Moto3: italiani, quando il primo titolo? 23 volte iridati in 62 anni di 125
Tocca adesso ai nostri “giovani leoni” della Moto3, tutti ragazzi dai 16 ai 22 anni.
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Mentre nell’apertura del CEV Mondiale Junior Moto3 del 25 marzo all’Estoril i piloti italiani (10 partecipanti) hanno salvato la bandiera grazie al perentorio successo dell’ex tricolore Manuel Pagliani, nel primo round iridato della classe cadetta del 18 marzo a Losail c’è stato per i “nostri” solo il gradino più basso del podio con Lorenzo Dalla Porta. E dire che la corazzata “Azzurra” non è certo sguarnita, in pista con 9 ragazzi terribili, diversi fra loro per esperienze e caratteristiche tecnico-agonistiche, ma tutti di alto potenziale: Dalla Porta, Antonelli, Bastianini, Di Giannantonio, Bulega, Foggia, Bezzecchi, Migno, Arbolino.
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Aggiungiamo anche che mentre gli italiani, a coronamento di un vivaio rivitalizzato, si sono fregiati del titolo del CEV nelle ultimi tre stagioni con i “baby” Dennis Foggia (2017), Lorenzo Dalla Porta (2016), Nicolò Bulega (2015), nei sei anni del mondiale Moto3 nessun italiano si è mai imposto. Nel 2017 il titolo è andato allo spagnolo Joan Mir e prima (2016) al sudafricano Brad Binder, all’inglese Danny Kent (2015), agli spagnoli Alex Marquez (2014) e Maverick Vinales (2013), al tedesco Sandro Cortese (2012).
Gli italiani, specie all’inizio, hanno faticato a prendere le misure della nuova categoria 250 mono 4 tempi, poi via via sono cresciuti diventando protagonisti, con belle gare, podi e vittorie, in lotta per il titolo ma finora sempre sfuggito e andato, alla fine, ad altri. Facciamo parlare i numeri. L’italiano che è andato più vicino al titolo e ha portato a casa più risultati è stato Romano Fenati. Nel 2012, 2013, 2014, a fine stagione, il primo “azzurro” è sempre l’asso ascolano (6°, 10°, 5° e 4° nel 2015) con Bastianini in gran crescendo: 9° nel 2014, 3° nel 2015, 2° nel 2016, la stagione con i nuovi arrivati Di Giannnatonio 6°, Bulega 7°.
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Quindi il 2017, con i grandi exploit trionfali di Fenati che manca il titolo per un soffio e con Di Giannantonio 5°, Bastianini 6°, Migno 9° ecc. Insomma un percorso altalenante, con sprazzi elevati, mai coronati fin qui dal titolo iridato. Come mai? Non è facile rispondere perché la Moto3 250 4 t mono che dal 2012 ha sostituito la 125 2 tempi mono ha avuto bisogno di un complesso rodaggio tecnico-agonistico dove gli italiani si sono “assestati” non senza difficoltà, forse sopravvalutando il proprio potenziale e sottovalutando le difficoltà di una categoria assai complicata anche tecnicamente (al di là delle apparenze) e soprattutto assai competitiva, con sempre nuovi “assatanati” in pista, dove è facile passare dagli altari alla polvere.
Chi si ricorda dell’ultimo pilota italiano campione del Mondo della cilindrata “minore” del Motomondiale, cioè fino al 2011, la 125 (escludendo la 50 e la 80)? Ci riferiamo ad Andrea Dovizioso che vinse il titolo con la Honda RS1R del Kopron Team Scot: non proprio ieri, essendo trascorsi 14 anni! E prima del Dovi? Beh, gli italiani hanno fatto la lora brava parte. Manuel Poggiali (Gilera) iridato nel 2001, Roberto Locatelli (Aprilia) nel 2000, e – udite udite! – Valentino Rossi nel 1997, la sua prima corona della lunga serie poi conquistate dal pesarese in tutte le categorie iridate.
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Tre titoli nei tre anni successivi, andando all’indietro nel tempo: 1992 (Alessandro Gramigni su Aprilia) e 1991 e 1990 (bis di Loris Capirossi) con il mitico Team AGV Pileri. Ancora prima? L’epopea delle Garelli bicilindriche: Fausto Gresini (1987 e 1985), Luca Cadalora (1986) – la Garelli vince anche nel 1984, 1983, 1982 con Angel Nieto (iridato anche nel 1981 su Minarelli).
In precedenza c’è stato il dominio dei nostri su moto italiane: Pier Paolo Bianchi (su MBA bicilindrica) nel 1980 e nel 1977 e 1976 (su Morbidelli bicilindrica), Eugenio Lazzarini nel 1978 (su MBA bicilindrica), Paolo Pileri nel 1975 su Morbidelli bicilindrica. L’asso ternano aveva rotto una lunga egemonia straniera di piloti di varia nazionalità (Nieto, Braun, Simmonds, Read, Ivy, Taveri, Anderson, Phillis) rispettivamente su Derbi, Suzuki, Kawasaki, Yamaha, Honda. Prima di Pileri, e prima dello tsunami provocato dall’arrivo delle Case del Sol Levante (primo titolo Honda con Phillis nel 1961), l’ultimo degli italiani iridato 125 era stato nel 1960 – 15 anni prima! – Carlo Ubbiali sulla mono 4 tempi MV Agusta, la moto di Cascina Costa trionfatrice ben 6 volte nella ottavo di litro (con il bergamasco, oltre che nel 1960, nel 1959-1958 e nel 1956-1955) e con Cecil Sandford nel 1952. Ubbiali (9 volte campione del Mondo) fa suo il titolo 125 anche nel 1951 su Mondial che bisserà il trionfo nel 1957 con Tarquinio Provini.
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Erano stati i piloti italiani a dominare la 125 nelle prime stagioni del Motomondiale nato nel 1949: tre volte con la Mondial di Nello Pagani (1949), Bruno Ruffo (1950), Ubbiali (1951). Poi la prima volta della MV Agusta (1952) con Sandford e il bis della NSU nel 1953 con il tedesco Werner Haas e nel 1954 con l’autriaco Rupert Hollaus. Non è difficile comprendere che tutti questi piloti sono stati grandi campioni e peccato che l’arido elenco non riesca a valorizzarli adeguatamente non potendo qui neppure ricordare gare e campionati che hanno fatto la storia del Motomondiale, in una categoria considerata di lancio per quelle superiori anche se molti piloti al massimo sono saliti sopra di un gradino, nella 250, mai nelle 350 e 500. Pochi, in effetti, sono stati i campioni del mondo delle 125 grandi anche… sopra. Nella massima cilindrata citiamo Nello Pagani, Phil Read, Dave Simmonds, Luca Cadalora, Loris Capirossi, Valentino Rossi, Andrea Dovizioso: in totale, dal 1949, meno di dieci e gli italiani si contano sulle dita di una mano!
Meglio dalla 125 alla 250: oltre ai già citati sopra segnaliamo: Ruffo, Ubbiali, Sandford, Haas, Hollaus, Provini, Phillis, Taveri, Anderson, Ivy, Braun, Nieto, Pileri, Sakata, Pedrosa, Marquez. Nota finale curiosa: il pilota più titolato, Giacomo Agostini (15 volte campione del Mondo nelle 350 e 500) non ha mai corso in 125.
Voltiamo pagina entrando in un motociclismo molto diverso – quello dominato dall’elettronica e dalla gomme e incentrato sullo show-business – ma, nella sostanza, con la stessa passione, lo stesso fascino, gli stessi rischi. Questo breve e schematico escursus dimostra quanto sia sempre stato difficile sfondare e fregiarsi del titolo iridato anche nelle cilindrate considerate “minori”, la cosiddetta classe d’accesso, in questo caso la ex 125 oggi Moto3 250. Il 2018 sarà l’anno buono? Domenica nel GP d’Argentina il secondo round di un mondiale della classe cadetta partito per i nostri, a Losail, in chiaroscuro.
[img src=”https://media.motoblog.it/7/700/bulega-moto3-2017-sky-vr46-23.jpg” alt=”SCARPERIA, ITALY – JUNE 02: Niccolo Bulega of Italy and Sky Racing Team VR46 rounds the bend during the MotoGp of Italy – Free Practice at Mugello Circuit on June 2, 2017 in Scarperia, Italy. (Photo by Mirco Lazzari gp/Getty Images)” size=”large” id=”896963″]
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