MotoGP, rocambolesco tango argentino

Il fuoriclasse della Honda – in una giornata di foga oltremisura – nei suoi sorpassi costringe Aleix Espargaro al largo e poi addirittura a terra Valentino Rossi.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 8 apr 2018
MotoGP, rocambolesco tango argentino

Se la MotoGP è show, ecco lo show servito a Termas de Rio Hondo in un piatto colmo di minestrone adatto per tutti i gusti. Il meteo ballerino ci ha messo del suo, ancor di più di quanto fatto prima della classe regina, in Moto3 e in Moto2. Quindi gara dichiarata bagnata con gomme da bagnato, ma pista a chiazze, ancor più infida e malandrina del solito, decisioni incerte sul da farsi, scorrettezze in pista e (anche) fuori, penalità, polemiche, musi lunghi, pochi sorrisi, qualche parolaccia e di più.

Qui, addirittura, c’è stata la… novità della maggioranza dei piloti (cioè di tutti meno il poleman Miller già in griglia con le slick montate) già schierati e rientrati autonomamente in fretta e furia in pit lane senza nessuna autorizzazione della direzione corsa. Quindi ritardi, un quasi caos o caos pieno dovuto al fatto che i regolamenti mai chiari e sempre da interpretare non si sa ad uso e consumo di chi, in questo caso arrivando al compromesso di riportare tutti in griglia rispettando i tempi delle qualifiche, ma tre file indietro, lasciando al solitario incavolato Miller (che era stato l’unico a rimanere schierato e a non rientrare come tutti gli altri) il vantaggio di una cinquantina di metri.

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Una pezza peggiore del buco, con la comprensibile e legittima insoddisfazione di Miller e del suo Team che avevano azzeccato la scelta di gomme e avrebbero potuto centrare il colpaccio. Non bastasse tutto questo, si aveva proprio sulla inedita griglia lo (strano) spegnimento della Honda di Marquez, costretto al rodeo: scendere-spingere-rimettere in moto-risalire – ma contromano – con la successiva (prima) punizione, proprio nella fase di gran rimonta, di un rientro nel box per ride through e ritorno in pista da… forsennato.

Le Peripezie del Campione del Mondo in carica non finiranno qui perché il fuoriclasse della Honda – in una giornata di foga oltremisura – nei suoi sorpassi al gancio costringerà prima Aleix Espargaro al largo e poi addirittura a terra Valentino Rossi beccandosi alla fine – appunto – un’altra sanzione (30 secondi di gap) che lo sfila in 18esima posizione, zero punti.

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Dritti dritti nel nuovo casino MarquezRossi? Si vedrà. Marquez ha esagerato ma ha anche dimostrato – se ce ne fosse stato bisogno – di che pasta è fatto, sia rispetto alla classe sia rispetto alla determinazione che oggi è sfociata in veri e propri arrembaggi. Tant’è. Tutto qui? E no. Perché la corsa, dopo il tentativo di fuga e tanti bei giri di Miller alla fine finito quarto causa svarioni (+4.349), l’ha vinta meritatamente – su un terreno in cui ci sguazza – Cal Crutchlow, in volata sugli indomiti Zarco e Rins, primo podio.

Come dire, la giornata dei “gragari di lusso” su moto satelliti: Honda 1°, Yamaha 2°, Suzuki 3°, Ducati 4°. Ovvio che, davanti e dietro, dall’inizio alla fine sia successo un po’ di tutto, iniziando dal ko di Pedrosa dopo il contatto con Zarco. Ducati factory? Dovizioso si è visto in zona alta ma mai in lizza per il podio, cercando di non fare errori, alla fine sesto, dietro a Vinales e davanti a Rabat e Iannone assai lontano. Di Lorenzo, 15°, meglio tacere. Bay bay Argentina, senza rimpianti.

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La nuova classifica? In testa Cal Crutchlow (38 punti) con Dovizioso retrocesso al secondo posto (35), poi Zarco 3° (28), Vinales 4° (21), Marquez 5° (20), Miller 6° (19), quindi Petrucci, Rossi, Iannone, Rabat ecc. ecc. Lorenzo 20° (1 punto) che la dice lunga su come gira il feeling fra il maiorchino e la Rossa. Tutto da rifare? Tutto da rifare.

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