MotoGP Jerez the day after: Ducati, addio Dovi?
Sul “fattaccio” può aver influito il clima di tensione esistente da tempo fra Andrea e Jorge e fra questi e il management Ducati?
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Peggio di così Ducati non poteva uscire da Jerez. Entrata nel GP di Spagna con Dovizioso capoclassifica la Casa bolognese si ritrova con l’asso forlivese precipitato in quinta posizione (46 punti contro i 70 del nuovo leader Marquez) dopo il noto e polemico patatrac con la caduta di entrambi i piloti ufficiali della Rossa (più Pedrosa) e il doppio zero conseguente. Un incidente di gara in una fase calda e delicata per conquistare la seconda piazza e il podio.
Già. Ma la baraonda è stata innescata dalla lotta a coltello fra i due compagni di squadra Dovizioso e Lorenzo. Dopo ripetuti e inutili tentativi l’italiano, a sette giri dalla fine, ha tentato l’assalto risolutore del sorpasso a Jorge (addirittura in testa all’inizio) allungando la staccata alla curva sei, andando però lungo. Idem Lorenzo che nel tentativo di resistere ha a sua volta allungato e allargato rientrando poi bruscamente e avventatamente in curva, a destra, alla corda non vedendo Pedrosa. Le traiettorie si incrociano, i due spagnoli vanno a terra coinvolgendo pure Dovizioso. Un disastro. Ancor più pesante data la competitività delle Rosse e il podio a portata di mano.
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Tre domande. Sul “fattaccio” può aver influito il clima di tensione esistente da tempo fra Andrea e Jorge e fra questi e il management Ducati soprattutto per le irrisolte questioni contrattuali? Perché Lorenzo, considerata la situazione di gara e di classifica e con una gomma oramai ad alto rischio di tenuta, ha affrontato il Dovi come un “nemico”, puntando – se non a fare palesemente da tappo – quanto meno a spendere tutto lo spendibile e anche di più per raggiungere per se stesso il massimo risultato possibile, costi quel che costi al compagno di squadra?
Perché il box della Rossa non ha riproposto la “Mappa 8” intimando allo spagnolo di cedere la posizione e favorire il Dovi? Le risposte non sono facili ma forse le si trova valutando lo stato della trattativa in corso fra la Casa di Borgo Panigale e i due suoi piloti ufficiali.
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A Jerez c’è stato un gran andirivieni e incontri riservati fra i vertici della Rossa (Claudio Domenicali, Paolo Ciabatti, Luigi Dall’Igna) e il manager di Dovizioso Simone Battistella. Meeting infruttuosi, con le parti inchiodate sulle rispettive posizioni, a cominciare dal compenso: 5 milioni messi sul piatto da Ducati come ultima offerta, 6 milioni chiesti dal pilota come ultima proposta. Così si dice. Oggi sulla Gazzetta dello Sport il direttore generale Ducati Gigi Dall’Igna afferma:
“Noi abbiamo fatto ad Andrea la miglior offerta possibile, la palla ora è nel suo campo. Credo sia stato fatto quello che Ducati Corse poteva in questo momento, per dimostrargli che vorremmo veramente che restasse. A questo punto sono più pessimista della gara passata. Ancora non penso a un piano B, ma non possiamo stare troppo tempo fermi. C’è un tempo in cui è ragionevole e giusto perseguire l’obiettivo, ma senza intestardirsi se non trovi la soluzione”.
Parole come pietre che inducono a pensare che – a meno di un immediato “Ok accetto” del Dovi – Ducati abbia già scelto, quanto meno sciogliendo il nodo di uno dei due contratti. Come? Forse c’è già l’accordo (di fatto o firmato poco cambia) con Jorge il quale potrebbe aver accettato il forte ridimensionamento del proprio cachet. Con il maiorchino confermato, alla Rossa sarebbero meno pressati. In tal caso o Andrea si ravvede e resta ben accetto dov’è oppure a Bologna potrebbero davvero dargli il benservito riaprendo le porte a Iannone o, al limite, promuovendo Petrucci da “ufficiale”. In tale ottica diventa Giorgio il punto fermo su cui fare ruotare il resto.
E il vice campione del mondo? A quel punto il problema non sarebbe più di Borgo Panigale. Se queste voci troveranno conferma dai fatti si capirebbe ancor meglio il perché il box della Rossa non abbia voluto interferire domenica a Jerez nel rovente braccio di ferro in pista fra Andrea e Jorge. Si vedrà.
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