Mike Hailwood, 78 anni fa nasceva il “mito dei miti”

Settantotto anni fa, il 2 aprile 1940, nasceva a Grat Milton presso Oxford, Stanley Michael Balley Hailwood.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 2 apr 2018
Mike Hailwood, 78 anni fa nasceva il “mito dei miti”

Settantotto anni fa, il 2 aprile 1940, nasceva a Grat Milton presso Oxford, Stanley Michael Balley Hailwood, per tutti semplicemente “Mike the Bike”, l’emblema del pilota e delle corse di moto. Un fenomeno sulle due ruote, superbo anche sulle quattro ruote, in F2 e F1. Number one in pista, gentleman fuori. Per i tifosi italiani Mike era “l’inglese” sui bolidi rossi di Cascina Costa, capace persino di .. “rubare” almeno la metà dei fan del suo grande rivale Giacomo Agostini.

Mike è stato il corridore più rispettato da tutti gli avversari e il più amato dagli appassionati di tutto il mondo. I pur probanti 9 titoli di campione del Mondo non riescono a tradurre ciò che Mike ha rappresentato e rappresenta per il motociclismo. Chi lo ha visto correre – in ogni condizione, su qualsiasi circuito, in ogni cilindrata, su moto di ogni tipo, battendosi con i più grandi campioni passati alla storia – dalla fine degli anni ’50 agli inizi degli anni ’70, sa che ogni aggettivo resta limitativo nel descrivere il campione e il personaggio.

[img src=”https://media.motoblog.it/5/57c/mike-hailwood-01.jpg” alt=”Mike Hailwood seen here riding at speed on his MV Agusta motorbike at Brands Hatch. (Photo by Express Newspapers/Getty Images)” size=”large” id=”753432″]

Inglese figlio di papà, milionario in sterline, un fuoriclasse innato, dotato di grande passione, di grande talento, di grande tecnica, eclettico come nessun altro. Ripetiamo, Mike fu capace di portare alla vittoria di gare e titoli qualsiasi moto di qualsiasi Marca e cilindrata a 2 o 4 tempi, con motori di ogni tipo da uno a sei cilindri, su ogni circuito, in ogni condizione meteo. Contento di correre, comunque andasse. Felice di rendere felice qualcuno a bordo pista.

Qui non vogliamo ripercorrere la sua carriera, se non ricordarne il tratto finale.

Nella primavera del 1978 – quindi dieci anni dopo l’addio ufficiale alle corse di moto – Mike decide di disputare la F1 del Tourist Trophy all’Isola di Man in sella alla… Ducati, con un bicilindrico 4 tempi a V di 90° desmo 900 ss di derivazione stradale. In pochi giorni la moto fu rivoluzionata. Il propulsore si avvalse delle sapienti “cure” del guru della Ducati britannica Steve Wynne e alla fine l’”inedito” 883 (sui 75 CV a 7500 giri), chiuso in un traliccio a tubi d’acciaio, fu ritenuto idoneo a dar battaglia ai ben più potenti quattro cilindri ufficiali di Honda e Suzuki collocati su telai squisitamente racing.

[img src=”https://media.motoblog.it/9/994/mikehailwood_ducati-jpg.jpg” alt=”British racing motorcyclist Mike Hailwood (1940 – 1981) riding a Ducati on his way to victory in the Formula One race at the Isle of Man TT races, June 1978. (Photo by Don Morley/Getty Images)” size=”large” id=”788561″]

Quel 2 giugno 1978 “Mike the Bike” e la Ducati misero a segno una storica impresa. Un trionfo tanto clamoroso quanto inatteso che costituì le basi per il grande lancio dei bicilindrici bolognesi in tutto il mondo. Solo un Phil Read in stato di grazia, in sella a una Honda preparata apposta per il Montain Circuit, tentò di resistere all’azione prepotente del nove volte campione del Mondo.

Scrivemmo su Motoblog:

“Con la sua nuova tuta bianco-rossa, Mike guidava la straordinaria moto preparata in poco tempo e con pochi mezzi, come se “indossasse” un vestito tagliato su misura. La “cavalcatura” potente e agile, con i colori della bandiera italiana, bianco-rosso-verde (di fatto erano quelli del main sponsor…), eseguiva perfettamente i comandi di un sapiente e implacabile fantino, che per un giorno tornava a far sognare e a dettare ancora la legge del più forte”.

E fu l’apoteosi: Davide batteva Golia! Persino un fuoriclasse “duro” come Phil Read alla fine abbracciò Mike e chiese di salire (da fermo) sul bolide italiano. Trecentomila persone si tolsero il cappello, in silenzio per ascoltare l’inno di Mameli. Il rombo del bicilindrico Made in Italy li aveva conquistati. Hailwood consegnava se stesso alla leggenda del grande sport”. Ripartiamo, soprattutto per i più giovani la “lezione” di Mike sulle corse e sui piloti. Così diceva il fuoriclasse inglese: “Correre non è un passatempo per tutti, prima di impegnarsi in una attività per la quale ci si potrebbe accorgere, troppo tardi, di non essere affatto tagliati o di non potersi permettere i mezzi per praticarla, inviterei ciascuno ad un esperimento di analisi introspettiva e ad un esame obiettivo sulle condizioni da raggiungere per poter riuscire.

Tra i primi fattori da considerare, quello economico è tra i più importanti, in quanto, benchè non sia certo il denaro a fornire i requisiti fisici per correre, ove questi manchino, è da prendere in considerazione l’alternativa se uno abbia o meno la possibilità di diventare un buon corridore”. Poi “Mike the bike” elencava una serie di qualità indispensabili, quali il coraggio fino alla temerarietà, l’abilità tecnica, la capacità di giudizio su se stesso e sugli avversari, la pazienza, l’attenzione sulla realtà concludendo:

“In realtà grandi campioni si nasce, non si diventa, e senza un talento innato non è possibile raggiungere la vetta delle proprie aspirazioni. Ma anche un genio deve sforzarsi molto producendo sforzi intensi per sviluppare la sua abilità durante il lungo cammino che dovrà percorrere per raggiungere la fama”.

Di grande attualità. La Signora in nero non si era dimenticato di Mike, più volte “salutato” ma non ghermito in quasi 20 anni di corse. Mike rimase vittima in un incidente stradale automobilistico il 23 marzo 1981. Aveva 41 anni. Grazie, Mike.

[img src=”https://media.motoblog.it/c/col/collezione-di-foto-storiche-honda/RC149_Mike_Hailwood.jpg” alt=”rc149_mike_hailwoodjpg” size=”large” id=”504174″]

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