SBK Aragon: Davies accende Gara 2, ma Rea resta leader
I nuovi regolamenti hanno avvicinato i big, tagliando le ali della “verdona” senza però permettere alle altre Case di entrare nel gioco vero.
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Alla fine è questione d’orgoglio, oltre che di classe, di tigna e di motore. E in Gara 2, sul magnifico tostissimo tracciato di Aragon nella battaglia dell’orgoglio – una vera e propria “guerra” dei giganti – è stato un Chaz Davies tornato… il gallese a gettare il suo cuore in pista domando alla fine l’immenso Jonathan Rea e il compagno di squadra Marco Melandri, costretto al gradino più basso del podio e a retrocedere ancora in classifica, ora terzo a -18 dalla vetta, da secondo dopo Gara 1 di ieri, da primo dopo il doppio round d’apertura di Phillip Island.
Comunque gran gara! Senza più fiato per chi guarda, senza più niente da dare e da dire per chi corre. Giù il cappello! Tutto il resto è in cronaca. Qui vogliamo solo citare la nuova prestazione del rookie 21enne romagnolo Michael Rinaldi sulla Ducati, in gran battaglia oggi come ieri, a ridosso dei primi, alla fine in crisi di gomma, settimo, superato da Sykes.
Il WSBK vive sul duello Ducati–Kawasaki, con le moto delle altre Case a fare da contorno. Così era, così è. I nuovi regolamenti hanno avvicinato i big, tagliando le ali della “verdona” senza però permettere alle altre Case di entrare nel gioco vero, quello per la vittoria di gara e soprattutto quello per il titolo. Ecco perché in questa SBK è d’obbligo il… “ma”. Senza nulla togliere al trionfatore Davies, (qui al suo settimo centro, il 29esimo in carriera, un mastino dalla zampata pesante che quand’è in giornata non teme nessuno) e alla sua Ducati (un sempreverde bombardone bicilindrico freccia rossa a fine 2018 messo in … pensione per la nuova attesissima “4”); senza nulla togliere alla corsa rovente animata da un indiavolato poker d’assi fino a dieci giri dal termine, poi, dopo il ko del sempre indiavolato Fores (Ducati Barni) ridotto a bollentissimo tris, è evidente che i nuovi regolamenti imposti d’ufficio hanno penalizzato la Kawasaki (i 1100 giri in meno del motore e non solo…) che senza il gran manico del superlativo Jonathan Rea – costretto sempre al limite con anche oggi relativa sbavatura finale – sarebbe ai margini.
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La controprova viene dal compagno di squadra di Rea, Sykes, poco più che un comprimario di lusso, oggi 6° (a quasi 14 secondi di distacco), ieri 4°, 7° in classifica generale (42 punti, 72 meno del suo compagno). L’altra Kawasaki no factory, quella di Razgatuoglu è 9° in classifica generale, con 32 punti.
Chiaro? Che c’importa, si dirà. Già. Ma allora bisogna dire forte e chiaro che questo mondiale SBK (forse non solo questo) non si gioca sul valore tecnico e agonistico dei partecipanti, ma sulle scelte regolamentari imposte – fra mugugni e niet – dai padroni del vapore per abbassare d’ufficio il “cielo” ed alzare la “terra” in modo che dal conseguente temporale si ravvivi lo show alla guisa di un circo, per esigenze di… portafoglio. Questo è.
Comunque la barca va. E, al di là di tutto, va con in testa il gran nocchiero Rea: leader della classifica dopo i primi tre round (sei gare) con i suoi pesanti 114 punti davanti a Davies che sale secondo (102) e al già citato Melandri (96), col passo del gambero. Gli altri? Fuori gioco, almeno rispetto alla corsa per il titolo, confermando quando detto sopra. 4° Fores (76 punti), 5° e 6° Lowes e Marc Van de Mark sulle due Yamaha, dopo il già citato Sykes, ci sono 8° Camier – Honda 42 punti (in ospedale dopo la gran botta di ieri), 10° Baz (27) sulla Bmw.
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Le nostre Case: MV Agusta 12° (22 punti) con Torres, Aprilia 13° con Savadori (18), sempre con la spalla non ok, 16° con l’assente (per il noto infortunio) Laverty (16 punti) e 20° con il subentrante Davide Giugliano (3 punti). I numeri parlano da soli. Aspettando la nuova battaglia di sabato e domenica prossima sul mitico e meraviglioso circuito della piana olandese di Assen.
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