergio Garcia, Vicente Perez per non parlare dei nuovi arrivati quali i gemellini Can e Deniz Oncu e tanti altri che avremo modo di presentare in seguito. Dicevamo dei nostri.
C’è l’imbarazzo della scelta e per adesso li elenchiamo lasciando la parola alla prima gara: Kevin Zannoni e Antony Groppi sulle due TM ufficiali; Davide Pizzoli sulla Ktm del Team di Max Biaggi (che ha anche, come detto, Marc Garcia); Vietti Ramus con la Ktm dello Sky VR46, Yari Montella e Bruno Ieraci sulle Honda del Sic 58 Team; Andrea Cavaliere su Ktm, Riccardo Rossi su Husqvarna, Stefano Nepa su Ktm chiudendo con l’ex tricolore Manuel Pagliani sulla Honda del Team Leopard, forse la punta di diamante del nostro agguerrito plotone. Vedremo.
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