MotoGP, ma Dani “Camomillo-Ercolino” resta in campo
Al Mugello, già Iannone e poi Lorenzo avevano annunciato fra borbottii il divorzio rispettivamente da Suzuki e da Ducati. Ora tocca a Pedrosa e alla Honda.
La MotoGP resta in ebollizione, non solo in pista, al suo terzo grande addio fra piloti di grido e grandi Case. Al Mugello, già Iannone e poi Lorenzo avevano annunciato fra borbottii il divorzio rispettivamente da Suzuki e da Ducati. Ora tocca a Pedrosa e alla Honda.
Anche in questo caso, pur in modo soft e con ben altra “signorilità”, è finita, infatti, come doveva finire, con l’addio fra Dani Pedrosa e Honda-Hrc. Così, dopo ben 18 anni, termina dopo questa stagione, di comune accordo e con reciproci ringraziamenti come si fa fra due parti “nobili” e di “spessore”, il sodalizio fra il “piccolo-grande” 33enne pilota gentleman, gran manico e ottimo collaudatore e il colosso del Sol Levante.
Stare adesso a disquisire se è il pilota spagnolo che lascia la Honda per “trovare nuove sfide” o è la Casa dell’Ala dorata a non rinnovargli il contratto perché oramai inadeguato nel “progetto Marquez” è più materia di gossip che di analisi tecnica. Dani è stato e resta un fior di campione, manico e stilista di rara efficacia e purezza, dal sorriso onesto sotto una scorza gentile, forse a disagio in una MotoGP travolta dallo show-business, abbagliata dai riflettori e dal gossip, avvampata da polemiche per lo più create per esigenze di marketing, cioè di bottega.
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Non è tempo di bilanci perché Pedrosa resta nella mischia. I numeri di Dani parlano da soli: oltre 200 GP disputati, tre volte iridato in 125 e 250, 153 podi (più di Doohan, Rainey, Lawson e alle spalle di Rossi), 54 gare vinte, 49 pole position, 64 giri veloci in gara, con l’amaro in bocca per non aver conquistato il titolo più ambito, quello della classe regina nella quale milita onorevolmente da 13 anni conquistando il titolo di vice campione del Mondo nel 2007, 2010, 2012.
E’ il pilota nella top ten di tutti i tempi per vittorie di classe davanti a gente dal calibro di Roberts, Spencer, Schwantz. Nel motociclismo nessun pilota è stato come Pedrosa legato ufficialmente a una sola Casa. Un solo esempio: Giacomo Agostini è stato il campione emblema da metà anni ‘60 della MV Agusta con le 350 e 500 pluricilindriche 4 tempi ma è stato vincente anche dopo con Yamaha nelle stesse cilindrate con le pluricilindriche due tempi.
Non fosse altro per questo, Dani, oltre ai grandi meriti come pilota e come persona, meriterebbe un titolo iridato “speciale” alla carriera per un matrimonio tanto lungo e così ricco di soddisfazioni e successi. Una eccezione, ben sapendo che in un ambiente complesso e difficile qual è quello del Motomondiale, i sodalizi fra pilota e Team o Casa sono spesso assai travagliati e quasi sempre di breve durata.
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Il fantino di Sabadell dal fisico sin troppo esiguo per le “bombe” MotoGP, ha collezionato incidenti – spesso per colpe altrui – e fratture che però mai lo hanno fiaccato nella volontà di riscossa. Anche quest’anno è rimasto vittima di una brutta caduta in Argentina causata da Zarco che però non gli ha impedito di partecipare subito dopo al GP delle Americhe ottenendo un ammirevole settimo posto.
Nuovo incidente al GP di Spagna nella frittata fra le due Ducati di Dovizioso e Lorenzo. In queste ultime stagioni, con un capitano ingombrante qual è Marc Marquez, Dani ha svolto egregiamente non la parte del gregario col muso lungo ma il ruolo di “supporter” nobile, un costruttore per il risultato di squadra, utile al più giovane e blasonato compagno d’avventura, dimostrando di non aver perduto l’antico smalto, con giri-sciabolate in prova e con gare di altissimo livello tecnico e agonistico.
Dany non mette il casco al chiodo. E resta in campo non da comprimario ma da protagonista. Chi sostituirà il Camomillo-Ercolino graffiante in Honda-Hrc compagno del “discolo-fenomeno” Marquez? Dove andrà Dany? Come già scritto su Motoblog nel post qui vicino, si vedrà. La MotoGP muove ancora bussolotti importanti. E questo fa bene al motociclismo e, si spera, ai più giovani. Intanto, più che doveroso, va il nostro “Grazie, Dani!”.
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